ERFURT
(Erpesfurt, Erphesfurt nei docc. medievali)
Città della Germania, in Turingia, situata in un'ampia valle presso il fiume Gera, vicino a un guado che, consentendone il facile attraversamento, costituì fin dall'Antichità uno scalo lungo la via di transito che collegava la regione del medio Oder con quelle del medio Reno e del Meno inferiore.Nel Medioevo la città - compresa fra le alture del Cyriaxberg e del Petersberg a E, che costituiscono lo spartiacque fra l'Elba e il Weser, tra quelle del Melchendorfer e dello Hirnziegenberg a S-E e tra quelle del Ringelberg, del Galgenberg e dello Stollberg a N-E - conobbe precocemente nel suo sviluppo edilizio una polarizzazione tra centro del potere e centro commerciale. Sull'attuale collina del duomo (Domberg), intorno al 740, a opera di s. Bonifacio venne eretto un battistero presumibilmente fortificato. Nel 741 il santo elevò addirittura a sede vescovile l'urbs paganorum rusticorum; dopo la morte di Adalaro (743-755), menzionato come primo vescovo di E., la cattedra rimase vacante: le ulteriori assegnazioni furono infatti ostacolate dalla città di Magonza, che intese così impedire alla suffraganea di esercitare un potere diretto, anche temporale, sulla ricca regione (Hanftmann, 1913, pp. 29-30). A sinistra della Gera, sul Petersberg, si trovava il palazzo reale, il palatium publicum di cui si ha menzione già nell'802, e sullo stesso monte secondo i più antichi cronisti il mitico re Merwig avrebbe costruito un castello (Bau- und Kunstdenkmäler, 1890, pp. 1-4).Presso il guado si trovava l'insediamento dei mercanti e degli artigiani, divenuto all'epoca di Carlo Magno snodo per il traffico fra le regioni occidentali e meridionali e le terre slave. La chiesa più antica di questo quartiere, la Kaufmannskirche, fondata probabilmente già all'epoca di s. Bonifacio, è ancora nota come Ecclesia mercatorum. Nel sito dell'antico guado, tra la Benedictikirche e la Ägidienkapelle, nel sec. 12° i mercanti costruirono sulla Gera il ponte delle Botteghe (Krämerbrücke), che insieme a ponte Vecchio a Firenze è il più antico esempio di questo tipo in Europa. Esso costituiva il termine dell'asse est-ovest che, dopo una sequenza di mercati, culminava nella piazza del duomo, la quale serviva da mercato principale e insieme da luogo per l'amministrazione della giustizia. A sinistra della Gera erano insediati i piccoli commercianti, mentre sulla destra si trovavano le case lussuose dei grandi mercanti.E. acquisì grande importanza sotto la dinastia sassone. Enrico I (919-936) infatti vi convocò nel 932 un sinodo e poi una dieta nel corso della quale i principi del regno si impegnarono a eleggere come successore al trono il figlio Ottone I il Grande (936-973). Con quest'ultimo però i diritti di sovranità temporale acquisiti dagli arcivescovi di Magonza su E. risultarono fatali allo sviluppo della città. Gli inevitabili contrasti che subito insorsero con il patriziato di E. e che si risolsero solo nel 1664, costrinsero gli arcivescovi a munirsi contro la cittadinanza: già l'arcivescovo Adalberto I (1109-1137) dovette provvedere per es. ad assicurare il proprio potere sulla città costruendo nel 1123 un castello sul Domberg, il c.d. Krummhaus.Per la storia di E., che si può ricostruire dalle fonti a partire dal sec. 12°, evidente e significativo appare il ruolo svolto dalla comunità dei mercanti e degli artigiani, ai quali si lega anche la costruzione di edifici religiosi: la Peterskirche, il gruppo formato dalla Beatae Mariae Virginiskirche e dalla Severikirche sul Domberg e infine la Schottenkirche