ROSA, Ercole
– Nacque a Roma il 13 febbraio 1846 da Antonio e da Blandina Gabrielli, secondo quanto riportato nei manoscritti del suo collega, amico e sostenitore Ettore Ferrari, la principale fonte biografica dell’artista (Roma, Archivio centrale dello Stato, Fondo Ettore Ferrari, b. 2, Ferrari, 13 febbraio 1881; b. 1, Ferrari, [1896a]; [1896b]).
Alla metà degli anni Cinquanta la famiglia si trasferì a San Severino, nelle Marche, paese di origine del padre, di professione scalpellino. Verso i dieci-dodici anni modellò in terracotta alcuni personaggi del presepe (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea - GNAM, sede di tutte le opere citate, salvo diversa indicazione; Ercole Rosa, 1981, p. 21). Nel 1858 entrò nell’ospizio apostolico di S. Michele a Ripa di Roma, grazie al sostegno economico del vescovo di San Severino (Paciaroni, 1980, pp. 5-8). Nei primi anni Sessanta frequentò l’Accademia di S. Luca (Roma, Archivio centrale dello Stato, Fondo Ettore Ferrari, b. 1, Ferrari, [1896a]). Nel 1862 firmò e datò la terracotta L’America libera uno schiavo (collezione privata; ripr. in Imbellone, 2002, p. 35), che testimonia l’abilità di plasticatore da lui precocemente raggiunta. Fra il 1867 e il 1872 realizzò il modello in gesso patinato a bronzo I fratelli Cairoli (Ercole Rosa, 1981, pp. 24 s.).
È un’opera che rivela un giovane artista già libero dai dettami neoclassici dell’accademia e che ha recepito il linguaggio romantico e verista, a tal punto che Mario De Micheli (1992, p. 228) l’ha ritenuta un’«assoluta novità nel paesaggio della produzione plastica romana». Secondo la testimonianza di Ferrari, la prima idea della composizione venne realizzata tramite il carbone, una sera di ritorno dal campo della battaglia di Mentana, in uno schizzo sul muro della stanza in cui viveva grazie alla generosa ospitalità della lavandaia Nicolina, che fu anche una preziosa fonte orale per la vita di Rosa (Roma, Archivio centrale dello Stato, Fondo Ettore Ferrari, b. 1, Ferrari, [1896b]).
Nel 1872 portò a termine il busto di Onorato Carlandi (Roma, Galleria d’arte moderna di Roma capitale). Nel 1875 Giuseppe Garibaldi visitò lo studio di Rosa, che eseguì un suo efficace ritratto a mezzo busto (Economopoulos, 1999, pp. 358 s.), e non a cavallo, come l’eroe risorgimentale avrebbe desiderato (Roma, Archivio centrale dello Stato, Fondo Ettore Ferrari, b. 1, Ferrari, [1896a]). Secondo la testimonianza di Ferrari, fra il 1875 e il 1880 Rosa portava avanti ancora lavori per altri artisti, pratica grazie alla quale era riuscito a mantenersi nei difficili anni Sessanta (ibid.). Nel 1877 fu presente all’Esposizione nazionale di Napoli, come artista e come membro della giuria, e alla mostra della Società amatori e cultori di belle arti di Roma, dove ricevette una medaglia d’argento. Sempre nel 1877, per il frontone del palazzo del ministero delle Finanze, realizzò il gruppo dell’Agricoltura e dell’Industria (restaurato nel 2011), in uno stile neomichelangiolesco spesso utilizzato a Roma in quel periodo per l’esecuzione di sculture ufficiali. Nel 1879 vinse il concorso per la statua di Vittorio Emanuele II a Vercelli, opera che fu eseguita, con alcune varianti rispetto al bozzetto di Rosa, da Ercole Villa. Sempre nello stesso anno vinse il concorso per il monumento a Vittorio Emanuele II a Milano (Paciaroni, 1980, pp. 13-17; Ercole Rosa, 1981, pp. 42 s.), che secondo Ferrari lo avrebbe impegnato «quasi esclusivamente negli ultimi 12 anni della sua vita» (ma il termine «quasi» compare sotto la riga ed è stato certamente aggiunto dall’amico in un secondo momento, dopo un giusto ripensamento; Roma, Archivio centrale dello Stato, Fondo Ettore Ferrari, b. 1, Ferrari, 12 luglio 1896). Nel 1883 venne collocato al Pincio il monumento ai fratelli Cairoli, realizzato in bronzo (Passalalpi Ferrari - Alberi - Passalalpi, 2015, p. 77). L’anno seguente, insieme a Ferrari, Rosa fu incaricato di giudicare il miglior bozzetto per il monumento a Garibaldi a Venezia (ma la firma «Ercole Rosa», che compare nel manoscritto della relazione insieme a quella dell’amico, è stata apposta dallo stesso Ferrari, autore del testo; Roma, Archivio centrale dello Stato, Fondo Ettore Ferrari, b. 2, Ferrari, febbraio 1884). Il sostegno economico del suo collega continuò anche negli anni Ottanta. Rosa ebbe sempre difficoltà a restituire somme e interessi all’amico, verso il quale mostrò per tutta la vita grande fiducia e riconoscenza (b. 15, Rosa, 7 gennaio 1886). Nel 1891, insieme a Ferrari, fece parte della giuria del concorso per la statua di Dante da realizzare a Trento (b. 15, Rosa, 26 settembre 1891). Nel 1893 partecipò all’Esposizione nazionale di belle arti di Roma, come risulta dal relativo catalogo.
