Vedi ERETRIA dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
ERETRIA (᾿Erẽtria, in Omero Εἰρέτρια, Eretria)
Città dell'Eubea sulla costa S-O dell'isola, di fronte alla terraferma attica, ai piedi del monte Olimpo; probabile fondazione degli Abanti, legata fin dal VII sec. alle vicende commerciali delle altre città dell'isola, E. partecipò alla colonizzazione calcidese della costa settentrionale del mar Egeo e alla fondazione di Cuma in Italia; fu alleata di Atene nelle guerre persiane e subì le rappresaglie di Dati e Artaferne.
Restano tracce del molo antico, delle mura del porto e di quelle cittadine; queste ultime sono ancora ben conservate sull'acropoli, ove sono guarnite di torri. Presso il villaggio moderno (Nea Psara) si trovano le rovine del tempio di Apollo Daphnephòros, dell'ultima decade del VI secolo. Sotto il tempio, rimangono tracce di un edificio absidato (un tempio?) di epoca geometrica. Del tempio di Apollo, distrutto nel 490 dai Persiani (Herod., vi, 101), si conservano alcuni frammenti scultorei di un frontone (l'occidentale) in marmo insulare, nei quali, dopo alcune incertezze, si è riconosciuta un'amazzonomachia imperniata intorno a una figura centrale di Atena, di cui resta il torso ornato di gorgonèion, secondo uno schema che sarà adottato pochi decenni più tardi nei frontoni del tempio di Aphaia ad Egina.
Ai lati della dea, forse mediatrice o semplice immagine sacra (ἄγαλμα), sono i gruppi dei combattenti, fra i quali bene conservato è quello di Teseo e Antiope. Concepito secondo lo schema di ratto (col rapitore che monta sul cocchio recando sulla spalla sinistra la rapita) consueto alla ceramografia fin dall'inizio del VI sec., il gruppo acquista una nuova originalità nel campo della scultura ove rappresenta uno dei primi esempî del genere, rompendo la rigida paratassi della decorazione frontonale arcaica. Oltre a frammenti minori, rimangono ancora tre figure frammentarie di amazzoni (di cui una a Roma, al Palazzo dei Conservatori) e resti dei cavalli di una biga. Di queste sculture discussa è la datazione (Langlotz e Lippold: 530 circa, precedenti il frontone degli Alcmeonidi, a Delfi; Picard e Richter, più verosimilmente: 510) e l'attribuzione stilistica: si propende per una scuola ionica, non trovandosi in esse nessuna stringente affinità con le contemporanee opere attiche arcaico-mature, ma piuttosto dei punti di contatto con prodotti ionici o gravitanti in un ambito di gusto insulare (cfr. ad esempio, le sculture del Tesoro dei Sifni) a cui si apparentano per la minuta trattazione delle capigliature, la cadenza delle pieghe, l'espressività dei volti accentuata dalla prominenza degli occhi e delle labbra, ecc.
Alla stessa epoca appartengono pure due koùroi conservati al museo di Calcide (Richter, Kouroi, n. 140 e 141).
Ai piedi dell'acropoli si trova un teatro interamente ricostruito nel III sec. a. C., ma con tracce di una scena più antica probabilmente del 300 a. C. circa; sotto l'orchestra è un corridoio a vòlta ogivale lungo m 13, largo m 0,89, e alto m 2 che collegava con gradini l'hyposkènion al centro dell'orchestra, e un altro corridoio a vòlta in tufo lungo m 14,55, largo m 1,98, alto m 2,95 traversava le costruzioni della scena. A S-O del teatro sono un tempio (di Dioniso? di m 23 × 12,50), un ginnasio, un santuario di Iside e, nei pressi, una necropoli che ha dato ornamenti preziosi dell'età geometrica, un gruppo di vasi dall'VIII al VI sec., detti appunto "vasi di E." e molte finissime lèkythoi funerarie a fondo bianco. Fra i molti sepolcri a camera il più notevole appartiene all'età macedonica, è sormontato da un sèma turriforme e ha un dròmos e una cripta (m 2,97 × 2,85, alta m 3) con due letti funerari, troni e suppellettile in marmo.
Le monete di E. presentano nel VI sec. l'immagine di una testa di toro o un gorgonèion (probabilmente simboli del culto di Artemide Amarysia) o una vacca con una rondine sul dorso e sul rovescio della moneta un octopus, l'emblema (παράσημον) della città (511-490); monete più tarde appaiono uniformate per un breve periodo alle misure eginetiche e presentano la testa della ninfa Eubea sul verso e il toro recumbente sul retro, mentre altre successive, di nuovo di peso euboico (378-146 a. C.), esibiscono la testa di Artemide o ancora la ninfa da una parte e il toro recumbente sul rovescio.
Bibl.: D. Levi, in Enc. It., s. v.; Philippson, in Pauly-Wissowa, VI, 1907, cc. 422-425. Per il tempio di Apollo: K. Kourouniotis, in Ant. Denk., III, 1914-15, tavv. 27, 28, 29; A. Furtwängler, Aegina, I, Monaco 1906, pp. 321-326; E. Pfuhl, in Ath. Mitt., XLVIII, 1923, p. 164, n. 1; E. Langlotz, Frühgriechische Bildhauerschulen, Norimberga 1927, pp. 157-158; 190-191; Ch. Picard, Manuel, II, Parigi 1939, pp. 42 ss.; 904-905; E. Lapalus, Le fronton sculpté en Grèce, Parigi 1947, p. 155 ss.; G. M. A. Richter, Arch. Greek Art, New York 1949, p. 161-162; H. Payne, Arc. Marb. Sculpt. Acr., 2a ed., Londra 1950, p. 56 (nota); J. Konstantinu, in Ath. Mitt., LXIX-LXX, 1954-5, p. 41 ss.; D. von Bothmer, Amazons in Greek Art, Oxford 1957, p. 125 ss. con bibl. prec. Per i due koùroi, da E. a Calcide: G. M. A. Richter, Kouroi, New York 1942, n. 141-142 (v. ivi bibliogr. prec.). Per il teatro: D. S. Robertson, handb. Gr. a Rom. Arch., Cambridge 1945, p. 335. Per l'Iseo: N. Papadakis, in Arch. Deltion, I, 1915, p. 115 ss. Per le necropoli: K. Kourouniotis, in Ath. Mitt., XXXVIII, 1913, pp. 289-328, tavv. XIV-XVIII; G. Dugas, Les vases d'Erétrie, in Mél. Holleaux, Parigi 1913, pp. 69-79, tavv. II-III. Monete: B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, pp. 355-356; 360-364.