FERRARIS, Ercole
Nacque a Valenza Po (prov. di Alessandria), il 15 ag. 1875 da Gerardo e da Emilia Cavallaro (o Cavallero). Le condizioni della famiglia - si trattava di contadini molto poveri non consentirono al F. di frequentare la scuola oltre la seconda classe elementare e lo costrinsero, ancora molto giovane, ad avviarsi al lavoro. In modo altrettanto precoce si manifestò l'interesse del F. per la politica. Attratto dalle idee socialiste, aveva solo diciassette anni allorché nel 1892 prese parte a Genova alla fondazione del Partito socialista italiano (PSI). Nel medesimo anno costituì a Valenza la prima lega contadina e divenne quindi segretario della locale Camera del lavoro. Trasferitosi ad Alessandria, dove lavorò come operaio presso l'officina del gas, il F. diede un contributo decisivo alla costituzione dell'organizzazione sindacale dei gasisti, svolse attiva propaganda soprattutto tra i cappellai e i meccanici e divenne quindi membro della commissione esecutiva della Camera del lavoro di Alessandria.
Collaboratore del giornale socialista di Alessandria L'Idea nuova e dell'organo dei socialisti di Valenza La Scure, il F. venne eletto nel 1912 consigliere comunale di Alessandria e nel 1918 anche consigliere provinciale. Allo scoppio della guerra mondiale fu tra i principali animatori delle manifestazioni contro l'intervento dell'Italia e per questo venne ritenuto responsabile di "attività antinazionale" e condannato a due anni e due mesi di carcere. Trascorse il periodo di detenzione nella fortezza militare di Colle di Tenda. Rientrato ad Alessandria riprese la sua attività politica e sindacale, impegnandosi per la costituzione delle leghe di resistenza. Questo suo attivismo allannò le autorità, così che il 5 marzo 1918 per motivi di ordine pubblico venne revocato al F. l'esonero dal servizio militare ed egli fu subito arruolato presso il battaglione della milizia territoriale di Cuneo.
Nel dopoguerra, allorché si sviluppò il vivace confronto interno al partito socialista, il F. si schierò con la tendenza massimalista astensionista capeggiata da A. Bordiga; al congresso del PSI di Alessandria presentò una mozione che esprimeva quelle posizioni, ma ottenne soltanto 191 voti su 2.720. Anche dopo che al congresso nazionale del PSI, tenutosi il mese successivo a Bologna, le posizioni bordighiane furono sconfitte. il F. continuò a battersi per una linea astensionista che privilegiava la preparazione rivoluzionaria del proletariato. A questo proposito denunciava i limiti e i ritardi del PSI e della Confederazione generale dei lavoro (CGdL).
In un articolo del 28 febbr. 1920 il F. contestava il modo di essere dell'organizzazione sindacale tradizionale: "La stragrande maggioranza degli operai non vive la vita dell'organizzazione. Si paga la lega quasi nello stesso modo col quale si pagano le imposte, le casse di assicurazione, ecc. Si dà tanto per ottenere tanto. Molti poi si organizzano per non essere malvisti o derisi dai compagni di lavoro.... Si prendono nell'organizzazione delle deliberazioni di carattere importantissimo e vitale senza che gli operai siano stati consultati e senza che essi neppure comprendano l'importanza degli impegni presi. Si vive un po' nell'ambito delle nostre organizzazioni come si vive nello Stato: sulla fiducia cioè nella capacità e nell'onestà dei dirigenti" (Leorganizzazioni e i Consigli di fabbrica, in L'Idea nuova, 28 febbr. 1920).
Aderente al movimento dell'Ordine nuovo, il F. fu protagonista dell'occupazione delle fabbriche ad Alessandria. In linea con gli orientamenti degli ordinovisti, avrebbe voluto l'estensione della lotta e quando, nel settembre 1920, G. Giolitti fece approvare l'accordo tra le parti in conflitto, gli operai delle fabbriche alessandrine, in cui attiva era stata la propaganda del F., respinsero a maggioranza l'intesa e si pronunciarono per il passaggio dall'occupazione alla rivoluzione. Appoggiandosi appunto a questi operai il F. fu tra i promotori, nell'ottobre dello stesso anno, della frazione comunista. Grazie anche alla sua opera e al prestigio di cui godeva tra le masse lavoratrici, circa la metà degli iscritti al PSI di Alessandria aderì alla frazione comunista, per la quale il F. fu delegato al congresso di Livorno del gennaio 1921.
Dopo la scissione e la nascita del Partito comunista d'Italia (PCd'I) - la cui sezione di Alessandria venne costituita il 1º febbraio - il F. fu protagonista dei duri scontri che opposero gli aderenti al nuovo partito a coloro che erano rimasti nel PSI. Il 18 febbr. 1921 l'assemblea delle leghe di Alessandria assegnò ai comunisti la maggioranza dei delegati al quinto congresso nazionale della CGdL.
