Ergonomia
L'ergonomia (dal greco ἔργον, "lavoro, azione", e νόμος, "legge, regola, principio direttivo") è la disciplina scientifica che, utilizzando le conoscenze e i dati forniti da vari campi del sapere, studia il sistema uomo-macchina-ambiente con l'obiettivo di trovare soluzioni ottimali, adatte alle capacità e ai limiti psicofisiologici dell'uomo. Ambito di ricerca orientato inizialmente ai settori industriale e militare, l'ergonomia ha esteso la sua indagine a tutte le possibili interazioni uomo-macchina nei contesti di vita e di lavoro, al fine di migliorare l'efficienza produttiva, l'affidabilità dei sistemi, la prestazione e il benessere dell'uomo come operatore e utente.
L'ergonomia è un campo d'indagine che diventa oggetto d'attenzione in area anglosassone (Inghilterra e Stati Uniti) intorno agli anni Venti del 20° secolo, a seguito di studi fisiologici e psicotecnici riguardanti gli effetti delle condizioni del lavoro sulla salute e sul rendimento dei lavoratori. Alle sue origini, l'ergonomia era orientata solo allo studio dei rapporti dell'uomo con l'ambiente di lavoro e ai problemi della sicurezza, con specifiche ricerche su postura e geometria del corpo umano, disegno e progettazione dei posti di lavoro, movimenti dell'operaio in produzione, microclima, relazioni interpersonali nell'attività lavorativa. In questa prima fase storica, le principali discipline coinvolte furono la medicina del lavoro e la psicologia. Le inchieste e le ricerche sperimentali sulla prestazione umana non approdarono tuttavia a risultati pratici di rilievo.
Successivamente, il rapido sviluppo tecnologico nel settore militare durante la Seconda guerra mondiale, l'approntamento di macchine belliche di potenza, complessità e velocità di funzionamento tali da sottoporre gli addetti al loro impiego a stress notevoli, con la conseguenza di un rendimento non ottimale dei meccanismi o di un crollo operativo, imposero l'ideazione di equipaggiamenti più adatti alle capacità e ai limiti fisiologici e psicologici dell'operatore umano, e soprattutto lo studio stesso di tali limiti. Il problema dell'integrazione dell'uomo con la macchina in un unico sistema comportava una conoscenza approfondita delle funzioni e dei legami di tutti i suoi elementi, compreso l'operatore umano, e implicava, da una parte, l'utilizzazione costante e unitaria dei saperi applicabili al sistema, dall'altra, la ricerca sperimentale di dati attinenti alla tecnologia e all'adattamento del sistema alle capacità e possibilità dell'uomo. Questa impostazione, elaborata per lo studio dei sistemi di carattere militare, dimostrò la sua validità e applicabilità a tutti i diversi sistemi uomo-macchina. Ciò indusse, nel 1949, K.F.H. Murrel a costituire in Inghilterra, a Oxford, un gruppo di studiosi che in seguito diede vita alla Ergonomics research society (cui è legata la nascita dell'ergonomia), con una notevole apertura dei primi studi angloamericani verso l'interdisciplinarità e l'uso del nuovo termine ergonomics. Nella teoria di Murrell, che rappresenta il fondamento della nuova scienza, la macchina intesa come strumento di lavoro e l'uomo che vi è addetto costituiscono il sistema uomo-macchina; questo è inserito in un determinato ambiente e pertanto diventa il sistema uomo-macchina-ambiente. Ogni sistema è quindi costituito da un operatore umano, dai mezzi materiali di cui dispone, dai metodi che applica e dall'ambiente in cui opera. Gli studi in questo nuovo ramo della scienza ebbero ulteriore sviluppo con la costituzione, nel 1959, a Stoccolma dell'International ergonomics association, e a Roma, nel 1961, della Società italiana di ergonomia (SIE). Alcuni anni dopo, nel 1966, un gruppo di ricercatori milanesi fondò un'Associazione ergonomica italiana, la quale confluì successivamente nell'attuale SIE.
Nata da esigenze connesse ai settori industriale e militare, l'ergonomia non è rimasta limitata e circoscritta a questi ambiti, ma ha esteso il suo campo d'indagine ai rapporti che intercorrono fra l'uomo e l'ambiente in genere, occupandosi di tutte le possibili relazioni tra l'uomo, le macchine, le tecnologie, l'ambiente fisico-sociale, il contesto di vita, e utilizzando conoscenze multidisciplinari allo scopo di analizzare, progettare e valutare i sistemi che si sviluppano intorno all'uomo. Le caratteristiche psicofisiologiche dell'uomo costituiscono infatti i parametri fondamentali cui devono essere adattati non solo i mezzi, le macchine, l'ambiente, i metodi e l'organizzazione del lavoro, ma anche le abitazioni, gli agglomerati urbani in cui egli vive e opera, gli svariati oggetti di uso umano. Obiettivi fondamentali sono la ricerca di quell'equilibrio psicofisico e sociale che porta alla perfetta compatibilità tra la vita dell'uomo e tutto ciò che lo circonda, nonché il miglioramento dell'efficienza e affidabilità dei sistemi: scopo dell'ergonomia è, in sostanza, conseguire al tempo stesso la massima sicurezza, il massimo benessere e, infine, la massima efficienza.
