MONALDESCHI, Ermanno (Manno)
– Nacque a Orvieto nella prima metà del XIII secolo da Cittadino, esponente di rilievo nella vita pubblica orvietana, a differenza del padre Beltramo, a sua volta fratello dell’iniziatore della fortuna della discendenza monaldesca, Monaldo, e di Simone, al quale pare che Beltramo fosse accomunato da un ruolo secondario nelle vicende della famiglia.
Cittadino assunse ruoli di primo piano nel quadro dei rapporti con le città contermini di Siena, di Firenze e di Perugia, oltre che nelle politiche intraprese dal Comune nei riguardi dei centri minori dell’Orvietano. Nel giugno del 1235, il padre del M. tornava a Orvieto in un contingente di prigionieri che i Senesi consegnavano nelle mani del vescovo Prenestino, mediatore tra le due città in conflitto, dopo che circa un ventennio di alleanza tra Siena e Orvieto aveva, tra l’altro, portato un esponente dei Monaldeschi, Pietro di Monaldo, a ricoprire la carica di podestà in Siena. Il 4 luglio, Cittadino era presente ai patti che Orvieto strinse con Firenze in funzione anti-senese. Da quel momento in poi, la figura del padre del M. torna a più riprese, sia in atti di politica e di amministrazione interna al territorio orvietano, sia in ulteriori momenti di grande rilevanza per Orvieto, in rapporto ad altre città: per esempio, fu proprio Cittadino a rappresentare il Comune di Orvieto ai patti stretti con Perugia, Narni, Spoleto e Assisi il 28 febbr. 1251.
Seguendo e sopravanzando le orme del padre per dinamismo e intraprendenza, il M. non solo assunse ruoli di primo piano dentro la realtà orvietana, ma divenne protagonista di una dimensione politica che andava ben oltre la città di origine. Infatti, nel corso dei quasi cinquant’anni durante i quali è documentato, il M. ricoprì ruoli di rilievo assoluto in diversi scenari della penisola italiana, come esponente di alto livello della parte guelfa e ricoprendo incarichi di prestigio in territori e città fedeli allo schieramento filo-papale.
Del resto, anche il fratello del M., Monaldo detto Ciarfaglia, appare impegnato nella vita pubblica orvietana; soprattutto, i Monaldeschi discendenti da Cittadino appaiono assai dotati di patrimonio terriero già nel 1292, anno di redazione di un catasto. Tutto ciò si inserisce nel più generale quadro dei mutamenti avvenuti intorno alla metà del secolo XIII che produssero una congiuntura generale favorevole a famiglie come quella dei Monaldeschi. Essi appartenevano, infatti, a quello strato sociale delle famiglie di nobiltà minore che erano riuscite meglio della vecchia aristocrazia comitale - la cui potenza procedeva dagli incarichi funzionariali di età carolingia e postcarolingia - ad adeguarsi alle mutate condizioni politiche generali, inserendosi in ruoli di spicco nei nascenti Comuni cittadini. Nella prima metà del secolo XIII, la famiglia aveva conosciuto una parabola ascendente in Orvieto non diversa da quella dei Filippeschi, altro ceppo di uomini nuovi: i due gruppi erano appunto esponenti di quel ceto sociale che, pur basando sulla ricchezza terriera la prima base di sviluppo, si era imposto nella fase di prima crescita dei Comuni cittadini. Tutto ciò tenne in parallelismo le varie famiglie nei primi decenni del secolo XIII, sebbene già allora si distinguessero quelle schierate dalla parte dell’Impero da altre, favorevoli invece all’espansione territoriale della Chiesa romana. Con la sconfitta della parte imperiale, gli equilibri nello scenario politico della penisola si avviavano a una mutazione, evolutasi ulteriormente nel corso del secolo XIV.
Nel contesto degli scontri tra città e città e tra i comuni cittadini e il potere centrale papale, che tentava di imporsi nelle diverse realtà territoriali, il M. fu impegnato oltre la dimensione della politica territoriale di Orvieto per divenire uno dei funzionari di fiducia del potere pontificio, sebbene l’inserimento dei Monaldeschi nella politica papale trovasse senza dubbio anche delle ragioni nella prossimità della loro città con Roma.
