GIACOMINI, Ercole
Penultimo dei cinque figli di Oreste e Anna Serbini, nacque il 19 maggio 1864 a Foligno. Rimasto orfano di padre a soli 14 anni, affrontò sacrifici e rinunce a causa delle modeste condizioni economiche della famiglia, ma riuscì a conseguire la maturità classica nel liceo di Spoleto nel 1885. Si iscrisse poi alla facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Perugia, ove per tre anni frequentò il gabinetto di zoologia e anatomia comparata diretto da A. Batelli: incoraggiato e stimolato dal maestro, il G. cominciò ad approfondire quegli studi ai quali si sarebbe poi dedicato per tutta la vita e a sviluppare la sua non comune perizia nella dissezione anatomica, grazie alla quale poté approntare numerosi preparati che contribuirono ad arricchire il museo di zoologia dell'Università di Perugia. Iscrittosi nel 1888 al corso di studi superiore di Firenze, ove ebbe modo di collaborare con l'anatomista A. Tanfani, l'anno successivo si trasferì all'Università di Siena, attratto dalla fama di G. Chiarugi, uno dei più insigni rappresentanti della scuola anatomica italiana, che vi era stato chiamato a reggere la cattedra di anatomia umana normale: in questa sede svolse le funzioni di prosettore straordinario dell'istituto di anatomia nell'anno accademico 1889-90, conseguendo la laurea il 28 giugno 1890.
Nell'Università di Siena ebbe inizio la carriera accademica del G.: nominato prosettore ordinario nell'ottobre 1890 e settore nel successivo febbraio presso l'istituto di anatomia umana normale, alla cui direzione era stato intanto nominato S. Bianchi (in sostituzione del Chiarugi, chiamato a Firenze), conservò tale incarico fino al 1898, salvo un semestre nel 1894, quando frequentò la stazione zoologica di Napoli. Conseguita la libera docenza in anatomia umana normale presso l'Università di Pisa nel 1896, fu incaricato dell'insegnamento di zoologia, anatomia e fisiologia comparate nell'Università di Siena (per gli anni accademici 1896-97 e 1898-99) e in quella di Perugia (dal 1899 al 1903); in quest'ultima sede insegnò anche entomologia presso l'istituto sperimentale di agraria. Nel febbraio 1903, vinto il relativo concorso, fu nominato professore straordinario di anatomia comparata all'Università di Bologna, ove, confermato dopo il triennio, divenne poi ordinario e, dal 1925, fu anche incaricato dell'insegnamento della biologia generale. Fu collocato a riposo per limiti di età il 31 ott. 1935.
Durante la prima guerra mondiale aveva prestato servizio come volontario nell'ospedale militare Gozzadini di Bologna, guadagnandosi, per la sua abnegazione, la stima di tutto il personale subalterno.
Rigore di metodo e originalità dei temi caratterizzarono la produzione scientifica del G., consistente in circa 150 pubblicazioni, che spaziano dall'embriologia all'istologia e all'anatomia microscopica, dalla morfologia comparata e sperimentale alla fisio-morfologia, all'endocrinologia.
La sua operosità iniziò nel 1888 con le ricerche anatomo-embriologiche sulle ghiandole salivari degli uccelli, che illustrò in collaborazione con il suo maestro A. Batelli (Sulle ghiandole salivari degli Uccelli, in Monitore zoologico italiano, I [1890], pp. 158-163, 176-188, 195-212) fornendo sull'argomento importanti dati embriologici, in particolare sulla questione delle omologie speciali ed equivalenze morfologiche con le ghiandole salivari dei rettili e dei mammiferi.
