GIULIARI, Eriprando Maria
Nacque a Verona, nella parrocchia di S. Vitale, il 15 febbr. 1728, dal conte Girolamo e da Beatrice dei conti Dalla Torre, in una delle più illustri famiglie del patriziato veronese, anticamente denominata Oliari e presente nel Consiglio nobile dalla sua costituzione (1405) all'abolizione, ma già prima insignita dall'imperatore Carlo IV del titolo di conte palatino con diploma del 3 ag. 1369, rinnovato dalla Repubblica veneta con decreto 14 genn. 1704. Scarse sono le notizie sulla vita del G.: infatti, pur essendo vissuto per oltre trent'anni nella Compagnia di Gesù, morì nel periodo durante il quale essa era soppressa, cosicché né gli archivi della curia generalizia in Roma né quelli della provincia veneto-milanese presso l'Aloysianum di Gallarate posseggono documentazione biografica su di lui, mentre le fonti a stampa forniscono quasi esclusivamente notizie sulle sue pubblicazioni.
Dei primi studi dunque si sa molto poco: presumibilmente si svolsero dapprima in famiglia, com'era uso della nobiltà dell'epoca, poi presso le scuole gesuitiche di S. Sebastiano a Verona e in quelle di Modena. Comunque dovette sviluppare presto interessi letterari ed eruditi, perché da giovane frequentò le dotte accademie "del giovedì" tenute nel proprio palazzo dal marchese S. Maffei. Il 22 ott. 1748 il G. entrò a far parte della provincia veneta della Compagnia, passando in seguito al collegio di Piacenza, dove venivano riuniti i giovani loyoliti dopo due anni di noviziato e dove allora insegnava il padre G. Pellegrini, celebre predicatore e panegirista con lui imparentato, del quale il G. divenne il discepolo preferito e accanto al quale visse e lavorò, come egli stesso afferma, "per cinque lustri nei gesuiti e per altrettanti dopo la soppressione a Verona, in quasi quotidiana frequentazione". Esercitando mansioni di revisore per la stampa delle prediche e di altri scritti del Pellegrini, il G. poté crearsi una solida base in quel campo, della quale si servì in seguito per procedere con successo a esperienze personali. Per alcuni anni fu quindi maestro delle scuole minori nel collegio di Piacenza, per passare poi a Bologna, dove fu incaricato di spiegare le sacre scritture al popolo nella chiesa della Compagnia (Sommervogel, III, col. 1477) e dove lo sorprese lo scioglimento dell'Ordine nel 1773. Rientrato in famiglia a Verona, vi trascorse il resto dei suoi giorni come semplice abate, dedicandosi alla predicazione e alle sue pubblicazioni, ma anche collaborando al funzionamento della stamperia che un nipote ex fratre, Bartolomeo, aveva creato nel suo palazzo e che sopravvisse, pur tra gravi difficoltà, fino al 1827.
Il G. raccolse anche una cospicua biblioteca, che unitamente ai suoi manoscritti lasciò a Bartolomeo, il quale l'arricchì notevolmente sistemandola nel proprio palazzo. Le successive generazioni della famiglia donarono in parte i manoscritti alla Biblioteca civica di Verona. L'esperienza bolognese aveva affinato le innate qualità oratorie del G., da tutti definite eccezionali: egli poté, così, iniziare a Verona, nella chiesa di S. Lorenzo, una lunga serie di prediche, proseguita per vari anni, specialmente nei periodi quaresimali e sempre con grande affluenza di pubblico, sotto l'egida della Pia Società di S. Giacomo di Galizia, della quale fu membro attivo.
Di tali Sacre orazioni era stata appena intrapresa la pubblicazione presso la tipografia di famiglia, quando nel 1805 la morte del G. bloccò l'iniziativa: vennero stampati solo i primi fogli, col frontespizio e la dedica a S. Bettinelli. Anche a Roma ne era stata programmata la pubblicazione, ma neppure essa ebbe mai luogo: tuttavia presso l'Archivio della curia generalizia dei gesuiti esiste (Opp. NN. 286, 222 fogli) una Nota delle opere manoscritte dell'abate E. G. datedal medesimo per stamparsi. Di tale manoscritto, unica documentazione di quelle celebrate prediche, si fornisce qui il sommario, che dà un orientamento sulle tematiche svolte dal G.: Le Ceneri, c. 4; Del culto esterno, c. 13; Dell'invidia, c. 29; Che cosa è l'uomo?, c. 45; La felicità, c. 57; Fede, c. 66; Dell'irreligione, c. 78; Contro allo spirito d'irreligione, c. 91; Abitopeccaminoso, c. 105; Il giusto moribondo, c. 118; Il giudizio, c. 129; Il paradiso, c. 146; Incontinenza, c. 159; Vita oziosa evita troppo occupata, c. 173; Panegirico di s. Francesco Saverio apostolo delle Indie, c. 185; Panegirico di s. GianfrancescoRegis, c. 199; Panegirico di s. StanislaoKotska, c. 211.
