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SCHMIDT, Erich

di Vittorio Santoli - Enciclopedia Italiana (1936)
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SCHMIDT, Erich

Vittorio Santoli

Storico della letteratura tedesca, nato a Jena il 20 giugno 1853, morto a Berlino il 30 aprile 1913. Scolaro di Schulpforta, allievo di W. Scherer, fu successivamente professore a Strasburgo (1877) e a Vienna (1880), direttore dell'archivio goethiano di Weimar (1885), professore dal 1887 a Berlino.

Esordì con una tesi su Reinmar von Hagenau und Heinrich von Rugge (1874), nella quale affrontava questioni di attribuzione in base a considerazioni d'ordine stilistico-grammaticale, trascurando però il problema della costituzione dei codici. In rapida successione seguirono il volume Richardson, Rousseau und Goethe (1875), derivato allo studio della dizione letteraria nella quale rientra il Werther; e scritti minori sulla letteratura tedesca nella seconda metà del Settecento, biografici (H. L. Wagner, Goethes tragendgenosse, 2ª ed. 1879; Lenz und Klinger, 1878) e documentarî (Beiträge zur Kenntniss der klopstockschen Jugendlyrik, 1880; Lenziana, nei Rendiconti di Berlino, 1901). In questa sfera, e anche in senso assoluto, la sua opera maggiore resta il Lessing (1884-92, 3ª ed. 1909): un'ampia vita che ben rispecchia l'ingegno dello Sch., preciso nella descrizione di uomini e cose, diligente nell'osservazione letteraria, alieno dalla speculazione. Queste qualità dell'ingegno dello Sch. sono confermate anche dagli altri suoi scritti, mentre il discorso Die literarische Persönlichkeit (1909) è estrinseco, niente di nuovo porta lo scritto Die Anfänge der Literatur und die Literatur der primitiven Völker (1906, in Die Kultur der Gegenwart, P. I., sez. VII); istruttivi restano i saggi letterarî e di storia della cultura raccolti nelle Charakteristiken (1886-1901). Intese essere filologo; e come tale diede opera a svariate edizioni, di H. von Kleist, L. Uhland, O. Ludwig, ecc., ma soprattutto del Goethe, di cui curò il Faust e gli Xenien: il suo lavoro filologicamente forse più pregevole. A Weimar ebbe la fortuna di scoprire il manoscritto dell'Urfaust.

A. v. Weilen, E. Sch., in Biograph. Jahrbuch und deutscher Nekrolog del Bettelheim, XVIII (1913), Berlino 1917, pp. 154-77; G. Roethe, in Sitzungsb. d. preuss. Akademie, 1913, 617-24. Ai ricordi e aneddoti raccontati dai biografi ne aggiunge uno gustoso A. Farinelli, in Nuova Antologia, 1 maggio 1934, pp. 39-40.

Vedi anche
Vienna (ted. Wien) Città dell’Austria (1.678.600 ab. nel 2008; 2.000.000 ab. nel 2009, considerando l’intera agglomerazione urbana), capitale dello Stato e del territorio autonomo omonimo. Sorge all’estremità settentrionale del Wiener Becken, nel punto in cui questo maggiormente si incunea tra la Selva Viennese ... Berlino (ted. Berlin) Città della Germania (3.429.870 nel 2008), capitale federale e del Land omonimo; posta lungo le rive della Sprea, alla confluenza nel fiume Havel (affluente dell’Elba), in una pianura sabbiosa circondata da colline.  ● La posizione geografica e una fitta rete di canali navigabili – che ...
Vocabolario
èrica
erica èrica s. f. [lat. scient. Erica, dal gr. ἐρίκη o ἐρείκη, lat. class. erīce]. – Genere di piante ericacee con numerose specie dell’Africa merid., e poche, ma assai diffuse, dei paesi mediterranei: sono suffrutici, arbusti o piccoli...
èrice
erice èrice s. m. [lat. scient. Eryx, dal nome del mitico eroe Erice (gr. ῎Ερυξ, lat. Eryx), figlio di Posidone, ucciso in una lotta da Eracle]. – Genere di piccoli serpenti della famiglia boidi, a cui appartiene Eryx thebaicus, lungo circa...
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