A Siena tra il 1891 e il 1893 affrontò, con una serie di contributi sugli annessi fetali dei rettili e degli uccelli, lo studio di fondamentali problemi in embriologia, descrivendo le condizioni della gestazione di alcuni rettili e la genesi e la morfologia degli annessi negli uccelli e nei mammiferi. Il G. dimostrò come in alcune specie definibili come ovovivipare (Angius, Vipera, Coronella) si forma un guscio fibroso e non si stabiliscono connessioni particolari tra uovo e matrice, mentre in altre, veramente vivipare, si forma, mediante connessioni fra uovo e matrice, un organo placentare: una placenta vitellina in Gongylius, Trachydosaurus e Cyclodus, con una parte fetale (onfalon corion) o assorbente e una parte materna (epitelio della camera incubatrice) secernente; una vera e propria placenta allantoidea, invece, oltre alla vitellina in SepsChalcides, un sauro brevilingue (Materiali per la storia dello sviluppo del Seps Chalcides, ibid., II [1891], pp. 179-192, 198-211; Sullo sviluppo del Seps Chalcides, in Atti della R. Accademia dei Fisiocritici in Siena, s. 4, IV [1892], pp. 59-62; Contributo alla miglior conoscenza degli annessi fetali nei Rettili, in Monitore zoologico italiano, III [1892], pp. 126-128; Nuovo contributo alla migliore conoscenza degli annessi fetali nei Rettili. Recezione del saccovitellino e dell'allontoide nella cavità addominale, ibid., IV [1893], pp. 124-136; Sul meccanismo di recezione del sacco vitellino nella cavità addominale degli Uccelliparagonato a quello dei Rettili, ibid., pp. 146-156; Sulla maniera di gestazione esugli annessi embrionali del Gongylus ocellatus, in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di scienze fisiche, s. 6, III [1906], pp. 401-440).
Fondamentale, poi, fu il lavoro sulla anatomia microscopica dell'ovidutto dei Sauropsidi specialmente per la dimostrazione dei processi secretivi del suo epitelio di rivestimento e per le relazioni intercorrenti fra tali processi e i diversi involucri dei quali si provvede l'uovo nei vari settori dell'ovidutto stesso (Sull'ovidutto dei Sauropsidi: ricerche istologiche, in Monitorezoologico italiano, IV [1893], pp. 206-265). Estese, successivamente, queste indagini ai Selacei e ai mammiferi, illustrando, tra l'altro, il sacco vitellino degli embrioni di maiale (Sulla regressione delsacco vitellino in Sus scrofa, ibid., VII [1896], pp. 135-146), l'ovidutto dei rettili e degli uccelli, in particolare della gallina. Descrisse la costituzione delle cellule ghiandolari, il meccanismo di secrezione, il modo con il quale il secreto giunge dalla parte mucosa nel lume dell'ovidutto stesso, la struttura dell'epitelio di rivestimento, la struttura dell'ovaio e le funzioni dell'epitelio follicolare, nonché quelle dei corpi lutei (Contributo all'istologia dell'ovario dei Selaci, in Ricerche fatte nel laboratorio di anatomia normale della R. Univ. di Romaed in altri laboratoribiologici, V [1896], pp. 221-224; Sui corpi lutei veri degli Anfibi con breve appendice sui corpilutei veri degli Uccelli (Gallus domesticus), in Monitore zoologico italiano, VII [1897], pp. 214-230, 249-266). Parecchi anni più tardi il G. riprese tali ricerche, focalizzando la sua attenzione sulle condizioni anatomo-vascolari degli annessi embrionali negli uccelli (Le condizioni anatomiche vascolari degli annessi embrionali degli Uccelli e lorosignificato funzionale, in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di sc. fisiche, s. 8, VII [1929-30], pp. 103-116).
A partire dal 1896 il G. aveva intrapreso un altro filone di ricerca avviando indagini istologiche sul tubo digerente, sul fegato, sul pancreas dei rettili, sulle ghiandole salivari dei Petromizonti, sulla fine struttura delle branchie di questi Ciclostomi, sulle ghiandole dorsali dei coccodrilli, sui corpi ultimo-branchiali dei Teleostei e dei Ganoidi (Sul pancreas dei Petromizonti, in Verhandlungen der Anatomischen Gesellschaft…, XIV Versammlung, Pavia 1900; Sulle così dette ghiandolesalivari dei Petromizonti, in Monitore zoologico italiano, XI [1900], Suppl., pp. 7 s.; Sullastruttura delle branche dei Petromizonti, ibid., pp. 9 s.; Sulle glandole cutanee dorsali (organi dorsali di Voeltzkow) dei Coccodrilli, ibid., XIV [1903], Suppl., pp. 342-345; I corpi ultimo-branchiali dei Ganoidi, in Rendiconti delle sessioni della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di sc. fisiche, n.s., XL [1935-36], pp. 69-82; I corpi ultimobranchiali dei Teleostei, ibid., XLI [1936-37], pp. 16-23 e in Boll. della Società italiana di biologia sperimentale, XI [1936], pp. 1012-1014).
