PORTA, Ercole
PORTA, Ercole. – Figlio di Gabriele e di Ippolita Picciamacini, nacque a Bologna il 10 settembre 1585 presso la chiesa di S. Procolo.
Organista, compositore e maestro di cappella, si formò presumibilmente nella città natale e praticò lo stile moderno monodico e concertato; diede alle stampe una decina di opere: da esse si desume la maggior parte delle informazioni biografiche.
Nel 1609 era organista nella Collegiata di S. Giovanni in Persiceto, nel Bolognese, quando con data del 10 aprile dedicò ai deputati, al console e alla comunità della cittadina il Giardino di spirituali concenti (Venezia, Alessandro Raveri).
Tramandata mutila di due libri-parte, la raccolta accoglie mottetti intonati su testi liturgici o d’invenzione: quattordici brani a due voci, due a tre e tre a quattro, nonché una Sinfonia per sonare (tra i mottetti a due voci figura anche Audi cælum, per «doi soprani in echo», basato su una versione abbreviata dello stesso testo posto in musica da Claudio Monteverdi nelle Sanctissimæ Virginis missa senis vocibus ac vesperæ pluribus decantandæ, 1610).
Nel 1612 Porta aveva frattanto aggiunto al ruolo di organista quello di maestro di cappella nella collegiata persicetana; il 25 settembre dedicò all’arciprete Antonio Mellegari le Hore di recreatione musicale (Venezia, Giacomo Vincenti): dieci brani a voce sola e sette a due voci su rime amorose di Giovan Battista Marino, Michelangelo Angelico e Ottavio Rinuccini, «per cantare et sonare nel chittarone o altri instrumenti».
Nel 1613 il suo mottetto O Virgo pulcherrima fu pubblicato in coda al Terzo libro di nuovi pensieri ecclesiastici di Adriano Banchieri (Bologna, eredi di Giovanni Rossi), come parte della «ghirlandetta donata da cinque organisti amici et amorevoli dell’autore alla presente opera» (gli altri sono Lucio Barbieri, Giuseppe Guami, Roberto Poggiolini e Ottavio Vernizzi). Nell’ultima pagina l’editore avvisa che l’opera «è la prima da me stampata in questa città di Bologna per conto di musica; ora si darà principio al secondo libro di concerti alla moderna intitolati Ghirlanda di soavi fioretti musicali a 1, 2, 3, 4 et 5 voci, che sarà la terza opera del Sig. Hercole Porta Bolognese». Questa Vaga ghirlanda di soavi et odorati fori musicali apparve con data del 6 dicembre e dedica a Cleria Pepoli, monaca di nobili natali e alta reputazione nel chiostro camaldolese di S. Cristina in Bologna.
Dall’unico libro-parte sopravvissuto non si ricava l’organizzazione complessiva dell’opera, comunque eclettica nel contenuto: falsi bordoni a quattro voci, mottetti a tre, quattro e cinque voci (Salvum me fac, a tre, presenta un «tenore di Galeazo [Sirena] cremonese»; il salmo Confitebor […] quoniam, a quattro, prevede una «quinta parte per un trombone se piace»; tra i brani figurano inoltre due Magnificat, a quattro e a cinque voci), nonché due Sicut erat a nove voci (per un Magnificat a due e un Dixit Dominus a cinque) e una canzon in risposta detta La Luchina (per violino, cornetto e due tromboni).
Il legame di Porta con i monasteri femminili, verosimile ma non assodato nel caso di S. Cristina, è documentato dal consenso dell’arcivescovo Alessandro Ludovisi (poi papa Gregorio XV) affinché egli potesse insegnare musica nel chiostro persicetano di S. Michele (1616).
Un’Indice di tutte le opere di musica dell’editore Alessandro Vincenti (Venezia, 1619) annovera tre successive opere a stampa perdute: tre libri di Concerti (mottetti) a una, due, tre e quattro voci; e un ulteriore libro di mottetti da una a cinque voci, «con due tromboni, doi violini se piace», che non coincide con i predetti né con altre opere di Porta.
Del 1620 è il Sacro convito musicale ornato di varie et diverse vivande spirituali a una, due, tre, quattro, cinque et sei voci, op. VII (Venezia, Vincenti), legato nel titolo e nei contenuti, di tema spesso eucaristico, ai «confrati del Santissimo Sacramento d’Ancona» (l’autore, ancora organista e maestro di cappella a S. Giovanni in Persiceto, offre loro la dedica con data del 20 dicembre 1619).
La cospicua raccolta accoglie: otto mottetti a voce sola, dieci a due, tre a tre, quattro a quattro e due a sei, tutti con il solo basso continuo; un mottetto per due voci con ripieno di tre tromboni; tre mottetti a cinque con ripieno di due violini e tre tromboni; una messa a cinque con lo stesso ripieno (tradizionalmente indicata come la prima con strumenti di concerto lungo tutto il proprio svolgimento: nel Credo è peraltro inserita, prima del versetto «et iterum venturus», una sinfonia di ben ventinove misure); tre sonate a due con basso continuo (La Caporale, per due violini o due cornetti; L’Animosa e La Spensierata, per violino e trombone) e una sonata a quattro con basso continuo (La Porta; nel libro-parte dell’organo è impaginato un sonetto encomiastico di Giulio Rizzi, che gioca a propria volta sul cognome dell’autore). Nell’avviso ai lettori, l’autore specifica che le parti di ripieno, predisposte «per maggior vaghezza e compimento», possono essere tralasciate (insieme con l’intera sinfonia nel Credo); inoltre, «dovransi i presenti concerti cantar a battuta larga, entrando le parti con vivacità», e l’organista avrà libertà di «porre in opera e mani e piedi nei ripieni, senza però aggiunta di registri», e ciò secondo il dettato di Lodovico Grossi da Viadana.
Dal 27 gennaio 1622 al 14 luglio 1625, indi ancora al più tardi dal 1628, Porta passò al ruolo di maestro di cappella nel duomo di Carpi. Nel periodo intermedio fu organista a Rubiera dove, con data del 20 maggio 1626, dedicò ai «signori et patroni» della comunità il Complectorium lætum comodum et breve, quinque vocibus a choro compositum una cum basso ad organum, op. VIII (Venezia, Vincenti; tramandato in soli tre libri-parte).
Negli stessi anni, Johannes Donfried recuperò mottetti dal Giardino di spirituali concenti per tre raccolte da lui assemblate: Promptuarii musici, concentus ecclesiasticos II, III et IV vocum […] pars prima (Strasburgo, Paul Ledertz, 1622); Promptuarii musici, concentus ecclesiasticos ducentos et eo amplius II, III et IV vocum […] pars altera (Strasburgo, Paul Ledertz, 1623); e Viridarium musico-marianum. Concentus ecclesiasticos plus quam ducentos, in dialogo, II, III, et IV vocum (Treviri, Lazarus Zetzner, 1627).
Un Indice di tutte le opere di musica di Vincenti (Venezia 1662), infine, annovera una raccolta di Canzonette a tre voci, perdute, che Giuseppe Ottavio Pitoni cita a sua volta come madrigali. Morì a Carpi il 30 aprile 1630.
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio generale arcivescovile, Registri battesimali della Cattedrale, reg. 38 (anni 1585-86), c. 19v.
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