BERNABEI, Ercole
Nato a Caprarola (Viterbo) nel 1622 circa, si dedicò giovanissimo allo studio della musica. Trasferitosi a Roma, ebbe come maestro di composizione Orazio Benevoli, insigne compositore della scuola romana. In questo periodo il B. fu allievo anche di Antonio Pastorelli, cantore di S. Luigi de' Francesi. Probabilmente durante gli anni di permanenza a Roma ebbe frequenti contatti con la scuola di G. Carissimi, di cui facevano parte anche M. Cesti e A. Scarlatti, ed è possibile che, introdotto nelle case dei Chigi, degli Orsini e dei Barberini, abbia avuto modo di avviare la sua formazione teatrale assistendo alle rappresentazioni che venivano offerte nelle dimore principesche della Roma papale. Molto giovò alla preparazione musicale del B. l'audizione di oratori e di composizioni sacre che tanto frequentemente venivano eseguite all'oratorio del SS. Crocifisso in S. Marcello e alla chiesa di S. Maria in Vallicella; inoltre, proprio in questo periodo, ebbe modo di assistere agli spettacoli del Teatro Tor di Nona, che era stato inaugurato nel 1661 con l'opera Alessandro vincitor di se stesso di F. Cavalli. In questi anni frequentò anche la corte della regina Cristina di Svezia, dalla quale ebbe protezione e incoraggiamenti. La prima data sicura della sua attività artistica risale al 1° giugno 1653, giorno in cui venne assunto come organista nella cappella di S. Luigi de' Francesi, con lo stipendio mensile di quattro scudi. Tale carica dimostra di quale stima godesse negli ambienti musicali, poiché succedeva direttamente a Luigi Rossi, e suoi predecessori nell'incarico erano stati musicisti di grande fama, come i due Nanino, Giovanni Maria e Giovanni Bernardino, R. Giovannelli e il Benevoli. A S. Luigi rimase per dodici anni e cioè fino al. 1665; tuttavia già prima si era dedicato all'attività di compositore e aveva scritto alcune cantate che figurano in un libro manoscritto in possesso di casa Orsini, ora conservato al British Museum (H. Wessely-Kropik, p. 87).
Nella lista dei pagamenti di questi anni a S. Luigi de' Francesi (e precisamente 1653, 1658 e 1659) il B. è indicato anche con il nome di Ercole Pastorelli: ciò farebbe pensare che i suoi rapporti con il maestro fossero molto familiari e che, oltre all'insegnamento, avesse da lui anche protezione; secondo il De Rensis, invece, egli sarebbe stato parente di un Pastorelli che forse gli avrebbe impartito delle lezioni.
In questo periodo (1663) il B. fece parte anche della Congregazione di S. Cecilia come "guardiano" (specie di sovrintendente) della sezione degli organisti; più tardi, nel 1670, divenne "guardiano" della sezione dei maestri, succedendo nell'incarico ad Antonio Maria Abbatini. Il 4 luglio 1665 (e non nel 1662, come indicano erratamente il Baini, il Fétis e altri storici posteriori) il B. fu nominato maestro di cappella nella basilica di S. Giovanni in Laterano, importante posto che era stato occupato fino a circa un mese prima da Giuseppe Corsi, e che egli tenne fino al 5 marzo 1667, quando tornò nuovamente a S. Luigi de' Francesi in qualità di maestro di cappella, dopo aver vinto una gara "inter plures concurrentis" (sic), come si legge nel decreto di nomina datato 6 marzo 1667 (citato dal De Rensis).
Nel decreto il B. figura raccomandato dall'ambasciatore francese Charles Albert d'Ailly duca di Chaulnes e soprattutto dall'uscente maestro di cappella, l'Abbatini; viene considerato, inoltre, il fatto che per molti anni era stato organista della stessa chiesa. Il suo stipendio mensile era di 11 scudi, oltre a un regalo di 6 scudi a Natale e un altro di 10 scudi per la festa di s. Ludovico, in occasione della funzione che aveva luogo "con la massima pompa alla presenza di ambasciatori e cardinali" (Cametti, p. 1), e che sotto il magistero del B. fu celebrata con la partecipazione di quattro cori e numerosi cantori e strumentisti, che arrivarono al numero di quarantadue.