Sempre nel periodo senese il G. studiò i fusi neuromuscolari dei Sauropsidi e il modo di espandersi delle fibre nervose nei setti intermuscolari e nelle estremità delle fibre muscolari dei miomeri nella muscolatura laterale del tronco e della coda dei pesci e degli anfibi, nei tendini e nelle estremità delle fibre muscolari degli arti degli Urodeli (Sulla maniera onde i nervi si terminano nei miocommi e nell'estremità delle fibre muscolari dei miomeri negli Anfibi Urodeli, in Monitore zoologico italiano, IX [1898], pp. 92-95; Sulla maniera onde i nervi si terminano nei tendini e nelle estremità delle fibre muscolari degli arti negli Anfibi Urodeli, ibid., pp. 105-110).
Il campo, però, nel quale eccelse l'attività del G. è quello dell'endocrinologia comparata. I suoi studi in questo settore ebbero inizio nel 1897, con le indagini sulle capsule surrenali degli anfibi, che gli consentirono di chiarire la natura ghiandolare endocrina delle due parti componenti l'organo (corticale e midollare, quest'ultima con carattere di cromaffinità) e di precisarne la morfologia delle cellule e i rapporti con il simpatico (Sopra la fine struttura delle capsule surrenali degli Anfibi e sopra i nidi cellulari del simpatico di questi vertebrati, Siena 1902). Successivamente il G. illustrò ampiamente tali problematiche nei vari gruppi di vertebrati inferiori: scoprì, così, le surrenali nei Petromizonti (Sulle capsule renali dei Petromizonti, in Monitore zoologico italiano, XIII [1902], pp. 143-162) e approfondì le conoscenze morfologiche di quelle dei Ganoidi (Contributo alla conoscenza del sistema delle capsule surrenali dei Ganoidi e particolarmente sulla esistenza della loro sostanza midollare, ibid., XIV [1904], pp. 19-32) e dei Teleostei (Contributo alla conoscenza delle capsule surrenali dei Teleostei, in Rendiconto delle sessioni della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di sc. fisiche, n.s., IX [1904-05], pp. 183-189).
Riuscì, con una serie di studi che coprono un arco di circa trent'anni, a mettere ordine e a chiarire in maniera definitiva una complessa questione sulla omologia dei corpuscoli di Stannius, l'interrenale e le surrenali dei diversi vertebrati: il G. interpretò infatti come vero e proprio "interrenale" dei teleostei, omologo all'interrenale dei Selaci e alla sostanza corticale delle ghiandole surrenali dei mammiferi, soltanto l'"interrenale anteriore", dimostrando che i corpuscoli di Stannius, "l'interrenale posteriore", sono invece organi speciali propri dei Teleostei e degli Euganoidi, che nulla hanno a che vedere con l'interrenale vera e propria (Brevi osservazioni intorno alla minuta struttura del corpo interrenale e dei corpi soprarenali dei Selaci, in Atti della Acc. dei Fisiocritici in Siena, s. 4, X [1898] pp. 835-843; Sull'esistenza della sostanza midollare nelle capsule surrenali dei Teleostei, in Monitore zoologico italiano, XIII [1902], pp. 183-189; Contributo alla conoscenza delle capsule surrenali dei Ciclostomi. Sulle capsule renali deiMissinoidi, in Rendiconto delle sessioni della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di sc. fisiche, n.s., VIII [1903-04], pp. 135-140; Sulla disposizione del sistema interrenale e del sistema feocromo nelle Anguille adulte, nelle Cieche e nei Leptocefali, in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di sc. fisiche, s. 6, V [1908], pp. 407-441; Il sistema interrenale e il sistema cromaffine - sistema feocromo - inaltre specie di Murenoidi, ibid., V [1909], pp. 175-216 e VII [1911], pp. 373-410; Il sistema interrenale e il sistema cromoffine-sistema feocromo- in alcune specie di Teleostei con rene cefalico (pronephros) persistente: caratteri differenziali fra interrenale anteriore e corpuscoli di Stannius. Cenno sullo sviluppo di questi organi nei Salmonidi, in Rendiconti delle sessioni della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di sc. fisiche, n.s., XIV [1909-10], pp. 86-103; Il sistema interrenale e il sistema cromaffine (sistema feocromo) dei Lofobranchi, ibid., XV [1910-11], pp. 108 s.; Il sistema interrenale e il sistema cromaffine (sistema feocromo) dei Ciprinidi, ibid., pp. 109 s.; Anatomia microscopica e sviluppo del sistema interrenale e del sistema cromaffine (sistema feocromo) dei Salmonidi, in Memorie della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di sc. fisiche, s. 6, VIII [1911], pp. 367-387 e IX [1912], pp. 381-437; Sull'anatomia microscopica e sullo sviluppo delle capsule surrenali dei Lofobranchi, in Arch. italiano di anatomia e di embriologia, XVIII [1922], Suppl., pp. 548-564; Sullo sviluppo del sistema interrenale dei Ganoidi, in Boll. della Società italiana di biologia sperimentale, IV [1929], pp. 833 s.; Sull'anatomia microscopica e sullo sviluppo dei corpuscoli di Stannius dei Ganoidi, in Rendiconti delle sessioni della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di sc. fisiche, n.s., XXXV [1930-31], pp. 99-103 e in Boll. della Soc. ital. di biologia sperimentale, VI [1931], pp. 726-728; Il sistema interrenale e i corpuscoli di Stannius dei Ganoidi, ibid., VIII [1933], pp. 633-640; Ulteriori osservazioni anatomo-microscopiche e organogenetiche sul sistema interrenale e suicorpuscoli di Stannius dei Teleostei e dei Ganoidi, in Rendiconti delle sessioni della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di sc. fisiche, XXXVIII [1933-34], pp. 127-140).
