Drammaturgo (Pesaro 1882 - Roma 1921). Nel 1909 si rivelò con una piccola raccolta di prose lirico-satiriche, Favole per i re d'oggi, cui seguirono due voll. di novelle, Storie da ridere ... e da piangere (1918), e Il Trio Stefania (1920); ma il suo nome è affidato al suo teatro, d'intonazione romantico-crepuscolare e tendente - dopo qualche prova ancora legata a schemi naturalistici, come La prigione (pubbl. nel 1920, ma di parecchi anni prima) - all'idillio, alla fiaba. Glauco (1919), che ottenne grande plauso anche per la vena lirica, suggestiva nella sua tenuità, rappresenta, nel mito di questo dio marino e del suo amore per Scilla, il dramma di chi, nella ricerca della gloria, del bene lontano, perde il suo bene vicino e sicuro. Motivo che, già adombrato nella "tragedia" Orione (1910), ritorna nell'incompiuto Belfagor (post., 1930), dove tuttavia la rinuncia al grande e vano per il piccolo e certo è celebrata come dolorosa conquista di saggezza.