ERITROMELALGIA (dal gr. ἐρυϑρός "rosso", μέλος "membro", e ἄλγος "dolore")
È un processo morboso caratterizzato da crisi di rossore e di dolore agli arti. Non è frequente e colpisce a preferenza i maschi. Le cause sono oscure: l'alcoolismo, il tifo, la sifilide, l'influenza, il reumatismo articolare, ecc., sono state messe in discussione. Frequente è l'eredità nervosa. Il primo sintomo è il dolore, che compare soprattutto agli arti inferiori nella stazione eretta, nella deambulazione e che scompare col riposo. Segue poi il gonfiore nella stessa zona ove s'avverte dolore: le vene sono turgide, le arterie pulsano con violenza. Non si producono infossamenti comprimendo la zona tumefatta. La cute diviene rosea, a volte rosso-cupo ed è più calda delle parti circostanti. V'è iperidrosi. Questi sintomi a volte sono unilaterali, a volte bilaterali, compaiono a crisi e colpiscono in genere i piedi, meno frequentemente le mani. Però la sindrome può estendersi alle gambe, alle cosce, alle avambraccia, alle braccia e perfino alla faccia, ai lobuli delle orecchie, alle mammelle, ai testicoli, ecc. Quando le crisi sono passate le parti ritornano normali: a volte però la regione colpita rimane un po' arrossata. Il decorso è estremamente variabile. L'eritromelalgia si associa frequentemente alla malattia di Raynaud (sincope locale, asfissia e talvolta cancrena secca simmetrica). R. Leriche fa dipendere questa sindrome da alterazione simpatica dell'innervazione periarteriosa. Egli consiglia perciò quale cura l'escissione per la lunghezza da 7 a 10 centimetri della guaina cellulare periarteriosa.