Nel 1906, studiando i corpi surrenalici dei Dipnoi, vi scoprì il sistema nervoso simpatico che altri autori avevano, invano, ricercato e ritenuto inesistente (Sulle capsule surrenaliche e sul simpatico dei Dipnoi. Ricerche in Protopterus annectens, in Atti della R. Acc. dei Lincei. Rendiconti, classe di sc. fisiche, matem. e naturali, s. 5, XV [1906], 1, pp. 394-398).
Occupandosi, poi, della maturità sessuale delle anguille, nel 1907-08 dimostrò che i maschi vivono anche lontano dal mare e che l'organo globulare di Syrski di tali animali è veramente un testicolo (Sulla monogenesi delle Anguille: intorno all'epoca del differenziamento sessuale di questi Muroidi, in Rivista mensile di pesca fluviale, lacustre, marina, XXIII [1908]).
Dal 1912 al 1925 il G. intraprese una nuova serie di studi sperimentali sull'influenza della tiroide sullo sviluppo dei pesci, sull'azione di tale ghiandola e dei tessuti e organi iodati e del tuorlo d'uovo iodato sulle larve di anfibi, Anuri e axolotl. Dimostrò, così, che la somministrazione di organi e sostanze iodate esercita un'influenza del tutto simile a quella della tiroide nell'accelerare la metamorfosi di questi animali (Presentazione di girini di Rana temporaria e di avannotti di Salmo fario nutriti con tiroide di bue, in Rendiconti delle sessioni della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di sc. fisiche, n.s., XVIII [1913-14], pp. 116-121 e in Bull. delle scienze mediche, s. 9, LXXXV [1914], vol. II, pp. 388-390; Ulteriori esperimenti di nutrizione di girini di Rana esculenta con tiroide della stessa specie, in Rendiconti delle sessioni della R. Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di sc. fisiche, n.s., XIX [1914-15], p. 130; Giovanissimi girini di Rana metamorfosati per l'azione della jodotirinaBaumann, ibid.; Osservazioni macro-e microscopiche sopra giovanissimi girini di Ranametamorfosati per l'azione della jodotirina e di preparati di tiroide secca, ibid., XX [1915-16], pp. 126-146; Primi risultati della somministrazione di tiroide sperimentata nei polli, ibid., XXVII [1922-23], pp. 28-36, 52-61, 182-188).
