LUDENDORFF, Erich
Generale prussiano, nato il 9 aprile 1865 a Kruszewnia presso Posen. A 19 anni sottotenente di fanteria, prestò poi servizio nello Stato Maggiore. Fu capo sezione del riparto mobilitazione presso il corpo di Stato Maggiore, e in tale carica nel 1912 decise il capo di Stato Maggiore, H. von Moltke, a proporre al cancelliere la richiesta dell'assegnazione straordinaria di un miliardo di marchi al bilancio della guerra. Nell'aprile 1914 fu promosso generale. Scoppiata la guerra mondiale e assegnato come i° quartiermastro alla 2ª armata, L. ottenne di marciare con le truppe che sotto il comando del generale O. von Emmich dovevano effettuare il colpo di mano su Liegi. L. seguì una delle colonne, e, morto il comandante di essa, ne assunse il comando, riuscendo a penetrare tra i forti, mentre le altre brigate laterali furono respinte. Nella notte dal 6 al 7 L., precedendo per un equivoco le truppe, si presentò solo in automobile alla cittadella, ottenendone la resa.
Il 22 agosto 1914 fu nominato capo di Stato Maggiore dell'8ª armata, il cui comando era stato affidato a Hindenburg. Conseguite dalla detta armata le due vittorie di Tannenberg e dei Laghi Masurî, il 14 settembre, L. fu trasferito, come capo di Stato Maggiore, a un'armata che si raccoglieva a Breslavia per aiutare gli Austriaci e della quale L. propose, e ottenne, che il comando fosse assunto da Hindenburg. Con le operazioni nella Polonia, e specialmente con la battaglia di Łódź (16 novembre-15 dicembre), L. arrestò l'avanzata dei Russi. Un trasferimento di L. avvenuto nel gennaio 1915 fu revocato su richiesta di Hindenburg, e questi due capi rimasero poi uniti sino alla fine della guerra. Quando nell'agosto 1916 l'imperatore nominò Hindenburg capo di Stato Maggiore dell'esercito, L. partecipò al suo fianco alla responsabilità delle operazioni.
Il L. fu sostenitore della guerra sottomarina a oltranza, che provocò la rottura con l'America (3 febbraio 1917). Le sconfitte conseguenti all'entrata in azione delle forze americane, indussero finalmente il L. (29 settembre 1918) a consigliare al governo una richiesta di armistizio; ma quando il 23 ottobre seppe che Wilson chiedeva la resa della Germania, indirizzò un proclama all'esercito inteso a respingere proposte umilianti. Vedendo in ciò una contraddizione, il governo ottenne dall'imperatore il congedo di L.
Fedele sempre a Hindenburg, si ritirò, dopo l'armistizio, per qualche tempo in Svezia, di dove tornò nella primavera del 1919. Insieme con il colonnello Max Bauer divenne ispiratore dell'azione del gruppo di estrema destra avverso alla costituzione repubblicana. Ebbe così parte notevole nel putsch di W. Kapp (marzo 1920) e in successivi maneggi che ebbero per centro Monaco. Ma l'uno e gli altri fallirono; né migliore esito ebbe il tentativo del novembre 1923, nel quale egli si era associato a Hitler. Nel 1924 fu membro del Reichstag nel gruppo nazional-socialista, al quale si era intanto accostato. La sua candidatura alla presidenza del Reich nel 1925 fu un grandioso insuccesso. Da allora si è quasi del tutto ritirato dalla vita politica.
Scrisse Meine Kriegserinnerungen 1914-1918 (Berlino 1919, traduzione italiana, Milano 1920); Kriegführung und Politik (Berlino 1922); Urkunden der obersten Heeresleitung über ihre Tätigkeit 1916-1918 (Berlino 1921). Pubblicò inoltre numerosi scritti minori di carattere polemico, combattendo gli Ebrei, la massoneria e il Cattolicismo e propugnando l'avvento di una religione puramente "germanisch-völkisch"; in questo atteggiamento si sente l'influenza della sua seconda moglie Mathilde Spiess, autrice tra l'altro, di Deutscher Gottsglaube (Lipsia 1926) ed Erlösung von Jesu Christo (Monaco 1931), violento libello contro il cristianesimo e la figura di Cristo.
Bibl.: Numerose le biografie e gli scritti su Ludendorff. Notevoli quelli del Buat, viziati tuttavia dal preconcetto della superiorità francese. Un sereno giudizio è quello dato dal gen. von. Kuhl, Der Weltkrieg 1914-1918, Berlino 1929; vedi anche W. Spickernagel, L., Berlino 1919; K. Lehmann, L.s Schuld an der milit. Katastrophe, Lipsia 1920; H. Delbrück, L.s Selbstporträt, 10ª ed., Berlino 1922.