EREVAN
Capitale dell'Armenia, situata a m. 1000 ca. d'altitudine, sulle rive del fiume Ṙazdan, non lontano dal monte Ararat.
Fondata probabilmente nel sec. 8° a.C., E. - l'urartea Erebuni - fu soggetta agli Arabi a partire dal sec. 7° d.C. e ai Bagratidi sovrani d'Armenia nei secc. 9° e 10°; invasa dai Turchi Selgiuqidi nel sec. 11°, dai Mongoli nel 13° e distrutta da Tamerlano nel 1387, la città conobbe un modesto sviluppo solo dopo il 15° secolo. Citata saltuariamente dalle fonti e definita villaggio-città nei secc. 9°-10°, quando costituiva una tappa del percorso verso l'Iran, in epoca di poco successiva fu tra l'altro sede di alcuni conventi e di noti scriptoria.Scarse sono le testimonianze architettoniche sopravvissute, anche a causa delle sistematiche demolizioni avvenute particolarmente nel periodo interbellico. Della piccola chiesa dedicata ai ss. Pietro e Paolo, risalente al sec. 6°-7°, quasi completamente ricostruita nel 17° e demolita negli anni Trenta, restano gli affreschi dell'abside (ora nel Gosudarstvennyj istoričeskij muz.), la parte più antica dell'edificio. La chiesa di S. Astvacacin, dedicata alla Madre di Dio e conosciuta anche con il nome di Kat'ołikē ('cattedrale'), risale alla metà del sec. 13° e costituisce l'unica struttura medievale parzialmente conservata, anche se alterata da aggiunte dei secc. 17°-19° e da successive demolizioni. L'edificio, di ridotte dimensioni, costituisce un esempio tipico dell'architettura armena dell'epoca, caratterizzato dalla forma a croce della sua volumetria di base: appartiene alla tipologia 'a sala' absidata, con cupola a ombrello su alto tamburo poligonale; le nicchie diedriche, decorate da stalattiti, motivo comune alla coeva architettura selgiuqide, alleggeriscono la muratura in blocchi squadrati di pietra.Il Gosudarstvennyj istoričeskij muz., fondato nel 1921, conserva molti oggetti risalenti ai secc. 6°-13°: in particolare rilievi architettonici in pietra, capitelli, xatč'k'ar ('croci in pietra') di varia provenienza, nonché reliquiari d'argento e pietre preziose (tra cui il reliquiario del Santo Segno di Xotakerac'vank', del 1300), ceramiche policrome del sec. 12° provenienti da Ani e soprattutto da Dvin, centro di produzione notevole nel corso dei secc. 12°-13°, e le porte lignee di S. Aṙak'eloc'vank' (convento dei Ss. Apostoli) a Muş, in Turchia, del 1134.Nella Armianskaja gosudarstvennaja kartinnaja gal. si trova una collezione sistematica di copie di dipinti murali medievali di chiese e conventi delle diverse zone d'Armenia, che permettono una visione globale e sinottica della produzione locale di Lmbat, Aruč, Tat'ev, Gndevank', Ani, Axt'ala, K'obayr e Hałbat.Il Matenadaran ospita una straordinaria raccolta di oltre diecimila manoscritti e codici miniati, dagli esemplari integri della fine del sec. 9° - esistono anche testi frammentari più antichi - alla ineguagliata produzione della Cilicia e, in particolare, di T'oros Roslin, della seconda metà del 13° secolo. Nelle sue collezioni sono rappresentati moltissimi scriptoria delle diverse regioni storiche dell'Armenia (Syunik', Vaspurakan, Naxičevan, Arc'ax, Utik), che formano un quadro completo dello sviluppo della scrittura, della letteratura, della cultura e della pittura armena, elaborate all'interno dei grandi complessi monastici.
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