Durante questi anni è da supporre anche un probabile servizio del B. presso il principe Flavio Orsini, duca di Bracciano, cui dedicò il Concerto madrigalesco a tre voci diverse (Roma 1669, A. Belmonte), ricordando nella dedica i suoi "singolari favori e gratie ".
Documentata è, invece, la sua contemporanea attività in altre chiese romane: dal marzo 1665 egli appare, infatti, come organista del secondo coro all'oratorio del SS. Crocifisso in S. Marcello (con uno scudo di onorario); il 2 marzo 1668 figura anche come maestro di cappella per il secondo oratorio ivi eseguito, forse di sua composizione. Si può presumere, inoltre, che fosse anche l'organista della stessa arciconfraternita del SS. Crocifisso, poiché accompagnava talvolta i vespri solenni (1670 e 1671).
A S. Luigi il B. rimase fino al giugno giugno 1672: essendo morto infatti il 17 giugno di quell'anno il suo maestro O. Benevoli, venne chiamato tre giorni dopo a succedergli nel posto di maestro di cappella alla cappella Giulia in Vaticano, come si rileva dal decreto di nomina (Arch. Cap. S. Petri in Vat., Arm. XV, vol. 15, Decreti, f. 94 r., 1668-1681), dal quale si ha inoltre prova che egli godeva della stima e della protezione di Cristina di Svezia. Del nuovo posto prese possesso con lo stipendio di 15 scudi mensili. Sebbene occupasse una così alta carica in Vaticano, il B. continuò, tuttavia, la sua attività di organista del secondo coro nei consueti cinque oratori eseguiti, dal febbraio al marzo 1674, in S. Marcello, dove l'arciconfraternita del SS. Crocifisso, sotto la protezione del cardinale Flavio Chigi, aveva già nel 1673 iniziato i preparativi per il giubileo del 1675. Probabilmente fra il 1673 e il 1674 il B. dovette comporre l'oratorio per l'anno santo Regina Ester liberatrice del popolo Ebreo, che venne successivamente eseguito il 27 di febbr. 1675 nell'oratorio dell'arciconfratemita della Pietà della nazione fiorentina a S. Giovanni (dei Fiorentini). Questa arciconfraternita celebrò il giubileo facendo eseguire, dal 13 genn. al 16 apr. 1675, quattordici oratori musicati dai più rinomati maestri di allora: A. Masini, B. Pasquini, A. Melani, G. B. Di Pio e A. Stradella, oltre al Bernabei.
Ormai la fama del B. si era diffusa anche all'estero, tanto che appena due anni dopo la sua nomina nella cappella Gitilia in Vaticano, quando J. K. Kerll,lasciò il servizio alla corte di Monaco, egli venne scelto dall'elettore Ferdinando Maria di Baviera come suo successore nella carica di maestro di cappella. Partito l'8 maggio 1674, il B. giunse a Monaco, munito di una commendatizia del cardinale Carlo Barberini, e trovò nella capitale bavarese ottime accoglienze, anche perché la, musica italiana dominava nell'ambiente di corte (come, del resto, avveniva a Dresda e nelle altre corti tedesche e austriache), che fin dal 1568 aveva accolto opere e artisti italiani. In particolare, durante il principato di Ferdinando Maria e di sua moglie Adelaide di Savoia, era stato favorito il teatro d'opera italiano, iniziato con la rappresentazione, il 12 febbr. 1654, del primo vero dramma per musica, La Ninfa ritrosa, di anonimo. Era naturale che in tale ambiente il B. avesse la possibilità di manifestare liberamente il suo talento. Tuttavia il Kerll, come narra il Rudhart, invidioso del suo successore, cercò di metterlo nell'imbarazzo scrivendo per il concerto d'inaugurazione un duetto per due castrati così difficile da costringere i cantanti a stonare; ma il B. riuscì, con la sua grande abilità, ad evitare un ridicolo insuccesso.