St. Jakob.Alla fine del Medioevo E. possedeva oltre novanta chiese e cappelle, tra cui trentasei insediamenti monastici (Dehio, 19142, p. 102), e anche per quanto riguarda gli Ordini mendicanti fu tra i centri più rilevanti della Turingia: ne sono testimonianza la Predigerkirche, dei Domenicani, la Barfüsserkirche, dei Francescani - distrutta nel 1944 e ricostruita nel 1950 solo nelle parti relative al coro e alla cappella del battistero -, l'Augustinerkirche, degli Agostiniani.Le prime fortificazioni documentate di E. risalgono al 1070 ca., quando l'arcivescovo Sigfrido di Magonza fece cingere la città con una prima cerchia muraria in pietra, distrutta nel 1160-1165 dal langravio di Turingia Ludovico il Ferreo e ricostruita nel 1184 dall'arcivescovo Cristiano o forse dall'arcivescovo Corrado.
Le mura di E. - tra le prime di ampie dimensioni della Germania (km. 5), precedenti addirittura quelle di Colonia (Braunfels, 1980, p. 67) - vennero completate nella seconda metà del sec. 14° con torri, fossati e impianti bastionati che dal 1374 integrarono nel sistema difensivo anche il Petersberg e il Domberg.Durante l'occupazione napoleonica, all'inizio del sec. 19°, venne distrutto l'impianto monastico (Peterskloster) sul Petersberg, come anche le coperture e l'interno della Peterskirche, i cui resti consentono di verificare come le trasformazioni che interessarono il monastero in epoca gotica e postmedievale abbiano risparmiato, conservandola quasi intatta, la costruzione romanica. La Peterskirche costituiva il primo grande edificio in territorio turingio, realizzato in forme monumentali secondo le concezioni architettoniche della scuola di Hirsau. La fase più antica, relativa alla fondazione del 1103, comprende il corpo occidentale - fino all'altezza degli attacchi delle volte nell'atrio e nella torre sud -, le mura esterne delle navate laterali e verosimilmente la metà occidentale dei due bracci del transetto. A una fase successiva sono da assegnare la zona orientale, due absidi laterali e le pareti della navata centrale. Le parti antiche spettano a un edificio che nei suoi rapporti in sezione corrisponde al tipo di basilica adottato di norma nell'ambito di Hirsau, ma con un coro - consacrato al più tardi nel 1105 - che, secondo quanto rilevato dagli scavi, presentava una terminazione a tre absidi con torri orientali. Un cambiamento di progetto si rese necessario per il rapido accrescersi del monastero e la nuova costruzione, già notevolmente progredita sotto il terzo abate Wernher I, proveniente da Hirsau, raggiunse con ogni probabilità le dimensioni attuali intorno al 1143. La conclusione dei lavori, fatta eccezione per le due torri occidentali che rimasero incomplete (Die Kunstdenkmäler, 1929-1932, I, pp. 627-629), si ebbe all'epoca dell'abate Wernher II e l'edificio fu consacrato nel 1147. La struttura della Peterskirche, esito di momenti artistici non autoctoni, rimase di fatto senza seguito: creazione singolare - dalla quale alcuni edifici (Königslutter; Hildesheim, St. Godehard; Jerichow) derivarono solo singoli dettagli - che si costituì come modello a E. solo per la soluzione del presbiterio affiancato da due torri, strutturazione ripetuta sia nel coro romanico del duomo, di poco più recente, sia nella Severikirche.Il duomo, la Beatae Mariae Virginiskirche, sede del vescovo ausiliario per la regione della Turingia, il chiostro e gli edifici del Capitolo occupano il versante meridionale del ripido declivio del Domberg. Imponenti vani a volte interrati (Kavaten) sostruiscono la cripta 'a sala' del coro, terminata nel 1353, e