DREI, Ercole
Figlio del capomastro muratore Lorenzo e di Antonia Zaccarini, nacque a Faenza (Ravenna) il 28 sett. 1886; iniziò lo studio del disegno e della scultura sotto la guida di A. Berti presso la scuola di arti e mestieri "T. Minardi" a Faenza accanto a D. Baccarini, F. Nonni, G. Ugonia, G. Guerrini, R. Gatti. Nel 1905, dopo aver conseguito il diploma, si iscrisse all'accademia di belle arti di Firenze, frequentando i corsi di scultura di A. Rivalta. Qui conobbe anche G. Fattori, di cui eseguì nel 1907 un busto (Livorno, Pinacoteca).
Nel 1912 partecipò per la prima volta alla Biennale di Venezia e l'anno seguente vinse il pensionato artistico nazionale di scultura presso l'accademia di belle arti di Roma; entrato ormai in pieno clima simbolista, partecipò nel 1914 e 1915 a due edizioni della Secessione romana (Quesada, 1987, p. 294). Dopo la guerra, con la riconferma del pensionato (1918), la sua attività riprese intensa, orientandosi presto verso la scultura monumentale: nel 1921 eseguì il monumento a Nazario Sauro a Ravenna e il gruppo L'insurrezione per il monumento a Vittorio Emanuele II a Roma. Del 1924 è il gruppo scultoreo di destra sul frontone del palazzo dei Beni stabili (già Banca naz. di credito) a piazza Colonna a Roma, raffigurante Illavoro e il risparmio (tuttora esistente, i bozzetti, in coll. priv., sono ripr. in E. D., 1986, p. 91, n. 58). Si ricordano inoltre alcuni monumenti ai caduti (a Bagni della Porretta, 1924, a Savignano di Romagna, 1924, a Fusignano, 1925, a Granarolo, 1926) e la Quadriga in bronzo e alluminio per il palazzo di Giustizia di Messina, progettato da M. Piacentini (1927).
A questa produzione, di taglio monumentale ed accademico, si affiancano sculture e ritratti di carattere più intimo, destinati all'intensa attività espositiva nell'ambito delle Biennali di Venezia e Roma, delle mostre romane degli Amatori e cultori e delle rassegne di arte italiana all'estero (Buenos Aires, 1923, Barcellona, 1929). Non va dimenticata, soprattutto nell'ambito della produzione giovanile, la realizzazione di ricercati oggetti di artigianato, forse le sue cose più notevoli, ad esempio le numerose coppe in bronzo e in ceramica eseguite attorno agli anni Venti-Trenta (E. D., 1986, tavv. 17 s., figg. 191, 195 s.).
L'attività pittorica, considerata dal D. soprattutto come esperienza privata, ebbe inizio attorno al 1915 nel clima artistico romano. Nel giugno 1923 espose alla galleria d'arte Bragaglia a Roma e nel 1926 alla prima mostra d'arte del Novecento italiano, a Milano. Nel 1927 gli venne assegnata la cattedra di scultura all'accademia di belle arti di Bologna, che terrà per i trent'anni successivi, ricoprendo, dal 1952 al 1957, l'incarico di direttore.
La prima personale venne presentata presso l'Associazione artistica di Roma nel 1930, inaugurando un lungo periodo di successi, dalla nomina a membro dell'Accademia Clementina di Bologna (1934) al premio ottenuto alla III Quadriennale romana (1939).
In un appunto dattiloscritto conservato tra le carte dell'artista si legge: "L'arte in Italia durante il regime ventennale trovò modo di manifestarsi con una fisionomia sociale, mettendosi agli ordini dei governanti per illustrare attraverso una narrativa pittorica e plastica i fasti di un'epoca. L'arte evase dalla così detta pittura da cavalletto, e ritornò a prendere dimora sui muri come ai bei tempi antichi ..." (E. D., 1986, p. 40).