Nel decreto di nomina, redatto poco dopo (30 giugno 1674) in lingua tedesca e italiana, è evidente, oltre la stima verso il B. presentato come un maestro "von gueten Qualitäten und grosser Perfection ", l'eco di questo tiro del Kerll e forse di altri incidenti simili, poiché in un brano del testo italiano si esortano tutti i musicisti a "prestargli obbedienza, senza che alcuno ardisca contrariarlo… ò di moteggiarlo, e molto meno oltraggiarlo in, ò fuora di Cappella, ò Camera; ne in fatti, ne in parole; e ciò sotto pena inevitabile della disgratia di S.E.A.; siccurissimi i disobbedienti di provarne senza remissione, ò riguardo gli effetti" (Kirchenmusikalisches Yarbuch, XVI [1891], p. 75).
Il 25 luglio 1674, circa un mese dopo la nomina, lo stipendio del B., che nel frattempo si era acquistato grande stima e simpatia presso la corte bavarese, fu fissato in 1180 fiorini e altri 243 "per il vino ". Con un decreto del 20 novembre gli venne successivamente anche conferito il titolo di consigliere di corte, e con un altro del 27 ott. 1677 ottenne altri 60 fiorini per lavori speciali prima eseguiti da un certo B. Giusani. Il B. non deluse i suoi protettori e fino alla morte vide aumentare la sua reputazione per le opere che, con incessante attività, andava producendo, e per il suo buon servizio. Morì a Monaco il 4 o il 5 dic. 1687, poiché fu sepolto il 6 dicembre nella chiesa di corte di S. Gaetano.
Il Baini, il Fétis e altri sostennero, erratamente, che il B. fosse morto nel 169o: nel 1688, infatti, gli successe nella carica alla corte bavarese il figlio Giuseppe Antonio e tale successione non sarebbe certo avvenuta se egli fosse stato ancora in vita (e di questo avviso era anche il Burney).
A testimonianza del suo ottimo insegnamento, si ricorda che fra i suoi allievi, oltre ai figli Giuseppe Antonio e Vincenzo, ebbe anche A. Steffani.
Della produzione del B. - che dovette essere cospicua - molte composizioni sono andate perdute, alcune sono d'incerta attribuzione, ma altre rimaste non sono "mai del tutto scomparse dal repertorio delle cappelle di Roma e di Monaco" (Encicl. della Musica Ricordi). Da queste poche composizioni, giunte fino a noi ancora inedite (ad. eccezione dei già citato Concerto madrigalesco del 1669, delle Sacrae modulationes. Opus Il, stampate postume a Monaco nel 1691 per i tipi di L. Straub a cura del figlio Giuseppe Antonio, e di una raccolta di Motetti a tre e quattro voci con e senza istrumenti, pubblicata ad Amsterdam nel 1720), è possibile avere un'idea abbastanza chiara delle capacità creative dei B., sia nel campo religioso sia in quello profano, e della stima riscossa durante tutta la sua vita. Degno allievo del Benevoli, il B. si distinse per la facilità nel trattare lo stile polifonico a più parti; egli non soltanto mantenne la grande tradizione della scuola romana su un piano di grande dignità, ma seppe evitare artifizi esagerati - come era nello stile del suo tempo - e infondere in essa la propria genialità influenzata dalle esigenze artistiche dei tempi nuovi, da lui intuite e preannunciate.
Il Fétis cita, come esempio della sua abilità polifonica, un Dixit a otto voci reali con istrumenti composto a Monaco nel 1678 e ritenuto un capolavoro del genere. Tuttavia la fama del B. resta legata al tentativo, in gran parte riuscito, di donare al canto una nuova forza espressiva, piegando il suono alle esigenze della parola (caratteristica in lui l'accurata scelta del testo, ad esempio, nelle cantate) e infondendo alla monodia un calore espressivo e una drammaticità che ricordano G. Carissimi e B. Marcello. Questo spirito di modernità, evidente nella sua musica ecclesiastica e in quella profana, dovette forse comparire anche nella produzione teatrale, sebbene inessa un frequente ricorso a espedienti spettacolari denotasse un legame ancora forte con la precedente tradizione operistica. Il B. ebbe, comunque, il merito di aver diffuso in Germania lo stile italiano, di aver recato nuovo contributo alla musica religiosa e, soprattutto, di aver formato musicisti d'indubbio valore.
