ERILLO ("Ηριλλος, Herillus) di Cartagine
Filosofo stoico del sec. III a. C., scolaro di Zenone di Cizio. Allontanatosi alquanto, nelle sue dottrine, da quelle del maestro e dall'interpretazione, che poi divenne canonica per lo stoicismo antico, datane da Cleante e da Crisippo, diede origine alla scuola dissidente degli ‛Ηρίλλειοι.
Delle sue opere, non vaste ma dense, e del suo pensiero abbiamo notizia principalmente da Diogene Laerzio (VII, 165). Fine supremo era per E. la sapienza (ἐπιστήμη), definita come "salda attitudine razionale di fronte alle apparenze". Di qui una sorta d'intellettualismo, che non quadrava con la sopravalutazione stoica della pratica e doveva esser la prima origine di quella distinzione del fine supremo (il τέλος, posto nella sapienza, e seguito solo dai saggi) da un fine di secondo grado (l'ὑποτελίς, e cioè, verosimilmente, la vita pratica conforme a natura, che per Zenone era il fine massimo) la quale doveva apparire come la più caratteristica delle innovazioni filosofiche di E.
Bibl.: Per i frammenti v. H. v. Arnim, Stoicorum vet. fragm., I, Lipsia 1905, p. 91 segg.; per la loro interpretazione, id., in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, coll. 683-84. Dello studio in N. Saal, De Aristone Chio et Herillo Carthaginiensi stoicis commentatio, uscì solo la prima parte (Colonia 1852) concernente Aristone.