Moss, Eric Owen
Architetto statunitense, nato a Los Angeles il 25 luglio 1943. Dopo aver conseguito nel 1965 il bachelor of arts, alla University of California di Los Angeles, ha proseguito i suoi studi presso l'università di Berkeley (master in architettura, 1968) e di Harvard (secondo master in architettura, 1972). Ha insegnato in Europa, a Copenaghen e a Vienna, e negli Stati Uniti: dal 1974, in particolare, presso il Southern California Institute of Architecture (Sci-Arc) di Los Angeles, di cui è divenuto direttore nel 2002.
Nel 1973 ha fondato lo studio Eric Owen Moss Architects. Sin dalla fine degli anni Settanta si è segnalato come uno dei progettisti più colti, creativi e sperimentali sulla scena di Los Angeles rivelando, nel tempo, un grande talento per l'elaborazione delle forme architettoniche, per un uso creativo e originale dei materiali da costruzione e, soprattutto, per la straordinaria capacità di intervenire sulle preesistenze, rispettandone le qualità originarie e al tempo stesso rinnovandone radicalmente l'immagine e reinventandone con sapienza la spazialità interna, in sintonia con la contemporanea cultura postindustriale.
Gli esordi professionali lo hanno visto impegnato in alcune ristrutturazioni di case unifamiliari che hanno subito attirato l'attenzione della critica: si ricordano la 708 House a Pacific Palisades (1979-1982), che prende nome dall'esibizione grafica sulla facciata del suo stesso numero civico, e la Petal House (1982-1984), posta a ridosso della congestionata intersezione fra la Santa Monica e la San Diego Freeway, il cui nome deriva invece dalle falde del tetto che si aprono, come i petali di un fiore, a formare un terrazzo panoramico sul quale è posta una piccola piscina.
Gli incarichi più impegnativi sono arrivati a M. alla fine degli anni Ottanta e sono per lo più concentrati a Culver City, una delle molte municipalità che fanno parte dell'area metropolitana di Los Angeles, fondata nel 1913 dall'imprenditore H.H. Culver (1880-1946) e resa celebre dagli studi cinematografici che vi si installarono solo pochi anni più tardi e con grande successo. Degradatasi fisicamente e socialmente nel tempo, la zona era stata parzialmente abbandonata e aveva vissuto una lunga stagione di crisi culminata con i gravi disordini verificatisi nel 1992 a South Central Los Angeles. I principali proprietari delle aree, gli imprenditori F. e L. Samitaur Smith, decisi a puntare sulla qualità architettonica per valorizzare il proprio patrimonio immobiliare hanno dunque richiesto a M. di intervenire. La risposta dell'architetto si è configurata con una serie di soluzioni puntiformi indipendenti e tuttavia pensate all'interno di un'unitaria e intelligente strategia.
I risultati di tale programma di riconversione hanno portato al recupero e al parziale rifacimento di molti complessi dismessi, senza per questo snaturarne i peculiari caratteri architettonici. Fra i molti esempi si ricordano la sede del Gary Group (1988-1990), la Paramount Laundry (1987-1989) e la Lindblade Tower (1987-1989); The Box (1990-1994); il Samitaur Office Block (1989-1996), volume arditamente sospeso al di sopra di una serie di piccoli edifici preesistenti, che ha poi ospitato la sede della Kodak Cineon; l'edificio al 3535 di Hayden Avenue (1994-1997); lo Stealth (1993-2001), nera fabbrica lunga cento metri e dalle forme aerodinamiche, tese e sfuggenti, come suggerisce il nome, che rinvia al celebre aereo invisibile ai radar; The Beehive (1996-2001); The Umbrella (1996-1999); l'edificio al 3555 della stessa Hayden Avenue (2006), costituisce ancora il recupero di una preesistenza industriale.
Degna di essere segnalata è anche l'installazione Dancing bleachers per il Wexner Center for the Arts di Columbus (OH) realizzata nel 1998 in occasione della mostra Fabrications, organizzata congiuntamente al Museum of Modern Art di New York e al San Francisco Museum of Modern Art.
Contemporaneamente M. si è anche cimentato con una serie di progetti alla scala urbana quali il master plan per l'isola di Ibiza (1996), le risistemazioni del porto di Düsseldorf (1998) e del centro storico di San Pietroburgo (2001).
Fra i suoi molti testi a carattere teorico si ricorda il volume Gnostic architecture pubblicato nel 1999.
bibliografia
P. Giaconia, Eric Owen Moss. L'incertezza del fare, Milano 2006.