Alla fine del 20° secolo l'enorme diffusione di tecnologie informatiche e della comunicazione che ha interessato tutte le attività quotidiane - dai settori del lavoro, della formazione, dell'istruzione e dell'addestramento, a quelli dello svago e del divertimento - ha posto in luce con maggiore evidenza le problematiche dell'interazione uomo-macchina. Ne sono scaturite nuove branche dell'ergonomia, come l'ergonomia cognitiva, il cui scopo è quello di rendere sempre più facile e 'amichevole', o intuitivo, il dialogo uomo-macchina. Tali aspetti, non più ristretti alle attività lavorative, trovano applicazioni importanti nell'uso di attrezzature in ambiente domestico e nel settore informatico: ergonomia del software e dell'hardware (tastiere, monitor, comandi ecc.) fino all'ergonomia del design degli oggetti. Gli attuali veloci cambiamenti organizzativi e culturali incidono sulla qualità del lavoro e della vita con forte e non sempre prevedibile impatto sociale: l'approccio ergonomico, in virtù del suo carattere pluridisciplinare, offre allora un contributo rilevante alla progettazione attiva e consapevole delle nuove tecnologie e dell'ambiente fisico e sociale, come il governo dei processi di trasformazione, riuscendo a cogliere la complessità delle interazioni dalle quali dipendono sia il grado di soddisfazione sia quello di benessere dell'uomo. In tab. 1 sono elencati, in modo esemplificativo e non esaustivo, alcuni degli ambiti di indagine e di ricerca degli studi ergonomici, che sono orientati alla ricerca del benessere psicofisico delle persone nel loro ambiente di vita e di lavoro.
L'ergonomo è la figura professionale in grado di valutare la qualità del lavoro, degli strumenti, dei prodotti e delle attività quotidiane, nonché di analizzare e progettare l'interazione tra i sistemi di vita e di lavoro e le caratteristiche fisiche, mentali e socioculturali dell'uomo, inteso sia come operatore sia come utente. Alla base della formazione dell'ergonomo figura l'osmosi tra scienze umane, biomediche, fisiche e tecniche, che lo abilita a convertire in capacità progettuale le sue conoscenze sui bisogni dell'uomo; l'ergonomo, infatti, considera lo svolgimento delle attività nelle diverse situazioni ambientali e le progetta in rapporto a esigenze di vario tipo: antropometrico, biomeccanico, fisiologico, cognitivo, psicologico, sociale e culturale.
L'ergonomia fa riferimento in generale al processo di progettazione e include una responsabilità di tipo tecnico, ma essenzialmente comporta una prospettiva funzionale, ossia centrata sulla dimensione d'uso di prodotti, tecnologie, procedure organizzative, ambienti di vita e di lavoro. La professione dell'ergonomo prevede attività diagnostiche (in relazione all'affidabilità dei sistemi uomo-macchina), progettuali (con particolare attenzione alle valutazioni funzionali orientate all'utilizzatore), di coordinamento e integrazione delle competenze, di gestione di gruppi di lavoro multidisciplinari. Di conseguenza l'esercizio della professione di ergonomo fa riferimento a un vasto corpo di discipline e teorie da cui vengono attinte conoscenze tecnologiche, biomediche e psicosociali, a un insieme di metodologie e di tecniche applicative, a una manualistica, a una normativa specifica.
Tra le discipline, l'anatomia e l'antropologia, determinando le caratteristiche del corpo umano in senso statico e dinamico, offrono i dati per un miglior ordinamento del posto di lavoro e degli strumenti in funzione della posizione dell'operatore durante l'esecuzione del compito, dell'accessibilità dei comandi, della percezione dei segnali. La fisiologia generale e quella del lavoro forniscono conoscenze indispensabili sul funzionamento delle capacità dell'organismo e sulle variazioni dovute all'attività. Lavoro statico o dinamico, costo energetico dei movimenti, impegno sensoriale, elaborazione delle decisioni, ripercussione del lavoro sull'organismo rappresentano parametri fondamentali per la sistemazione del posto di lavoro (seduto, in piedi), la definizione dei ritmi, la dislocazione dei dispositivi di comando (leve, pedali, interruttori, pulsanti ecc.), degli impianti di segnalazione (indicatori visivi, luminosi, acustici, tattili), per il controllo dell'ambiente fisico (temperatura, umidità, rumori, vibrazioni). La medicina del lavoro apporta le sue conoscenze in merito alla protezione contro i rischi e i danni alla salute; la psicologia definisce i parametri del comportamento umano e controlla l'adattamento dell'uomo al posto di lavoro, mentre la sociologia analizza gli eventi che scaturiscono dai rapporti gerarchici e di gruppo. Queste e altre discipline forniscono in tal modo i principi e i dati di ordine biologico, fisiologico e psicologico dai quali discendono criteri immediatamente operativi che, integrati con i dati tecnici specifici, possono realizzare l'adattamento del sistema uomo-macchina-ambiente alle possibilità e ai limiti dell'uomo. Tale impostazione può essere attuata in fase di progettazione (ergonomia di concezione) o applicata per il miglioramento dei sistemi esistenti (ergonomia di correzione), fino ad assumere la caratteristica di ergonomia individuale (adattamento di un determinato lavoro a un determinato individuo, come nel caso di soggetti disabili o anziani).