le ali sud e ovest della sala capitolare. Il nucleo sostanziale delle Kavaten sorse probabilmente intorno al 1329, come sembrano attestare i segni lapidari rinvenuti nella muratura, corrispondenti a quelli individuati nel Triangel, il portale doppio a pianta triangolare sul lato nord del duomo, datato al primo quarto del 14° secolo. La costruzione gotica incorpora, dell'originaria fase costruttiva romanica (1154-1225), resti che si leggono fino all'altezza del coro, a testimoniare che tale primo impianto doveva avere un'estensione assai minore dell'attuale. A questo edificio più antico spettano i piani inferiori delle due torri, parti del transetto e muri della clausura. L'ampliamento della chiesa verso E fu reso possibile solo con la costruzione delle Kavaten. Attualmente il duomo mostra un impianto a croce irregolare, a tre navate di quattro campate, con un atrio e un transetto il cui ingresso nord è costituito dal Triangel. Alla crociera è annesso un anticoro di due campate e mezza con vani laterali e due torri su pianta quadrata, che precedono l'ampio spazio del coro, a cinque campate e terminazione a 5/10.Il Triangel, a due piani, con cappelle al piano superiore, presenta un'articolazione su pianta triangolare, assai singolare nell'ambito dell'architettura gotica, per la quale il modello va individuato in un progetto non eseguito destinato all'ingresso occidentale del duomo di Ratisbona (Hanftmann, 1913, p. 61). La decorazione plastica del lato nordorientale mostra sul pilastro centrale la Vergine, patrona della chiesa, e negli sguanci i dodici apostoli insieme ai santi vescovi Bonifacio, Adalaro ed Eobano. Il gruppo della Crocifissione nel timpano ripete l'analoga raffigurazione del Lettner di Naumburg. Sul lato nordoccidentale sono raffigurate le Vergini sagge e le vergini stolte e le immagini della Chiesa e della Sinagoga, esemplate nei gesti e nel panneggio su quelle del portale maggiore del duomo di Magdeburgo. Nel timpano è presentata una singolare combinazione iconografica tra Giudizio universale, Crocifissione e Trinità: fra Maria e Giovanni Battista siede in posizione rialzata Cristo che ha il Crocifisso tra le ginocchia ed esibisce le piaghe. Alle figure degli apostoli e delle vergini lavorarono due maestri, di certo influenzati dalla plastica delle cattedrali francesi, Reims in particolare, che assunsero come modello diretto la Paradiespforte del duomo di Magdeburgo, realizzata ca. un secolo prima (Die Kunstdenkmäler, 1929-1932, I, pp. 87-92). È attiva qui una bottega, erede di quella operante a Magdeburgo, a Halberstadt e nel coro orientale di Naumburg, che raggiunse un alto livello qualitativo tra il 1363 e il 1370 con il maestro autore della figura della Vergine antistante la recinzione del coro della Predigerkirche e con il Severi-Meister, lo scultore del sarcofago di s. Severo.Delle quindici quadrifore del coro tredici hanno conservato le originarie vetrate, in un raro stato di completezza; si tratta dunque di un complesso che per dimensioni, compiutezza e qualità artistica si qualifica fra i più ragguardevoli del Medioevo (Drachenberg, Maercker, Richter, 1979, p. 201; Drachenberg, 1990, p. 245ss.). La finestra centrale è decorata con scene mariane, le restanti con temi veterotestamentari e neotestamentari e con storie di santi. Le vetrate dovettero essere realizzate tra il 1370 e il 1420 in tre momenti cronologicamente distinti: un primo gruppo, c.d. a figure piccole (1370-1380), è costituito da otto vetrate con la Genesi, Abramo, Giacobbe, Giuseppe, la Passione, il Martirio degli apostoli, S. Caterina