Delle composizioni religiose manoscritte del B. il Baini citava salmi, offertori e messe che dovevano trovarsi a Roma nell'Archivio della cappella Giulia in Vaticano, dove in realtà oggi è conservato un solo motetto: Exaudiat (te) Dominus (segnatura: XV. 105, p. 27). Al B. tuttavia sono attribuite anche due messe adespote a 16 voci, La Febea e La Melliflua, ivi conservate (Bibl. Apostolica Vaticana, Capp. Giulia, XI. 79,nn. 3 e 4), caratteristiche per l'impiego della settima nella cadenza finale. Nel catalogo manoscritto della raccolta Santini a Roma erano registrate inoltre le seguenti quattro composizioni: Magnificat a 8 voci, Ave Regina, canone a 7 voci, Popule meus in due cori e ExaudiatteDominus a 3 voci; il Killing cita invece nella stessa raccolta (ora a Münster, Bibliothek im Bistumsarchiv), al posto dell'AveRegina edel Popule meus, i motetti Confitemini Domino a 3 soli e cori ed Ecce Sacerdos magnus a 2 voci (inserito nella raccolta a stampa di G. B. Caifabri e F. Cavallotti, Scelta de Motetti da cantarsi a due e tre voci…, Roma 1665, G. Fei). Delle varie composizioni sacre e profane, tutte elencate dall'Eitner e dal De Rensis, che si trovano nelle principali biblioteche italiane e straniere (Roma, Bologna, Modena, Berlino, Monaco, Dresda, Vienna, Londra, Cambridge, ecc.), si ricorda qui l'autografo di Due bassi d'organo cifrati, conservato alla Staatsbibliothek di Monaco (la più ricca di opere del B.); un Agnus Dei a 4 voci e l'antifona Ave Regina Coelorum a 7 voci, conservati a Roma presso la Bibl. Casanatense (segnatura: fondo Baini, Mus. 214 e ms. 2564), e XI Cantates pour soprano avec basse continue (poesia dei marchese Spada Veralli), conservate nella Bibliothèque du Conservatoire Royal de Bruxelles (segnatura: ms. n. 566), non citati dall'Eitner e dal De Rensis. Per quanto riguarda la produzione teatrale dei B., inoltre, sappiamo che essa si svolse tutta alla corte di Monaco. Le prime due opere, ambedue completamente perdute, furono rappresentate nel 1674; la prima, La conquista del Velo (sic) d'oro in Colco, su libretto di D. Gisberti, era probabilmente un torneamento a cavallo; la seconda, La fabbrica delle corone, sempre su libretto del Gisberti, presenta alcuni dubbi sull'attribuzione, essendo le notizie pervenuteci incerte e discordi. Dell'anno successivo è Iportenti dell'indole generosa, ovvero Enrico terzo imperatore, duca 33 (sic) di Baviera (libretto del Gisberti), purtroppo anch'essa perduta. Restano i libretti a Monaco e a Vienna delle ultime due opere, rappresentate a Monaco rispettivamente nel 1680 e 1486, Il litigio del Cielo e della Terra conciliato dalla pubblica felicità di Baviera (libretto di V. Terzago), "torneamento festivo" in occasione del matrimonio della principessa Marianna Cristina di Baviera con il principe ereditario di Francia, ed Erote e Anterote, "torneo celebrato dall'A.S.E. di Massim. Emanuele etc. alle Sue augustissime nozze con la Seren. Elettrice Maria Antonia ".
