ERMENALDO (Ermenaldus, Hermenaldus)
Di E., successore di Adelardo come vescovo di Reggio Emilia, s'ignorano data e luogo di nascita. L'ultima notizia che abbiamo su Adelardo risale al 952, quando ormai la contea di Reggio, come quella di Modena, era nelle mani di Adalberto Azzo di Canossa. E. si segnalò soltanto come uno dei vescovi più fedeli ad Ottone I, impegnato ad impadronirsi del Regnum Italiae.
La presenza di E. è documentata per la prima volta in un atto del 20 apr. 962 con cui Ottone I, per intercessione dell'imperatrice Adelaide e del conte Adalberto Azzo, confermava alla Chiesa di Reggio i diritti comitali, con teloneo, sulla città e per un raggio di 4 miglia al di fuori di essa, comprese le mura, i beni immobili del contado e un terreno a Pavia.
Questa concessione - confermata dall'imperatore a Lucca il 9 e il 10 ag. 964 - venne fatta proprio nel momento della lotta di Ottone I contro Willa, moglie di Berengario II, per la quale l'appoggio dei vescovi emiliani era indispensabile al sovrano: infatti nello stesso anno Guido, vescovo di Modena, divenne arcicancelliere imperiale e Uberto, vescovo di Parma, ottenne il 13 marzo 962 una concessione analoga a quella di Ermenaldo.
E. compare parecchie volte al seguito dell'imperatore: il 27 giugno 963 sollecitò presso Ottone la conferma dei beni del capitolo della cattedrale di Reggio, recandosi al campo imperiale di fronte a San Leo assediata. Nel novembre del 963 - ma non sappiamo se sia rimasto presso la corte imperiale - partecipò, insieme con gli arcivescovi di Milano e Ravenna e con altri vescovi, tra cui quelli di Parma e Cremona, al sinodo romano che decretò la deposizione di Giovanni XII; l'8 e il 9 ag. 964 era ancora una volta al fianco dell'imperatore, a Lucca. Il 17 apr. 967, infine, partecipò al grande placito tenuto a Ravenna da Giovanni XIII e Ottone I.
In questo contesto, le sue relazioni col conte Adalberto Azzo - beneficiario di un placito tenuto il 5 luglio 962 nel palazzo episcopale di Reggio alla presenza dello stesso E. - non potevano essere che buone. Un atto del "gregoriano" Bonsignore, del 1113, in cui si riformava la pieve di Bismantova, ci informa che i beni della pieve erano stati ceduti da E. a "Tedaldo e Bonifacio", e praticamente dati in beneficio ad Adalberto Azzo.L'ultimo atto conosciuto di E., che è anche l'unico sulla sua gestione del vescovato, risale al 4 ag. 979, quando concesse a livello dei terreni situati a "Tasaria" e a "Runcise", in bassa Valpadana. Dopo tale data non abbiamo più notizie di E., che morì poco dopo, certamente prima del marzo 980.
Infatti il suo successore Teuzo, citato per la prima volta il 14 sett. 980 come vescovo di Reggio, in un documento databile tra il settembre 1027 e il marzo 1028 figura al suo quarantanovesimo anno di episcopato; pertanto era stato eletto o consacrato tra il settembre 979 e il marzo 980. Dai Miracula di s. Prospero, composti intorno alla metà del sec. XI, sappiamo che E. volle trasferire intra muros, nella chiesa cattedrale di S. Maria, le reliquie del santo, patrono di Reggio Emilia, fino allora conservate in una chiesa suburbana. I Miracula motivano il trasferimento col rischio di un'inondazione; da un punto di vista più generale, appare però assai più probabile che, in un momento in cui il vescovo aveva accresciuto considerevolmente il proprio potere temporale, E. abbia obbedito tanto a considerazioni di prestigio politico quanto a motivazioni puramente religiose. Comunque, tale iniziativa fu portata a termine solo dal suo successore Teuzo, che dopo la morte di E. fece edificare la chiesa di S. Prospero di Castello, dedicata appunto al culto di quelle reliquie, e la affidò alla comunità dei canonici suburbani, sostituiti nella vecchia chiesa fuori le mura dai monaci benedettini.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Reggio Emilia, Pergg. prov. div., 25 marzo 1112 [1113 n. st.]; Liudprandi Historia Ottonis, a cura di G. H. Pertz, in Mon. Germ. hist., Scriptores, III, Hannoverae 1839, p. 342; Miracula b. Prosperi episcopi et confessoris, a cura di G. Mercati, in Analecta Bollandiana, XV (1898), p. 215; Regesto mantovano, a cura di P. Torelli, I, Roma 1914, n. 26; Le carte degli archivi reggiani fino al 1050, a cura di P. Torelli, Reggio Emilia 1921, nn. 60 s., 63 s., 67; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, II, Venetiis 1717, pp. 268 ss.; G. Saccani, I vescovi di Reggio nell'Emilia: cronotassi, Reggio 1902, pp. 50 s.; G. Schwartz, Die Besetzung der Bistümer Reichsitaliens…, Leipzig-Berlin 1913, pp. 195 s.; C. Manaresi, Alle origini del potere dei vescovi sul territorio esterno della città, in Boll. dell'Ist. stor. ital. per il Medio Evo, LVIII (1944), pp. 249-259; V. Fumagalli, Vescovi e conti nell'Emilia occidentale, in Studi medievali, s. 3, XIV (1973), pp. 139-144; P. Golinelli, Culto dei santi e vita cittadina a Reggio Emilia (secc. IX-XII), Modena 1980, pp. 76 ss.; R. Pauler, Das Regnum Italiae in ottonischer Zeit..., Tübingen 1982, pp. 61 s.