A questo periodo risale la produzione più nota del D.: del 1932 sono due gruppi per il sepolcro ai caduti fascisti alla certosa di Bologna e la grande statua di Ercole allo stadio dei Marmi di Roma. Sempre a Roma il D. eseguì il monumento ad Alfredo Oriani al Colle Oppio (1935), alcuni bassorilievi per il ponte Duca d'Aosta (inaugurato nel 1939) e la stele Illavoro dei campi per l'E42 (1940-42, ma posta in opera solo nel 1962, Roma, viale del Turismo).
Nel 1940 venne nominato accademico di S. Luca. Nel 1941 tenne a Roma alla galleria delle Terme una vasta personale, presentata in catalogo da V. Mariani e comprendente undici sculture e ventiquattro dipinti.
Dopo la guerra l'attività proseguì intensa. Data la sua sperimentata professionalità venne nominato nel 1947 coMPOnente del Consiglio superiore delle antichità e belle arti (rimanendo in carica fino al 1951). Dal 1954 al '67 fu direttore dell'Accademia Clementina di Bologna.
Le mostre più notevoli si tennero a Bologna al Circolo artistico nel 1950, alla galleria S. Marco di Roma nel 1959, all'Accademia di S. Luca nel 1967 e nel 1971 alla galleria Pinacoteca di Roma.
Morì a Roma il 1° ott. 1973.
Il suo lavoro, improntato a una rigorosa scelta figurativa ed accademica, non concesse nulla ai nuovi orientamenti artistici: "superato il dramma della guerra - scriveva sempre il D. - siamo ritornati a dare la caccia ai miti dei senza casa, sempre in ansiosa ricerca di un mondo nuovo, non mai stanchi, senza riposo.... l'artista è rimasto solo con un mondo nebuloso, con un linguaggio incomprensibile, e per capire qualche cosa delle sue opere ci vuole un interprete, e gli interpreti sono spesso più astratti e più confusi degli artisti ..." (Roma, Archivio della scuola romana, dattil., ca. 1970).
Opere del D. sono conservate presso la Galleria nazionale d'arte moderna e la Galleria comunale d'arte moderna di Roma, la Biblioteca comunale di Siena (il ritratto di Federico Tozzi, in bronzo, del 1914), la Civica Galleria d'arte moderna di Bologna (vedi soprattutto la Cassandra, un marmo presentato al Concorso Baruzzi nel 1910 insieme con un studio per il ritratto di Giovanni Guerrini), la Pinacoteca comunale di Ravenna, la Pinacoteca civica di Faenza, la Civica Galleria d'arte moderna di Forlì; a Roma, nella collez. dell'Accademia naz. S. Luca, si trovano un suo Autoritratto e un busto che lo ritrae di F. Coccia.
Fonti e Bibl.: Per una ampia bibl. cfr. catal. 1986; cfr. anche F. Sapori, D. Baccarini e il suo cenacolo, Faenza 1928, pp. 55-62; C. Pavolini, E. D., in Il Tevere, 7 giugno 1930; M. Biancale, E. D., in Il Popolo di Roma, 31 maggio 1930; P. Scarpa, E. D., in IlMessaggero, 4 giugno 1930; G. Lipparini, E. D. scultore, Bologna 1937; V. Mariani, in Mostra d'arte alle Terme (catal.), Roma 1941; Arte moderna in Italia 1915-35 (catal.), Firenze 1967, pp. XXXVI, 202; M. Pasquali, in A. Rubbiani ... (catal.), Bologna 1981, pp. 484 s.; M. De Micheli, La scultura del '900, Torino 1981, ad Indicem; F. Benzi, in Gliartisti di villa Strohl-Fern tra Simbolismo e Novecento, Roma 1983, pp. 52-56; E. D. scultore ... (catal.), a cura di F. Bertoni, Bologna 1986; M. Quesada, in Roma 1934 (catal.), Modena 1986, pp. 172 s.; Id., in Secessione romana 1913-1916 (catal.), Roma 1987, p. 294; H. Vollmer, Künstlerlex. des Zwanzigsten Jahrhundert, I, p. 592; Diz. Bolaffi degli scultori ital. moderni, Torino 1972, p. 133.