Il gruppo di lavoro HETPEP (Harmonising European training programs for the ergonomics profession) ha proposto un modello di formazione di base di riferimento comune a tutti i paesi dell'Unione Europea. La professione di ergonomo è riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale e attualmente può essere certificata a livello nazionale dalle stesse società di ergonomia, a livello europeo dal CREE (Centre for registration of European ergonomists) sulla base di criteri formativi e professionali.
Il raggiungimento dello scopo che la scienza ergonomica si prefigge (grado di soddisfazione e di benessere dell'uomo ottenuto dallo studio e dall'analisi di parametri oggettivi) può spesso essere valutato attraverso un'indagine su un campione rappresentativo di soggetti (parametri soggettivi) della popolazione interessata all'intervento o all'approccio ergonomico intrapreso. Normalmente l'inchiesta di valutazione porta a indicazioni valide sullo stato di benessere raggiunto; l'indice utilizzabile è analogo a quello usato nel settore del microclima, che rileva la percentuale di soggetti non soddisfatti: quando solo il 10% non raggiunge lo stato di soddisfazione sperato, si può affermare che l'ergonomia ha perseguito lo scopo che si è posta (è poco probabile che una soluzione a problemi attinenti l'uomo possa soddisfare il 100% della popolazione in esame). Per la valutazione dell'ergonomia del microclima si definisce, dal modello matematico di Fanger, un indice PMV (Predicted mean vote, "voto medio previsto"; fig. 2). Il PMV è calcolato rilevando cinque parametri legati al microclima e alla sensazione di caldo o di freddo (temperatura dell'aria, temperatura radiante, umidità, attività del soggetto attraverso il metabolismo e l'isolamento termico del vestiario). Generalmente si può rappresentare su una scala opportuna di valori (per es. un indice previsionale da 0 a 100) la percentuale di risposte soggettive di un insieme rappresentativo di persone al variare dei parametri di scelta ergonomica. Per es., una nuova macchina (automobile, elettrodomestico, impianto ecc.) coinvolge numerosi parametri (prestazioni, costo, geometria, sicurezza, funzionalità ecc.): mediante l'individuazione di un indice previsionale, che rappresenti la loro interazione in rapporto al gradimento e alla diffusione del prodotto legati alla sua ergonomia (uomo-macchina), si può ottimizzare il risultato finale. L'ergonomia, pianificando le scelte degli indirizzi della ricerca, dello sviluppo scientifico e del governo delle tecnologie, tende a una progettazione tipicamente antropocentrica (uomo-ambiente, uomo-macchina, uomo-uomo) con l'obiettivo del benessere psicofisico dell'uomo, basato sulla creatività e l'efficienza di tutto quanto circonda la sua vita. In un prossimo futuro, la scienza dell'ergonomia si estenderà e porterà a una forte sinergia tra la sua concezione antropocentrica e un nuovo indirizzo di tipo 'universale', nel senso che si fonda sullo studio e la ricerca di equilibrio e sintonia fra i desideri umani e le interazioni con l'esterno in termini di costi, di energia ed effetti sull'ambiente (universo). È un equilibrio dinamico, con più punti di stabilità, non deterministico ma basato su innumerevoli interazioni fra l'essere umano (ricerca del benessere quale singola entità psicofisica) e tutto quanto è intorno a lui (uomini, macchine, ambiente, economia, lavoro).
E. Grandgean, Il lavoro a misura d'uomo, in Trattato di ergonomia, Milano, Edizioni di Comunità, 1986.
G.M. Mattia, 'RASTI'. Una nuova metodica di misura oggettiva standardizzata per la valutazione della qualità acustica degli ambienti, in Atti del Convegno dell'AIA (Associazione italiana di acustica): Sorrento 9-11 aprile 1986, Roma, ESA, 1986, pp. 321-24.
Id., Gli agenti fisici. Il rumore ergonomico, in Atti del XXIII Congresso nazionale AIA 95: Bologna 12-14 settembre 1995, Bologna, Esculapio, 1995, pp. 119-24.
Id., Valutazione dell'ergonomia acustica negli ambienti di lavoro, Roma, Brüel Acoustics, 1996.