CONSALVI, Ercole
Cardinale e uomo di stato, nato a Roma il 7 giugno 1757 da famiglia di marchesi, morto ad Anzio il 24 gennaio 1824. Studiò nel collegio di Urbino e nel seminario diocesano di Frascati, senza prendere gli ordini sacri. Dotato di notevoli qualità personali, colto, bello ed energico, fece rapida carriera nella Curia. Cameriere segreto nel 1793, ebbe l'anno successivo qualche parte nelle trattative tra Roma e l'Inghilterra. Giudice del tribunale della segnatura e uditore di Rota, fu nel 1797 incaricato degli affari militari. Ma la fase decisiva della sua vita cominciò col conclave di Venezia, del quale fu il segretario. A lui si dovette l'elezione di Pio VII, che per riconoscenza lo creò cardinale diacono del titolo di Sant'Agata ai Monti, prima, e poi di S. Maria ad Martyres (11 agosto 1800) e segretario di stato. Da allora il C., salvo un breve periodo, diresse e dominò la politica papale. Compresa la necessità di non mettersi contro i tempi, tentò subito alcune temperate riforme nell'amministrazione, che eccitarono contro di lui gli allarmi e le opposizioni dei reazionarî. Dopo lunghe e drammatiche trattative, concluse col Primo Console il concordato del 15 luglio 1801, nel quale si cercò un modus vivendi tra i principî nuovi della Rivoluzione e la tradizione romana. Fin dal 1805 cadde in disgrazia dell'imperatore, e il 17 giugno 1806 dovette abbandonare la segreteria di stato. Fu il capo e l'animatore dei cosiddetti cardinali neri, che non vollero assistere nel 1810 alle nozze di Napoleone e di Maria Luisa. Mandato in esilio a Parigi, a Reims, a Mézières, il C. fu di nuovo accanto a Pio VII per indurlo a sconfessare il pericoloso concordato di Fontainebleau. Liberato nell'aprile del 1814, venne dal papa incaricato di trattare con le grandi potenze per la restituzione integrale degli stati romani. Accolto trionfalmente a Parigi e a Londra, fu a Vienna negoziatore abilissimo, riuscendo pienamente nel suo compito in mezzo a gravi difficoltà. Tornato alla segreteria di stato, retta fino allora dal Pacca, governò con fermezza il paese. È sua opera il motu proprio del 6 luglio 1816, con il quale mirò a un riordinamento generale dell'amministrazione dello stato pontificio, ispirandosi a idee di tolleranza e di conciliazione, cercando di adattare ai tempi il restaurato governo pontificio. Ricondusse l'ordine e la sicurezza in Roma e nelle provincie; accolse nella capitale i napoleonidi; attuò una politica indipendente nei riguardi dell'Austria.
L'opera dell'attivo e intelligente C. non era fatta per piacere agli elementi più conservatori, che trionfarono alla morte di Pio VII. Dal nuovo papa Leone XII fu posto in disparte (28 settembre 1823) e nominato prefetto di Propaganda. Ma ormai logoro e stanco poco sopravvisse al suo sovrano. Fu sepolto in San Marcello, accanto a suo fratello Andrea. Coltivò anche l'arte e le lettere: ascritto agli Arcadi col nome di Floridante Erminiano, compose versi, protesse artisti e letterati, iniziò grandi scavi archeologici, diede mano a opere di abbellimento. E anche questa sua minore attività non fu inutile a far superare al papato la dura crisi dell'età rivoluzionaria e napoleonica.
Bibl.: J. Crétineau-Joly, Mémoires du cardinal C., Parigi 1864; L. von Ranke, Cardinal C. und seine Staatsverwaltung in dem Pontificat Pius VII., Lipsia 1878; E. L. Fischer, Kardinal C. Lebens-und Charakterbild des grossen, Ministers Papst Pius' VII., Magonza 1899; C. van Duerm, Correspondance du cardinal H. C. avec le prince Clément de Metternich, Lovanio 1899; J. Rinieri, La diplomazia pontificia nel sec. XIX, Roma 1902-1904, IV; id., Corrispondenza inedita dei card. C. e Pacca nel tempo del Congresso di Vienna, Torino 1903; T. Nardella, E. C., Frascati 1901; Nel primo centenario della morte del card. E. C., Roma [1925].