ZEGNA, Ermenegildo
di Monte Rubello di Trivero. – Nacque a Trivero (oggi Valdilana), in provincia di Biella (allora provincia di Novara), il 2 gennaio 1892, da Michelangelo Zegna Baruffa e Maria Caterina Lesna Tamellin.
Il padre aveva avuto due figli dalla prima moglie, Angela Maria Tonella, che morirono bambini, mentre con la seconda ebbe altri cinque figli e sei figlie; Ermegildo (secondo nome Giacomo) fu il nono. Erede di un’antica famiglia di facoltosi tessitori attestata nel territorio triverese fin dal Medioevo, Ermenegildo fu tra i più importanti imprenditori lanieri biellesi e italiani del Novecento. Tra questi, fu il riconosciuto precursore nella ricerca dell’eccellenza qualitativa del prodotto intesa come strumento di affermazione commerciale a livello non solo nazionale, ma mondiale. Tale risultato, confermato oggi dall’estensione e dalla solidità del Gruppo Ermenegildo Zegna (tra le prime dieci aziende italiane del settore abbigliamento per fatturato complessivo, con il 90% delle vendite all’estero, è amministrato attualmente dai nipoti Gildo e Paolo), è il traguardo di un percorso di crescita avviato da Ermenegildo Zegna già negli anni Venti.
Nel 1909 si diplomò perito tessile presso la prestigiosa Regia Scuola professionale di Biella. Malgrado gli impegni della gestione dell’azienda, negli anni successivi non cessò di coltivare una formazione ad ampio raggio nel contesto laniero, a partire dalla conoscenza approfondita delle materie prime e delle tecniche di finissaggio dei tessuti.
L’11 maggio 1910 fu costituita a Trivero la società in nome collettivo Zegna & Giardino fra Costanzo Giardino Vitri e i fratelli Edoardo (nato nel 1884), Mario (nato nel 1886) ed Ermenegildo Zegna che, ancora minorenne (la maggiore età allora era fissata a ventuno anni), fu appositamente emancipato. Il 10 gennaio 1915, prima della scadenza fissata dall’atto costitutivo e dal contratto privato, Costanzo Giardino Vitri uscì dalla società che prese il nome di Fratelli Zegna di Angelo. Nello stesso anno anche Edoardo recedette dalla società, lasciando come unici soci i fratelli Mario ed Ermenegildo. L’oggetto sociale, la produzione di pannilana, rimase inalterato.
Durante la Grande Guerra, Ermenegildo Zegna fu richiamato come assistente di sanità e prestò servizio effettivo per circa un anno presso l’ospedale militare di Torino. Fu poi esonerato perché fosse in grado di occuparsi della fabbrica triverese, la cui produzione fu, per un lungo periodo, quasi totalmente convertita a scopo militare. Il Lanificio Fratelli Zegna di Angelo fu infatti tra i protagonisti dello sforzo bellico biellese finalizzato alla fornitura del panno grigioverde al Regio Esercito e alle strutture civili ausiliarie.
Il 14 ottobre 1919 sposò Virginia (‘Nina’) Prassede Gallo.
Nel 1928, grazie all’approvazione regia, gli eredi di Michelangelo (morto nel 1923) poterono abbandonare il doppio cognome (Zegna Baruffa) e utilizzare soltanto il cognome Zegna, iniziativa presa anche e soprattutto per precise strategie commerciali, ovvero per evitare confusioni con altre aziende e marchi similari.
Nel 1933 Ermenegildo Zegna fu nominato preside del Rettorato provinciale di Vercelli, carica che mantenne per circa due anni.
L’anno successivo, con altre realtà produttive piemontesi, costituì la Caesar, azienda di confezione industriale. Fu un tentativo di diversificare la produzione tessile propriamente detta e di ampliare le possibilità di mercato, ma per Zegna il core business della sua impresa restava il tessuto. Nel 1931 aveva già creato la ADAM (Anonima Drapperie Abbigliamento Maschile) e tra il 1935 e il 1937 fondò altre due società: la SATIS (Società Anonima Tessuti Italiani Soltex) e la DEA (Drapperie Esclusive Astrum), destinate a rivoluzionare il sistema di commercializzazione del prodotto finito. L’intento di Zegna era quello di ridimensionare il ruolo dei grossisti quali intermediari tra i tessitori industriali e i sarti in modo da avere con questi ultimi, a seconda delle loro caratteristiche artigianali e delle loro capacità di investimento, un rapporto diretto, quasi personalizzato e più vantaggioso per le parti. Tale rete di relazioni, non solo strettamente commerciali, permise allo stabilimento di Trivero di superare, ma non senza difficoltà, il periodo delle sanzioni economiche e anche la seconda guerra mondiale. Da segnalare il suo particolare atteggiamento nei confronti delle fibre autarchiche sviluppate in Italia a seguito dell’isolamento internazionale verificatosi dalla metà degli anni Trenta: l’unica deroga alla pura lana, per quanto sempre più scarsa sul mercato, fu quella per il rayon (viscosa), ma per evitare che l’impiego di tale derivato della cellulosa fosse associato al marchio Zegna, formò una specifica entità produttiva e commerciale, la Raiontex (1941), riservata alla stoffa tessuta con quella fibra artificiale.