Morì a Roma il 12 ottobre 1893 (b. 1, Ferrari, [1896a]).
Nel 1894 le opere rimaste nel suo studio furono vendute all’asta (Paciaroni, 1980, pp. 7, 13). Nel 1896 venne inaugurato il gruppo scultoreo più celebre dell’artista, il monumento a Vittorio Emanuele II in piazza Duomo a Milano (De Micheli, 1992, pp. 231 s.), che raffigura il re nell’atto di arrestare bruscamente il cavallo. Il sottostante altorilievo raffigurante i bersaglieri, progettato per un’esecuzione marmorea, dopo la morte di Rosa fu realizzato in bronzo da Ferrari, che si attenne «scrupolosamente al bozzetto» (Roma, Archivio centrale dello Stato, Fondo Ettore Ferrari, b. 1, Ferrari, [1896a]), e i Leoni vennero eseguiti da Serafino Bianchi (Paciaroni, 1980, pp. 13-16). Il restauro del grande complesso, terminato nel 2012, ha portato alla luce l’importante opera architettonico-strutturale realizzata in mattoni pieni nel sottosuolo della piazza, alla fine dell’Ottocento, per sostenere l’enorme scultura. La definizione che Ferrari diede di Rosa come «il più completo scultore dei nostri giorni» va relativizzata tenendo conto dell’amicizia e dell’enfasi tipica dei testi commemorativi (Roma, Archivio centrale dello Stato, Fondo Ettore Ferrari, b. 1, Ferrari, [1896a]). Nel 1903 il ministero della Istruzione pubblica, sentito il parere di Ferrari, accettò la donazione di molte opere da parte di Sestilio Rosa, fratello di Ercole (ora conservate a Roma, presso la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea - GNAM; ibid., b. 15, Ministero, 11 maggio 1903). Nel 1920 la sorella Paolina, al fine di vendere i lavori di sua proprietà, chiese a Ferrari di stimarli (b. 15, P. Rosa, 24 settembre 1920). Non sono molte le sculture passate sul mercato delle aste negli ultimi venticinque anni. Nel 1993 da Christie’s a Londra è comparso il bronzo Head of a young boy, quasi certamente realizzato dal medesimo gesso di Testa di ragazzo (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea - GNAM). Un busto bronzeo intitolato Teresina è stato venduto sempre da Christie’s nel 1995 (probabilmente lo stesso esemplare venduto da Farsetti a Prato nel 2014 con il titolo Ketti). Di quest’opera esistono varie repliche in collezioni pubbliche, fra le quali si menziona quella della Galleria d’arte moderna di Roma capitale con il titolo Bustino femminile. Un bronzo intitolato Frine (1874) è conservato nella Galleria d’arte moderna - GAM di Milano. Nel 1993 un gesso patinato con il medesimo titolo è passato per la casa d’aste Finarte di Milano. Di questo soggetto esistono anche numerosi esemplari marmorei (evidentemente tutte repliche da uno stesso modello) comparsi sul mercato, che meriterebbero un approfondimento negli studi futuri: uno a Londra presso Sotheby’s nel 2000; un altro nella stessa sede nel 2009 (forse lo stesso poi venduto nel 2012 da Walker’s a Ottawa); e un altro a Bologna presso Gregory’s nel 2015. Con il titolo La lampada infranta, una scultura di marmo, tratta sempre dal medesimo modello, è stata venduta da Farsetti a Prato nel 2001 e potrebbe trattarsi dello stesso esemplare venduto nel 2003 da Sotheby’s a Londra.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Fondo Ettore Ferrari: b. 1, f. 73: E. Ferrari, E. R. cenni biografici, [1896a]; Id., E. R. (San Severino) [commemorazione] [1896b]; Id., Lapide a E. R. Discorso inaugurale, 12 luglio 1896; b. 2, f. 152: E. Ferrari, Minuta di una lettera a E. R., 13 febbraio 1881; f. 208, Id., Relazione sui bozzetti presentati pel monumento a Garibaldi in Venezia. 2a prova. 3 autori 6 bozzetti, Venezia, febbraio 1884; b. 15, f. 845: E. Rosa, Biglietto a E. Ferrari, 7 gennaio 1886; Id., Lettera a E. Ferrari, Milano 26 settembre 1891 (e altre lettere di Rosa a Ferrari fra il 1886 e il 1891); f. 846: Ministero della Istruzione pubblica, Lettera a E. Ferrari, Roma 11 maggio 1903; P. Rosa, Lettera [a E. Ferrari], Macerata 24 settembre 1920.