A partire dal 1926, contemporaneamente ad autori stranieri, il G. iniziò a interessarsi del rapporto esistente fra tiroide e sviluppo, muta, colorito e aspetto del piumaggio degli uccelli e dimostrò che le modificazioni di forma delle penne dei maschi che le fanno somigliare a quelle delle femmine non rappresentano una femminilizzazione del piumaggio, in quanto simili modificazioni si verificano, sebbene meno accentuate, nelle femmine sottoposte a medesimo trattamento. In seguito, riprendendo a indagare gli effetti della somministrazione di sostanze iodate sul piumaggio dei polli, giungeva, con l'alimentazione di tuorlo d'uovo iodato, a ottenere la muta artificiale e l'imbianchimento delle penne. Sempre nei polli dimostrò, anche, l'influenza attenuante del sangue sull'azione del succo tiroideo. Con altri appropriati esperimenti su uccelli e mammiferi provò come l'organismo tenda a liberarsi dell'eccesso di ormone tiroideo per via epatica, biliare e urinaria: riuscì, infatti, a provocare la metamorfosi accelerata nei girini di rana, di rospo, e negli axolotl somministrando loro residuo secco di urina, di bile o estratti secchi di reni e di fegato di animali sperimentalmente ipertiroidizzati (L'influenza della somministrazione di glandola tiroidea sullo sviluppo, sul colorito, e sull'aspetto del piumaggio dei polli, in Bull. delle scienze mediche, XCVI [1924], vol. II, pp. 365-368; Ulteriori ricerche sperimentali intorno all'influenza della somministrazione di glandola tiroidea sullo sviluppo, sul colorito e sull'aspetto del piumaggio degli uccelli, in Rendiconti delle sessioni della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, classe di sc. fisiche, n.s., XXIX [1924-25], pp. 21-47; Nuove ricerche sperimentali intorno all'influenza della tiroide sullo sviluppo, sulla muta, sul colorito e sull'aspetto del piumaggio degli uccelli, ibid., XXX [1925-26], pp. 97-114; Ulteriori osservazioni sulla metamorfosi degli axolotl per effetto della somministrazione di glandola tiroidea, ibid., pp. 114-134; Sulla presenza, distribuzione e vie di eliminazione dell'ormone tiroideo (tiroxina) nell'ipertiroidismo sperimentale ed osservazioni analoghe sul comportamento dell'adrenalina ed altri ormoni, ibid., XXXII [1927-28], pp. 22-52; Effetti della milza e del fegato iodati di agnello e degli organi di pollo trattati con tali sostanze sulla metamorfosi degli axolotl, ibid., pp. 108-122).
I contributi del G. all'anatomia comparata annoverano, inoltre, un importante saggio sull'organo dello Jacobson in embrioni e feti di armadillo (ibid., XVII [1912-13], pp. 119-127) e ricerche sull'epitelio di rivestimento della superficie interna dei sacchi aeriferi di alcune specie domestiche di uccelli (ibid., XXXVI [1931-32], pp. 83-94).
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia (1937), il G. fu per circa quarant'anni segretario dell'Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna; fu presidente della Società medica chirurgica di Bologna nel biennio 1913-14, della Società italiana di biologia sperimentale e dell'Unione zoologica italiana. Membro del Comitato di biologia del Consiglio nazionale delle ricerche, fu socio di numerose accademie: dell'Accademia dei Lincei, poi aggregato dell'Accademia d'Italia; dell'Accademia dei Fisiocritici di Siena; dell'Accademia di scienze, lettere ed arti di Modena; fu inoltre socio onorario della Società medico-chirurgica di Perugia e corrispondente della Società di scienze naturali di Lisbona.
Per il valore dei suoi contributi scientifici gli vennero conferite le medaglie d'oro della Società italiana delle scienze detta dei XL e dell'Università di Bologna. L'Università gli assegnò pure per l'anno accademico 1930-31 il premio Gualtiero Sacchetti, che veniva concesso a chi per insigne fama onorava con la sua dottrina l'ateneo felsineo.
Morì a Bologna il 19 ott. 1944.
Dal suo matrimonio con la sorella del Chiarugi, Erminia, erano nati i figli Giorgina e Carlo.
Fonti e Bibl.: Bologna, Università degli studi, Arch. storico, Personale, fasc. personale Giacomini, Ercole; G.G. Forni, E. G., in Primo centenario della Società medica chirurgica. I presidenti della Società medica chirurgica, Bologna 1923, p. 557; P. Pasquini, E. G., in Rendiconti dell'Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, n.s., XLIX (1944-45), pp. 15-45; M. Benazzi, E.G., in Atti dell'Acc. dei Fisiocritici in Siena, sez. medico-fisica, s. 11, CCLVI (1946), pp. 53-55; A. Pensa, Commemorazione del socio E. G., in Atti dell'Accademia nazionale dei Lincei, Rendiconti, cl. di scienze fisiche, matem. e naturali, s. 8, I (1946), pp. 881-886; A. Corti, E. G., in Monitore zoologico italiano, LVI (1947), pp. 108 s.; G. Minelli, E. G., in Acc. delle scienze dell'Istituto di Bologna, Figure di maestri che hanno operato nel corso del nono centenario dell'Università di Bologna, Bologna 1990, pp. 261-263.