e S. Eustachio; un secondo, c.d. a figure singole (1390-1400 ca.), comprende le finestre con Maria e con gli apostoli; al terzo gruppo, c.d. a figure grandi, appartengono la finestra donata nel 1403 da Johann von Tiefengruben e quelle, eseguite nel 1410, di S. Bonifacio e della Santa Croce.Al più antico arredo del duomo appartiene il c.d. candelabro di Wolfram, realizzato verso il 1160, con il fusto in forma umana, che costituisce la prima figura bronzea a tutto tondo conservatasi in territorio tedesco. L'iscrizione Wolframus scultetus che compare sulla cintura della figura è stata finora interpretata, non unanimemente (Lehmann, Schubert, 1988, p. 144), come relativa al committente. La posizione a braccia alzate ha indotto anche a considerarne la funzione di leggio per il vangelo, anche perché solo dal sec. 16° furono realizzati gli adattamenti necessari per la trasformazione in candelabro (Die Kunstdenkmäler, 1929-1932, I, pp. 252-254; Budde, 1979, pp. 55-56).Stilisticamente collegabile al candelabro di Wolfram è un dossale in stucco del 1160 ca. in cui compaiono, in una cornice semicircolare, undici figure a rilievo: al centro Cristo come Salvator mundi incede sulle nuvole in un cielo stellato, ai lati si trovano le figure stanti dei ss. Adalaro ed Eobano, sotto ai cui piedi sono quattro santi per parte, con la palma del martirio. La Vergine, lavorata separatamente a tutto tondo, è seduta su un trono e tiene il Bambino davanti a sé.La lampada pensile in bronzo di epoca romanica, con un contenitore per l'olio a forma di stella collegato al cilindro superiore da catene, mostra diciotto scene del Vecchio Testamento su quattro registri. Si tratta dell'esemplare più antico di tale tipologia e dovrebbe essere stato realizzato intorno al 1200, o poco più tardi, da una bottega di fonditori di campane di E. (Meyer, 1982; Lehmann, Schubert, 1988, p. 145).Degni di menzione sono inoltre i picchiotti a testa di leone della seconda metà del sec. 12° utilizzati nel Triangel, così come le volute in ferro battuto applicate alle porte.Nella navatella meridionale si conserva la lastra tombale, probabilmente terminata dopo il 1244, di Lamberto II conte di Gleichen, raffigurato tra due figure femminili.Verso il 1350-1360 vennero realizzati da due diversi maestri, entrambi provenienti forse dalla Germania settentrionale, gli stalli per il coro in legno di quercia intagliato derivati dal Levitenstuhl del duomo di Verden, a sua volta strettamente connesso a quello di Lubecca.Nel transetto è collocato il c.d. altare dell'unicorno (1420 ca.), un trittico con le raffigurazioni della Caccia all'unicorno e della Vergine in un hortus conclusus, opera di un maestro che dipinse anche il trittico della Crocifissione nella Barfüsserkirche. In entrambe le opere l'artista si mostra dipendente dalla pala dell'altare maggiore della Stadtkirche di Niederwildungen, opera di Konrad von Soest.Nel tesoro del duomo sono conservati un arazzo con scene di caccia (prima metà sec. 14°), cucito insieme al Tristanteppich (1380 ca.), e la casula di s. Elisabetta nell'antica forma chiusa a campana (fine sec. 13°-inizi 14°).La fondazione della Severikirche viene menzionata per la prima volta nel 1121, ma nella zona, ricordata come alto monte, già molti secoli prima erano sorti insediamenti di pertinenza ecclesiastica: poco o nulla si conosce della Blasiuskapelle citata nel 524, un edificio di pertinenza dei balivi reali, e del monastero benedettino femminile di St. Paul, ricordato nel 708, nel quale all'inizio del sec. 9° l'arcivescovo di Magonza fece trasferire le