Vedi ERETRIA dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
ERETRIA (v. vol. iii, p. 409)
Nuove campagne di scavo sono state intraprese, dal 1964 in poi, in collaborazione fra istituti greci e svizzeri.
La notizia di Strabone che dopo le guerre persiane l'ubicazione della città fosse stata spostata deve contenere un qualche fondo di verità, perché i trovamenti più antichi nel sito dello stanziamento più recente sono databili all'viii sec. a. C.; mentre E. dovette aver avuto notevole importanza già in età micenea, se è vero che conservava ancora in età arcaica, come attesta Strabone, l'uso del carro di combattimento. Ma dove si trovava la più antica città di Eretria? Un luogo di eccezionali trovamenti di età micenea, situato in prossimità, è Leftandi, dove ha iniziato scavi dal 1964 la Scuola Britannica. Questa località si trova in immediata prossimità della Piana Lelantina (Lelantion pedion), contesa tra Calcide ed E.; a Lefkandi la fitta documentazione archeologica ha termine nello stesso VIII sec., nel quale essa trova inizio a E. nel suo secondo stanziamento.
Certamente questo secondo stanziamento ha i caratteri di una nuova fondazione intrapresa nello spirito dell'età della colonizzazione: uno dei migliori porti della Grecia deve esser stato congiunto all'acropoli (che dista circa 1 km) mediante un sistema di fortificazioni in origine composte, probabilmente, solo di un terrapieno con palizzate, il quale veniva a costituire al tempo stesso uno sbarramento che chiudeva tutta l'Eubea settentrionale separandola dalla parte meridionale dell'isola. C. Krause individuò nel 1965-67 un grandioso impianto costituente una porta e un ponte sopra il torrente che delimita E. dal lato occidentale e poté riconoscervi quattro epoche principali, riferibili ai secoli VII, VI, V e all'inizio del II sec. a. C. La fase più recente rappresenta uno dei più notevoli esempî di fortificazione ellenistica e deve esser posta in connessione con l'avventura euboica di Antioco III d'attorno al 192 a. C. Nella strada che conduceva a questa porta poterono esser rilevati, da J. P. Descoeudres, cinque periodi diversi.
A S della porta, C. Bérard trovò tombe di "eroi" del tempo della fondazione della città, con deposizioni entro urne cinerarie di bronzo (un diadema d'oro databile circa al 700 a. C.); al disopra di queste tombe, i resti di un edificio cultuale di forma triangolare, e di un altro rettangolare che erano stati distrutti sino alle fondamenta da una costruzione databile attorno al 400 a. C. e che era, probabilmente, una fase iniziale del palazzo trovato nello strato superiore, nel quale si sono potuti riscontrare almeno due peristili e resti di intonaco parietale del I stile (v. pompeiani, stili, vol. vi, p. 356).
Al disotto del tempio di Apollo, appartenente al tardo arcaismo, sta un hekatòmpedos che può esser paragonato come importanza d'impianto solo al contemporaneo Heraion di Samo, col quale ha in comune anche il carattere ionico. Al disotto di esso si sono scoperti i resti di varî edifici di età tardogeometrica. Il tempio del tardo arcaismo ha ordine dorico, ma pianta di tipo ionico, come è ben posto in evidenza dalla pubblicazione che ne ha fatto P. Auberson.
Un altro santuario fu scavato da K. Davaras a E del Tesmoforio scoperto dal Kuruniotis. Una thòlos è stata posta in luce da B. Petrakos nella zona dove si ritiene fosse ubicata l'agorà.
Per la storia della città, gli scavi hanno finora dato le seguenti indicazioni: attorno al 700 essa ebbe la sua massima importanza; si risollevò rapidamente dopo le distruzioni subite dai Persiani nel 490 e fu poi distrutta attorno al 198 a. C. dai Romani con la stessa ferocia con cui fu poi, nel 146, distrutta Corinto. Riuscì successivamente a risollevarsi un poco; ma sembra che durante le guerre mitridatiche dell'87 a. C. venisse distrutta dai Romani in modo definitivo, servendo poi da cava di pietrame. Una costruzione romana molto semplice, annidatasi tra le rovine, deve esser stata una casa di contadini.
La città fiorì nell'età classica e nel primo ellenismo. A queste epoche appartengono le parti principali del teatro, del santuario di Iside e del ginnasio; dopo il 198 si ebbero modesti restauri.
Bibl.: In generale: J. Boardman, in Ann. Brit. School Athens, 47, 1952; 52, 1957, pp. 22-24; B. Petrakos, in Deltion, 17, 1961-62, p. 144-157. Rapporti di scavo: K. Schefold, in Antike Kunst, 7, 1964, pp. 102-105; 9, 1966, pp. 106-124; 11, 1968, pp. 91-92 (con C. Dunant, L. Kahil); O. P. K. Davaras, in Deltion, 20, 1965 (1967), pp. 257-261; K. Schefold, M. Martin, L. Kahil, C. Dunant, H. Bloesch, ibid., pp. 262-288; H. Bloesch, B. Müghletaler, V. Karagheorgis, L. Kahil, in Antike Kunst, 10, 1967, pp. 130-135; Eretria, Fouilles et Recherches, I, P. Auberson, Temple d'Apollon Daphnéphoros, Architecture, Berna 1968; C. Bérard, L'Hérôon à la porte de l'ouest, Eretria, Fouilles et Recherches, Berna 1970.