I consiglieri comunali socialisti, che amministravano il Comune di Alessandria, reagirono mmacciando di dimettersi in blocco se, attraverso un referendum, non fosse stata confermata la loro prevalenza in seno al sindacato. Il che avvenne tra le proteste dei comunisti, di cui il F. si rese interprete con l'articolo Come hanno vinto i socialdemocratici al congresso della Camera del lavoro, apparso su L'Idea comunista del 4 giugno 1921.
Nello stesso mese il F. - che aveva fondato anche la sezione comunista a Valenza - venne nominato segretario provinciale del partito comunista, mentre all'interno della Camera dei lavoro era oggetto di una dura contestazione da parte dei socialisti. Questi tentarono anche di espellerlo dall'organismo camerale con l'accusa di aver sabotato l'organizzazione degli Arditi del popolo. Malgrado ciò l'opera del F. si rivelò preziosa nel mantenere viva la conibattività delle masse operaie quando il fascismo rivolse contro di loro la sua violenza. Il F. divenne allora uno dei bersagli privilegiati delle imprese squadristiche: il 1º maggio 1922 subì una aggressione e il 5 agosto venne costretto a dimettersi dal Consiglio comunale. Il F. si adoperò per la costituzione di un fronte unico sindacale e, anche per questo, ad Alessandria si svolse con successo uno sciopero generale antifascista (18-20 luglio) e riuscì lo sciopero "legalitario" (1-3 agosto).
Il 4 febbr. 1923 il F. venne arrestato per sospetta compligità con A. Bordiga nel delitto di attentato alla sicurezza dello Stato (in questa circostanza la polizia scoprì che aveva assunto il nome convenzionale di Danton), ma fu poi assolto dopo aver trascorso circa sette mesi di carcere. Nello stesso anno venne lanciata una bomba contro la sua abitazione.
Intanto lo scontro, all'interno del partito comunista, tra le tesi di Bordiga e quelle di A. Gramsei vedeva il F. schierato sempre a fianco del primo. Fu cosi anche dopo il terzo congresso del partito, tenutosi a Lione dal 20 al 26 genn. 1926, allorché le tesi di Granisci prevalsero definitivamente con oltre il go per cento dei voti. La fedeltà a Bordiga costò al F. pnma la sospensione per sei mesi dagli organi dirigenti dei PCd'I di Alessandria e poi un'inchiesta a suo carico con l'accusa di frazionismo di sinistra.
Il 26 nov. 1926, accusato di attività comunista insieme col cappellaio S. Ongarelli il F. venne condannato al confino per un periodo di cinque anni. Il 5 dicembre venne inviato a scontare la pena alle isole Tremiti, da dove fu trasferito prima a Ustica e quindi, il 20 ag. 1928, a Lipari. La commissione d'appello aveva intanto deliberato, il 19 genn. 1927 , la riduzione della pena a due anni. Il 24 nov. 1928 il F. poté così riacquistare la libertà.
Rientrato ad Alessandria, dove la famiglia viveva in precarie condizioni economiche, fu per diverso tempo disoccupato, fino a che non venne assunto come operaio avventizio presso l'acquedotto municipale. Le autorità di polizia, che continuavano a sottoporlo a stretta vigilanza, lo segnalavano tra il 1932 e il 1942 sempre fedele ai suoi principi socialisti, ma ormai estraneo all'attività politica.
Dopo la caduta del fascismo il F. prese parte alla guerra di liberazione come membro del Comitato di liberazione nazionale di Alessandria. Si dedicò quindi alla ricostituzione della locale Camera del lavoro, di cui divenne segretario. Passò successivamente a dirigere la Confederterra provinciale. Nel 1949 venne infine chiamato a far parte della segreteria nazionale della Federazione italiana pensionati, di cui restò membro fino al 1961.
Il F. morì ad Alessandria il 27 ag. 1969.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 2027, fasc. 13626; Ibid., Ufficio Confino politico, Fascicoli personali, b. 406; necrol., in Il Pensionato, XIX (1969), settembre; P. Togliatti, Opere, a cura di E. Ragionieri, I, Roma 1967, ad Indicem;C. Gilardenghi, Note di storia del Pci in provincia di Alessandria, in Quaderno di Nuove Prospettive, Alessandria 1972, pp. 33-39; F. Livorsi, Il socialismo in Piemonte dalla grande guerra all'occupazione delle fabbriche, in Storia del movimento operaio, del socialismo e delle lotte sociali in Piemonte, diretta a A. Agosti-G. M. Bravo, II, Bari 1981, ad Indicem;A. Dal Pont-S. Carolini, L'Italia al confino 1926-1943, I, Milano 1983, p. 13; R. Botta, Alle origini dell'organizzazione operaia in Alessandria: dal mutualismo alla Camera del lavoro, in Quaderno degli Istituti per la storia della Resistenza in provincia di Alessandria e Asti, VII (1985), 15, pp. 49-80; Ente per la storia dei socialismo e del movimento operaio italiano, Bibliografia del socialismo e del movimento operaio italiano, I, Periodici, I-II, Roma-Torino 1956, ad Indicem; Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza, II, Milano 1971, ad vocem; Diz. biogr. del movimento operaio italiano, acura di F. Andreucci-T. Detti, II, Roma 1976, ad vocem.