reliquie di s. Severo e delle ss. Vincenza e Innocenza. La costruzione nel 1110-1120 del castello arcivescovile, il Krummhaus, motivò il trasferimento del monastero benedettino sul Cyriaxberg (1123), mentre sull'area del St. Paul, distrutto da un incendio già nel 1080, venne edificato il complesso della Severikirche, che fino alla sua secolarizzazione fu retto dai Canonici agostiniani. Proprio la presenza dei due importanti gruppi di reliquie del St. Paul può spiegare l'impianto a doppio coro che caratterizzò la Severikirche fino alla fine del 15° secolo. La struttura della chiesa attuale risale alla fase gotica, iniziata nel 1278 e conclusa verso il 1400; fortemente condizionata dal precedente impianto romanico, presenta un coro orientale con terminazione a 5/8, con anticoro trasverso rettangolare fiancheggiato da due torri quadrate, esemplate su quelle della Peterskirche, e un corpo longitudinale a cinque navate di quattro campate che realizza un impianto 'a sala' esteso tra due transetti. All'altezza della quarta campata si aprono sul lato nord la cappella della Vergine, a due piani, e su quello sud la cappella di S. Biagio, connessa a due ali dell'originario chiostro. Un arco acuto, probabilmente parte dell'arco trionfale del perduto coro occidentale, è visibile sopra il tetto a spiovente del corpo di fabbrica annesso a O.Lo sviluppo che l'impianto 'a sala' conobbe nella Germania centrale - avviatosi con la trasformazione 'a sala' delle basiliche romaniche di Brunswick - nella Severikirche raggiunge un livello di completezza che si può considerare definitivo e nel caso specifico derivato da costruzioni assiano-vestfaliche, come per es. la Elisabethkirche di Marburgo.Accanto a una serie notevole di sculture, il c.d. sarcofago di s. Severo e il fonte battesimale vanno considerati, per il particolare livello qualitativo, fra le opere più importanti conservate nella chiesa. Il sarcofago, che in origine doveva trovarsi nel coro occidentale distrutto nel 1472, è da assegnare agli anni sessanta del sec. 14°; sulle quattro lastre a rilievo è narrata la leggenda del tessitore di lana Severo (sec. 4°) eletto vescovo di Ravenna.Il fonte battesimale, opera quattrocentesca di più maestri, ripropone in misura monumentale la forma del calice; è posto entro un involucro simile nell'aspetto a un'opera di oreficeria e presenta un coperchio in legno intagliato.Sul pendio orientale del Domberg a N-E del coro della Severikirche si trova la Bonifaziuskapelle, un edificio a torre, di pianta rettangolare con il piano superiore adibito a cappella. Secondo la cronaca cittadina di Zacharias Hogel, del sec. 17° (Erfurt, Stadtarch.), la cappella venne distrutta da un incendio nel 1374 e fu di nuovo edificata all'inizio del 15° secolo. La presenza nella cinta perimetrale dell'edificio di parti di muratura in conci di arenaria risalenti alla prima metà del sec. 12° ne attesta l'originaria appartenenza al Krummhaus.Sulla riva destra della Gera i Minori francescani dedicarono una chiesa, la Barfüsserkirche, a s. Giovanni Battista. L'edificio originario, fondato tra il 1225 e il 1231, era costituito verosimilmente da una stretta aula voltata a botte, di cui si conservano le sole finestre inserite nelle strutture dell'attuale coro. Il coro (dal 1983 Mus. für Kunst des Mittelalters) fu consacrato nel 1316; in seguito fu iniziato il corpo longitudinale, distrutto nella seconda guerra mondiale e non più ricostruito. La parete meridionale del chiostro venne utilizzata come parete esterna della navata laterale nord. La copertura a volte del corpo longitudinale