Fonti e Bibl.: Roma, Bibl. di S. Cecilia, Catalogo compendiato della Musica che si trova in Roma (in Partitura) presso l'Abbate Fortunato Santini: ms. (forse autografo) Acc. n. 1650, s.n. di ff. o cc.; G. Baini, Mem. storico-critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, II, Roma 1828, p. 59, n. 505; F. M. Rudhart, Geschichte der Oper am Hofe zu München, I, Die italienische Oper von 1654-1787, Freising 1865, pp. 35, 60 ss., 73, 78, 80, 191; Archivalische Excerpte über die herzoglich bayer. Hofkapelle aus dem Nachlasse des kgl. Custos Yul. Fos. Maier zusammengestellt von dem Redakteur des Jahrb., in Kirchenmusikalisches Jahrbuch,XVI (1891), pp. 74 s.; G. Gaspari,. Catal. della Bibl. dei Liceo musicale di Bologna, II, Bologna 1892. pp. 314 s., 352; III, ibid. 1893, pp. 47 s., 199; J. Killing, Kirchenmusikalische Schätze der Bibl. des Abbate Fortunato Santini, Düsseldorf s.a. (ma 1910), p. 478; A. Cantarini, L'opera ital. alla corte bavarese dal suo inizio alla morte di Adelaide di Savoia, in Riv. music. ital., XX(1913), 4. pp. 892 s.; A. Cametti, E. B. a San Luigi dei Francesi, in Musica, XI, n. 14, 30 luglio 1917, p. 1; R. Casimiri, E. B. maestro della Cappella musicale lateranense (5 luglio 1665-5 marzo1667), Roma 1920; R. De Rensis, E. B. Contributo alla storia musicale italiana del Seicento, Roma 1920; E. I. Luin, La sepoltura di celebri maestri ital. a Monaco, in Riv. music. ital., XXXVII(1930), 4, pp. 604 s.; R. Casimiri, Oratorii del Masini, B., Melani, Di Pio, Pasquini e Stradella, in Roma, nell'Anno Santo 1675, in Note d'Arch. per la storia musicale, XIII(1936), 5-6, pp. 158, 162; A. Liess, Materialen zur römischen Musikgesch. des Seicento, in Acta musicologica, XXIX(1957), 1, pp. 138 ss., 143-148, 150-153, 168; A. De Angelis, E. B. guardiano della Sezione dei Maestri di Santa Cecilia, in S. Cecilia, VI(1957), 2, pp. 7-10; Ch. Burney, Ageneral history of music. From the earliest ages to the present period (1789), New York 1957, p., 418; H. Wessely-Kropik, Lelio Colista…, Wien 1961, pp. 48, 52, 61-63, 80, 87, 89; E. Schmitz, Geschichte der Kantate und des geistlichen Konzerts, Hildesheim 1966, pp. 79, 92; Catal. dei maestri compositori dei prof. di musica e dei socii di onore della Congregaz. ed Acc. di S.Cecilia di Roma, Roma 1845, pp. 98, 100; J. A. Fuller-Maitland e A. H. Mann, Catalogue of the music in the Fitzwilliam Museum, Cambridge-London 1893, pp. 12, 17; A. Wotquenne, Catalogue de la Bibliothèque du Conservatoire Royal de Musique de Bruxelles, Bruxelles 1898, p. 88; The British Union-Catalogue of early music printed befire the year Moi, I, London 1957, p. 102; E. Vogel, Bibliothek der gedrückten weltlichen Vocalmusik Italiens aus den Jahren 1500-1700, I, Hildesheim 1962, p. 87; Roma. Bibl. Corsiniana e dell'Acc. dei Lincei. Catal. dei Fondi musicali Chiti e Corsiniano, a cura di A. Bertini, Milano 1964, p. 20; Lucca. Bibl. del Seminario. Catalogo delle musiche stamp. e manoscritte del Fondo antico,a cura di E. Maggini, Milano 1965, p. 103; F. J. Fétis, Biographie univ. des Musiciens, I, Paris 1860, pp. 366 s.; G. Grove's Dict. of Music and Musicians, I, London 1954, p. 675; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, I, coll. 1772-1775; R. Eitner, Quellen Lexikon der Musiker, I, Graz 1959, pp. 464 s.; Riemann-Musik Lexikon, I, Mainz 1959, p. 151; Enciclopedia dello Spettacolo, II, col. 145; Enciclopedia della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 248.