STROZZI, Ercole
Figlio di Tito Vespasiano (v.), e come lui cavaliere, poeta, uomo di negozî e di governo. Nacque, pare, nel 1473 a Ferrara. Udì a Carpi le lezioni di quel celebre maestro di umanità che fu Aldo Manuzio. Sotto la guida di un tale precettore, con gl'incitamenti e con l'esempio del padre, non è meraviglia se il suo latino risultasse poi per facilità ed eleganza superiore a quello stesso del padre. Tito Vespasiano associò il precoce figliolo nei pubblici affari, quando nel 1497 venne eletto alla più alta carica dello stato, giudice dei XII Savî. La quale carica tenne poi Ercole da solo, dopo la morte del padre, per pochi mesi, deponendola senza rimpianto il 18 aprile 1506. Ma poco appresso egli fu barbaramente assassinato nella notte fra il 5 e il 6 giugno 1508. Omicidio misterioso, mai svelato. Per qualche tempo la voce pubblica sussurrò ch'egli fosse caduto vittima dello stesso duca Alfonso I, o per gelosia che questi avesse contro Ercole di cui sospettasse una tresca con la moglie Lucrezia Borgia, o perché Alfonso stesso fosse innamorato della moglie di Ercole, la bella e colta e infelicissima Barbara Torelli. Oggi s'inclina piuttosto a vedere nel delitto una vendetta organizzata dai parenti del primo marito di Barbara, con cui ella aveva fiere liti d'interessi.
Le elegie latine di Ercole, insieme con i componimenti del padre suo, furono pubblicate con memore affetto dal Manuzio, in una delle sue pregevoli aldine, nel 1513. Vi traspare una fine e delicata tempra di poeta, cui l'imitazione degli elegiaci latini non toglie di affacciare spesso una nota personale. Queste stesse qualità si rivelano anche nei cinque sonetti in italiano rimastici, petrarcheschi d'intonazione e movenze, ma illeggiadriti da un sentimento che non è né artificioso né accattato.
Bibl.: M. Wirtz, E. Str., poeta ferrarese, in Atti e mem. della Dep. ferrarese di storia patria, XVI (1906); M. Catalano, Lucrezia Borgia duchessa di Ferrara, Ferrara 1920, p. 24 segg.