si concluse nel primo quarto del sec. 15° e da ultimo venne eretta la parte ovest della navatella meridionale. All'inizio del sec. 15° fu realizzato anche il Lettner, demolito nel 1829, la cui tribuna era in comunicazione con il chiostro. Nel suo insieme la configurazione spaziale assunta dalla Barfüsserkirche si ricollegava direttamente al duomo di Magdeburgo (Die Kunstdenkmäler, 1929-1932, II, 1, pp. 177-182). Molto poco si conosce del complesso conventuale che sorse insieme alla chiesa. Secondo una descrizione (Weimar, Stadtbibl., Liber manuscr. Q. 175 a, nr. 22), gli edifici, rinnovati nel 1454 e demoliti per gran parte nel 1641-1648, si trovavano sul lato nord della chiesa.Nelle tre finestre del coro sono conservate vetrate raffiguranti scene della vita di Cristo, la Vergine, profeti e apostoli, episodi della leggenda francescana e la rappresentazione di Iesse dormiente da cui nasce l'albero degli antenati di Cristo. Si tratta di un pastiche composto da resti di un ciclo tardoromanico (1230-1235), dalle relative integrazioni di epoca gotica e da ciò che rimane di un altro ciclo eseguito nel primo quarto del sec. 14° (Drachenberg, 1990, pp. 208-211).Quattro monaci domenicani provenienti da Parigi fondarono nel 1229 un convento la cui chiesa, la Predigerkirche, a tre navate, venne dedicata a s. Giovanni Evangelista. Il coro fu completato nel 1279, mentre al sec. 15° risalgono la copertura a volte dell'edificio, il Lettner e la torre campanaria (Bau- und Kunstdenkmäler, 1890, pp. 142-163). Secondo Krautheimer (1925, pp. 47, 103, 105-107) una costruzione di tale tipo sarebbe derivata dalle basiliche a copertura piana della Germania sudoccidentale del c.d. gruppo di Freiburg, costituitosi ca. un decennio prima. Simile in entrambi i casi sarebbe la tendenza verso la realizzazione di un impianto 'a sala', mentre nuova appare a E. la concezione della copertura a volta, che tuttavia trova analogie sempre con edifici della Germania sudoccidentale e con le prime basiliche a volta dell'Ordine a Esslingen e a Strasburgo; nella stessa direzione muove anche la pianta del coro. L'indeterminatezza con cui la Predigerkirche si pone tra i due tipi della basilica e della chiesa 'a sala' sarebbe caratteristica della posizione dell'architettura mendicante tra il 1250 e il 1350, costituendo in tal senso un tipico esempio delle correnti secondarie presenti in quel periodo.Di particolare interesse nella chiesa è il gruppo scultoreo dell'Annunciazione, eseguito verso il 1358 per il Lettner.I resti delle vetrate, realizzate intorno al 1280, che occupano quattro finestre della navatella settentrionale del coro, mostrano intrecci, rosette, foglie stilizzate entro losanghe con medaglioni ovali appuntiti; tre lastre figurate sono all'archivio parrocchiale mentre è conservato all'Angermus. un frammento con la testa di S. Andrea. Sono andate invece distrutte nel 1945 due grandi lastre con la Crocifissione e l'Annunciazione e vari frammenti di minori dimensioni (Drachenberg, 1990, pp. 214-219).Il convento degli Agostiniani fu probabilmente la costruzione mendicante più antica di E. e dai documenti risulta che convento e chiesa vennero costruiti contemporaneamente. La chiesa, ristrutturata nel 1844-1849 e nel 1850-1854, presenta ancora il coro con volta a botte acuta e le navate e navatelle coperte a botte a sesto ribassato. Nel 1318 sorse la Katharinenkapelle, presumibilmente in corrispondenza dell'attuale Wintersakristei, nell'ala orientale del convento, dove il motivo a traforo e i pilastri si dimostrano pertinenti a quest'epoca. Nello stesso