Il Waley, nel suo albero genealogico dei Monaldeschi, attribuisce al 1252 la prima attestazione relativa al M., priva di esplicita documentazione in tal senso, sebbene appaia verosimile in rapporto agli anni di attività del padre – documentato tra il 1223 e il 1268 – e dello stesso Monaldeschi. Le testimonianze successive sono da collocarsi tra il 1266 e il 1297, mentre le attestazioni ancora seguenti, a partire da quella del 1303 relativa alla presa di Bagnorea, appaiono da legare a quell’Ermanno figlio di Corrado, a sua volta figlio del nostro, che avrebbe in seguito acquisito la signoria di Orvieto. Va altresì ribadito che, con la seconda metà del Duecento non solo si andavano a determinare con nettezza i contrasti tra partito papale e imperiale, e tra famiglie «vecchie» e «nuove», ascese al potere con i comuni cittadini, ma iniziavano anche a distinguersi diversi indirizzi nell’ambito della stessa famiglia dei Monaldeschi, sebbene ancora non giungendo a quella ripartizione per la quale, a seguito di sanguinosi scontri intestini nell’ambito della famiglia, dalla metà del secolo XIV si distinsero i quattro rami dell’Aquila, della Vipera, del Cane e della Cervara.
Nel 1266, il M. risulta essere podestà di Firenze, stando a quell’articolata fonte che è l’insieme conosciuto come gli Annales Urbevetani, sotto il cui nome si stratificano varie redazioni cronachistiche: il nome del M. torna in tale ruolo tanto nella più remota delle stesure, la chronica antiqua, quanto in una delle altre – la quarta – che proseguono e ampliano, con lievi varianti, la modalità di narrazione cronologica. Il ruolo di podestà a Firenze che avrebbe ricoperto il M. è peraltro confermato da altre fonti, con una certa tendenza a collegare il suo arrivo a una fase di pace tra le diverse fazioni nella città.
Occorre attendere quasi un ventennio per rintracciare altre notizie sul M., che risulta attivo tra il 1284 e il 1285 nell’ambito del Comune di Orvieto, per sei mesi, come capitano del Popolo.
Dopo un ulteriore decennio circa di silenzio delle fonti, il M. riemerge come podestà di Lucca nel 1274 per riapparire di nuovo solo nel 1288-89 in un ruolo di grande prestigio: veniva infatti allora inviato dal pontefice quale «comes Romaniole», particolarmente attivo nel contrasto con il Comune di Rimini, punito con la privazione del comitato. Sempre nel quadro di buoni rapporti con Roma, il M. fu coinvolto in un’altra missione nel 1297 quando, secondo Luca di Domenico Manenti, portò richieste di sostegno armato da parte di Bonifacio VIII. Con tale attestazione si chiude il quadro delle notizie certamente attribuibili al M., di cui sono documentati tre figli, Monaldo, Cittadino e Corrado.
Tra questi, Cittadino sembra avesse un ruolo minore. Il primo fu invece vescovo di Sovana e poi arcivescovo di Benevento; il secondo, Corrado, sembrava destinato a seguire le impronte del M.: ricoperti ruoli importanti nell’ambito del Comune e del territorio e dopo essere stato capitano a Firenze nel 1299, morì però l’anno successivo, nell’ambito di scontri con i ghibellini nel castello di Radicofani. Il figlio, omonimo del M., avrebbe presto pienamente raccolto l’eredità familiare, tanto da assumere infine il potere signorile nella città umbra.
Fonti e Bibl.: Annales Urbevetani, a cura di L. Fumi, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XV, 5, pp. 131, 157; Luca di Domenico Manenti, Cronaca, a cura di L. Fumi, ibid., p. 349; Annales Forolivienses, a cura di G. Mazzatinti, ibid., XXII, 2, p. 405; Pietro Cantinelli, Chronicon, a cura di F. Torraca, ibid., XXVIII, 2, pp. 57-59; Marchionne di Coppo Stefani, Chronicon, a cura di N. Rodolico, ibid., XXX, 1, p. 52; Codice diplomatico della città di Orvieto, a cura di L. Fumi, Firenze 1887, pp. 327, 332 s., 401, 479, 491, 511, 732, 756; G. Pardi, Comune e Signoria a Orvieto, Todi 1907, pp. 56 s.; Ph.K. Hampe, Geschichte Konradins von Hohenstaufen, Leipzig 1940, pp. 124, 425; G. De Vergottini, Concezione papale e concezione comunale …, in Atti e memorie della deputazione di storia patria delle province di Romagna, n.s., V (1953-54), pp. 108-111; D. Waley, Medieval Orvieto. The political history of an Italian City-State, 1157-1344, Cambridge 1952, pp. 50, 55, 57; E. Carpentier, Orvieto à la fine du XIIIe siècle. Ville et campagne dans le cadastre de 1292, Paris 1986, pp. 85-87, 202, 259, 263.