Delle pubblicazioni del G. la prima fu anche la più importante, e quella che gli diede rinomanza: si tratta di Le donne più celebri della santa nazione. Conversazioni storico-sacro-morali… (su Sara, Rebecca, Judith, Esther ecc.), Verona 1782, una serie di piccole monografie in forma di dialoghi, di notevole eleganza, di piacevole approccio e in buona lingua, tanto che G.F. Galeani Napione (in Dell'uso e dei pregi della lingua italiana…, Torino 1791) addusse questo lavoro del G. a prova della falsità della convinzione corrente che la forma dialogica non si addica alla storia sacra. Il successo fu enorme, come si può giudicare dal numero delle edizioni e ristampe: la seconda (Verona 1783) fu accresciuta da 288 a 396 pagine; una terza si ebbe sempre a Verona nel 1790; una quinta (della quarta mancano notizie), arricchita di un Ragionamento sullacreazione, ancora a Verona nel 1797 (è la prima opera del G. stampata nella tipografia Giuliari); seguirono varie ristampe (Prato 1802, in 4 voll.; Venezia 1806 e 1824; Milano 1830; Napoli 1846 e 1855). In difesa dell'insegnamento dei gesuiti a Verona, criticato in un De vita et scriptis Hieronimi Pompeii Veronensis premesso a una raccolta delle Opere del Pompei (Verona 1790), il G. pubblicò brevi Notizie del conte Giuliariintorno al Pompei (ibid. 1790).
Avendo rinvenuto delle lezioni scritturali inedite dell'amatissimo maestro Pellegrini, scomparso nel 1799, curò presso la stamperia Giuliari l'edizione di alcune col titolo Debora, Jefte e Giona, accompagnate da una sua prefazione anonima (ibid. 1802), e di altre con quello di Lezioni postume (ibid. 1805, 2 voll.). Inoltre, sull'onda dei festeggiamenti per la liberazione dai Francesi, diede alle stampe, sempre nella tipografia di casa, Al popolo veronese, orazione postuma dell'abbate Giuseppe contePellegrini (ibid. 1800), cui nella seconda edizione (stesso luogo e anno) aggiunse un Elogio dell'autore scritto dall'abbate EriprandoGiuliari (pp. 1-39) e le Rime in morte diAmaritte del Pellegrini, dedicando l'opera al Bettinelli, il quale nel 1796-97 era stato per 15 mesi rifugiato in casa del Giuliari. Seguirono piccoli lavori d'occasione, come Le nozze oggetto di felicità… per il matrimonio del marchese A. Bellisomi con la marchesa G. Lando (ibid. 1800), Della felicità. Ragionamento (Piacenza 1800), In morte di Carlo Morioni. Versi (Verona 1805).
Il G. morì a Verona il 24 nov. 1805.
Fonti e Bibl.: Verona, Bibl. civica, ms. 56 (1476), poesie estemporanee del G.; ms. 277 (1462), due volumi di opere varie del G., in parte autografe (uno di prose, cc. 1-463, e uno di poesie, cc. 1-304); ms. 536 (1391), Riflessioni sul nuovo piano di pubblica istruzioned'Antonio Zamboni (circa 1801), cc. 1-28; ms. 764 (1714), Piano del giorno di ritiro da farsi ogni mese dalle sig.re educande di S. Cristoforo, cc. 1-44; Verona, Archivio della Parrocchia di S. Vitale, Liber baptismatum, 15 febbr. 1728 (vi figurano i nomi dei genitori del G.); G.A. Moschini, Storia della letteratura veneziana delsecolo XVIII fino ai nostri giorni, I, Venezia 1806, pp. 122 s.; L. Federici, Elogi istorici de'piùillustri ecclesiastici veronesi, III, Verona 1819, pp. 192 s.; B. Gamba, E. G. veronese, in Galleria dei letterati ed artisti più illustridelle provincie austro-venete…, I, Venezia 1822, pp. n.n.; A. Lombardi, Storia della letteraturaitaliana, IV, Venezia 1832, libro 2, pp. 12 s.; Lettere inedite d'illustri italiani che fiorirono dal principio del secolo XVIII ai nostri tempi, Milano 1835, pp. 31 s.; Lettere inedite di quarantaillustri italiani del secolo XVIII, Milano 1836, pp. 118-123 (lettere del G. al Rosmini); G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia e i suoiultimi cinquant'anni. Appendice, Venezia 1857, p. 129; G.B.C. Giuliari, La biblioteca Giuliariin Verona, in Giornale delle biblioteche (Genova), III (1869), nn. 21 e ss.; Id., Della tipografia veronese,saggio storico, Verona 1871, pp. 134 ss. (cap. VI, La tipografiaGiuliari); C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagniede Jésus, III, Bruxelles-Paris 1892, coll. 1477 s. (vedi anche I, col. 769, s.v.Baggi Valère, e IX, col. 415); Fra donne epoeti nel tramonto della Serenissima…, a cura di N. Vaccalluzzo, Catania 1930, p. 247; G. Natali, Il Settecento, Milano 1936, pp. 1120, 1188; M. Parenti, Aggiunte al Dizionario… di C. Frati, II, Firenze 1959, pp. 132 s. (con ritratto); E. Sandal, La libreria veronese diG.B.C. Giuliari, in Il canonico veronese G.B.C.Giuliari: religione, patria e cultura nell'Italia dell'Ottocento. Atti della Giornata di studio, … 1993, a cura di G.P. Marchi, Verona 1994, pp. 279-297; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon desKaiserthums Österreich, V, p. 200; G.B. Di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico…, I, Pisa 1886, s.v.; H. Hurter, Nomenclator literarius theologiaecatholicae, V, 1, p. 674; Inventari dei manoscritti delle bibliotecheitaliane, a cura di G. Mazzatinti, LV (Bibl. civica di Bassano del Grappa), p. 149 (ms. 3063, quattro lettere da Piacenza e Verona dal 4 nov. 1754 al 18 luglio 1803); LVIII (Bibl. civica di Bassano del Grappa), p. 155 (mss. 3537-3540, lettere all'abate A. Golini dal 15 genn. 1760 al 6 febbr. 1782).