periodo vennero realizzate l'adiacente sala capitolare, le cui chiavi di volta ricordano il Triangel del duomo, e, come attesta la decorazione del portale, la Sommersakristei, annessa alla parete sud del coro. Al primo quarto del sec. 14° appartiene anche il chiostro, edificato in un'unica campagna di lavori (Die Kunstdenkmäler, 1929-1932, II, 1, pp. 106-108).Resti delle vetrate (1300-1330 ca.), che verosimilmente in origine decoravano l'intero coro, sono conservati solo nelle tre finestre orientali e in una settentrionale. Oltre a motivi ornamentali e architettonici vi compaiono, tra l'altro, raffigurazioni dell'Infanzia di Cristo, della Passione e della Vita di s. Agostino. Nella parte superiore delle vetrate si conserva una decorazione continua composta da grandi cerchi con rosette a foglie e con tralci di vite.Del Duderstädtisches Hospital, fondato nel 1409, non rimane che la Marienkapelle, che fu eretta nel 1410, articolata in vano unico su due campate coperte da volte a crociera.L'Angermus. possiede numerose opere dei secc. 14° e 15° provenienti da E. e dalla Turingia. Vi sono conservate alcune tavole d'altare dipinte, come la pala degli Agostiniani (1369 ca.), quella dei Francescani (1390 ca.) e la pala di Tiefthal (1410-1420). Tra le opere scultoree vanno ricordati la vera da pozzo romanica del Peterskloster, un crocifisso (1350), la Pietà attribuita al Severi-Meister (1360-1365) e la c.d. Hirschmadonna (1370-1380; Die Parler, 1978, II; Bildhandbuch der Kunstsammlungen, 1985).
Bibl.: Bau- und Kunstdenkmäler der Provinz Sachsen und angrenzender Gebiete, XIII, Darstellung, Beschreibende, der älteren Bau- und Kunstdenkmäler der Stadt Erfurt und des Erfurter Landkreises, a cura di W.J.A. von Tettau, Halle 1890; B. Hanftmann, Zur Baugeschichte der Stiftskirche B.M.V. (Dom) und der Severi-Stiftskirche in Erfurt, Jahrbücher der königlichen Akademie gemeinnütziger Wissenschaften zu Erfurt 39, 1913, pp. 17-115; G. Dehio, Handbuch der deutschen Kunstdenkmäler. Mitteldeutschland, Berlin 19142; R. Krautheimer, Die Kirchen der Bettelorden in Deutschland, Köln 1925; Die Kunstdenkmäler der Provinz Sachsen, I-II, 1-2, Die Stadt Erfurt, Burg 1929-1932; W. Grundmann, Der Erfurter Regler Altar, Berlin 1957; H. Goern, Die gotischen Bildfenster im Dom zu Erfurt, Dresden 1961; Die Parler und der Schöne Stil 1350-1400. Europäische Kunst unter den Luxemburgern, cat., Köln 1978, I, pp. 154, 198, 248, 381; II, pp. 549, 556-559, 562, 564-565, 569, 571-572; III, p. 95; R. Budde, Deutsche romanische Skulptur 1050-1250, München 1979; E. Drachenberg, K.J. Maercker, C. Richter, Mittelalterliche Glasmalerei in der Deutschen Demokratischen Republik (Schriften zur Denkmalpflege in der Deutschen Demokratischen Republik), Berlin 1979; W. Braunfels, Die Kunst im Heiligen Römischen Reich Deutscher Nation, II, Die geistlichen Fürstentümer, München 1980, pp. 63-82; H.G. Meyer, Eine Sabbatempel im Erfurter Dom (Studien zur Kunstgeschichte, 16), Hildesheim-Zürich-New York 1982; Bildhandbuch der Kunstsammlungen in der Deutschen Demokratischen Republik, a cura di G. Stelzer, U. Stelzer, Gütersloh 1985, pp. 397-403; E. Lehmann, E. Schubert, Dom und Severikirche Erfurt, Stuttgart 1988; E. Drachenberg, Mittelalterliche Glasmalerei in Erfurt, Dresden 1990; G. Kaiser, Predigerkirche zu Erfurt, München-Zürich 1990; D. Heerwagen, Tourist-Stadtführer Erfurt, Berlin 1991; W. Blaha, Vom Bürgerhaus zum Kaiserpalast. Die kurmainzische Stadthalterei in Erfurt, München 1992; Deutsche Glasmalerei des Mittelalters. Bildprogramm, Auftraggeber, Werkstätten, Berlin 1992.I. Voss