B., Corrispondenze. Roma, in Il giornale artistico, I (1873), 20, p. 157; B., Roma (corrispondenza), ibid., I (1873), 17, p. 139 (rist. anast. a cura di F. Tempesti, Firenze 1975); B.E. Maineri, Inaugurazione del monumento ai fratelli Cairoli (27 maggio 1883). Relazione al sindaco di Roma, Roma 1884, pp. 19, 63, 82; R. Barbiera, Il re galantuomo. Ricordo al popolo italiano, inaugurandosi in Milano il monumento a Vittorio Emanuele, 24 giugno 1896, Milano 1896, p. 1; R. Paciaroni, E. R. Cenni biografici, San Severino Marche 1980; E. R. (1846-1893). Opere restaurate. Gessi e terrecotte provenienti dalla donazione del fratello Sestilio Rosa, 1903 (catal.), a cura di S. Susinno - A. Gramiccia, Roma 1981 (con bibliografia e documenti); M. De Micheli, in Id., La scultura dell’Ottocento, Torino 1992, pp. 228-233, 310 note 126-131, 318; M. Gerosa, ibid., p. 330; A. Ponente, in Catalogo generale della Galleria comunale d’arte moderna e contemporanea, a cura di G. Bonasegale, Roma 1994, pp. 410-412, 567 s. (con bibliografia); L. Formica - V. Castoldi Formica, Un monumento milanese al Gran Re. Note sulla fusione della statua equestre di Vittorio Emanuele II, in Fimantiquari - Federazione Italiana Mercanti d’arte Milano, V (1997), 12-13, pp. 52-56; H. Economopoulos, Scultori a Roma tra Otto e Novecento. Memorie di Lorenzo Ferri su E. R. e Giuseppe Fallani, in Studi romani, XLVII (1999), 3-4, pp. 346-350, 352 s., 358-361; A. Ponente, in Il giardino della memoria. I busti dei grandi italiani al Pincio, a cura di A. Cremona - S. Gnisci - A. Ponente, Roma 1999, p. 144 e ad ind. (con bibliografia e documenti); A. Imbellone, in Episodi di scultura in Italia. Dal neoclassico al «ritorno all’ordine» (catal., galleria Carlo Virgilio), a cura di S. Grandesso, Roma 2002, pp. 34 s.; F. Leone, ibid., p. 38 e passim; A. Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento. Da Antonio Canova ad Arturo Martini, II, Torino 2003, p. 784; A. Sferrazza, R. E., in GCAM. Roma. Galleria comunale d’arte moderna e contemporanea. Catalogo generale delle collezioni, a cura di C. Virno, II, Roma 2004, pp. 586 s. e ad ind.; Induno, Fattori, Nomellini, Viani. Pittura di storia nella Galleria d’arte moderna di Novara (catal., Novara), a cura di A. Scotti Tosini, Cinisello Balsamo 2005, pp. 62 s. (con bibliografia); C. Nardi, Le carte di Ettore Ferrari nell’Archivio Centrale dello Stato. Inventario, Lucca 2007, ad ind.; S. Righi, La città illuminata. L’intuizione di Giuseppe Colombo, la Edison e l’elettrificazione dell’Italia, Milano 2013, pp. 26 s.; S. Frezzotti, in Abitare il museo. Le case degli scultori. Atti del III Convegno internazionale sulle gipsoteche... 2012, a cura di M. Guderzo, Possagno 2014, pp. 179 s., 182-184; E. Passalalpi Ferrari - P. Alberi - S.M. Passalalpi, Ettore Ferrari. Cenni sulla giovinezza, la formazione artistica, le prime affermazioni (1845-1879), Roma 2015, pp. 49 s., 57 s., 77, 80 s., 83 e ad ind. (con documenti).