Il 28 aprile 1935 fu insignito della croce al merito del lavoro.
Già nel decennio precedente, il neocavaliere aveva intrapreso periodici viaggi all’estero (soprattutto in Francia, Germania, Inghilterra e Svizzera) che gli avevano consentito di affinare il gusto stilistico e la tecnica produttiva. Tale affinazione portò alla formazione di un carattere peculiare del prodotto Zegna, sempre più all’altezza della competizione internazionale, per quanto in Italia, lo standard qualitativo delle stoffe tessute a Trivero fosse già ampiamente affermato, tanto che nel 1934 alla mostra nazionale della moda (a Torino) il Lanificio Fratelli Zegna di Angelo aveva ricevuto le medaglie d’oro di S. M. la regina Elena, del Comitato del prodotto italiano e della Confederazione generale dell’industria italiana.
Nel 1938 Ermenegildo Zegna visitò New York con il figlio Aldo. Fu l’occasione per stringere accordi di fornitura per i sarti italo-americani e per fondare la filiale commerciale denominata Zegna Woollens Corporation. Nel 1941, prima dell’entrata in guerra degli Stati Uniti d’America, i tessuti Zegna furono premiati come i migliori all’Esposizione di abbigliamento maschile di New York.
Il 19 gennaio 1940, Ermenegildo Zegna fu creato conte di Monte Rubello di Trivero, con titolo trasmissibile in linea maschile. I suoi meriti industriali furono il vero motivo di quella nomina voluta da Benito Mussolini e ratificata da Vittorio Emanuele III. Pur non particolarmente allineato rispetto ai dettami fascisti, rappresentava comunque il modello ideale dell’imprenditore italiano secondo i criteri littori: autonomia produttiva (ed energetica: nel 1938 il lanificio aveva messo in funzione una prima centrale idroelettrica sul torrente Sessera, quella del Piancone, cui fecero seguito altri impianti similari tuttora attivi), successo negli affari made in Italy e, soprattutto, forte propensione per l’esportazione. Indipendentemente dalla coincidenza con le prerogative del regime fascista, nel decennio precedente l’ultima guerra Zegna aveva già vinto la sua ‘battaglia del marchio’, ossia un insieme di strategie produttive, commerciali e comunicative finalizzate alla affermazione dell’identità manifatturiera non solo e non tanto del lanificio triverese, ma del comparto tessile italiano nel suo complesso nei confronti dell’egemonia mercantile britannica. L’apposizione del marchio di fabbricazione era un atto di orgoglio e di responsabilità verso la clientela, ovvero la dichiarazione di un’acquisita consapevolezza circa la bontà dei propri prodotti che, in termini concreti, non avevano più nulla da temere dalla concorrenza inglese. In effetti, ottenere il consenso dei consumatori poteva passare anche attraverso la riconoscibilità esplicita e specifica derivata direttamente dal marchio.
Negli anni Trenta avviò anche un’importante azione filantropica e sociale dedicata alle maestranze del suo stabilimento, ma anche per la popolazione triverese in generale. Il Centro assistenziale Zegna o, meglio, le Opere sociali Zegna sorsero a Trivero, appena a monte del lanificio, sotto forma di strutture di carattere aggregativo, commerciale, culturale e sanitario. Dal 1933 al 1940, Zegna realizzò una piscina coperta (la prima nel Biellese) e un cine-teatro, un’area di incontro con esercizi pubblici e negozi, un piccolo presidio ambulatoriale con un funzionale reparto maternità (che in trent’anni di attività vide nascere alcune migliaia di bambini), e un primo nucleo di edilizia residenziale, che fu all’origine di quel Villaggio Zegna che si estese nel secondo dopoguerra lungo i pendii delle montagne retrostanti. Proprio sulle falde delle alture del Triverese il conte Zegna, a partire dai primi anni Cinquanta, trovò il terreno ideale per un’urbanizzazione non invasiva, ma efficace per accogliere il crescente numero di addetti della sua fabbrica. E, allo stesso modo, nella medesima area furono costruiti edifici di servizio, l’albergo S. Bernardo (poi trasformato in scuola alberghiera), il brefotrofio intitolato a Gianni Zegna (primo nipote di Ermenegildo, scomparso in età infantile) e la colonia alpina per i ragazzi biellesi. Il sistema socioassistenziale Zegna si basava sull’accessibilità viaria di zone fino ad allora pressoché impraticabili. Fu la strada Panoramica Zegna, infatti, la cui costruzione iniziò nel 1938, a segnare un rilevante cambio di assetto nel rapporto tra la comunità vitalizzata dall’azienda e il territorio circostante. Zegna si proponeva non solo di rendere raggiungibili i dintorni dello stabilimento, ma anche di rompere l’isolamento dell’area montana, sia per quanto riguardava il versante meridionale dei monti triveresi, sia per la più aspra e spopolata Valsessera. Il tracciato stradale si inerpicò con diversi tornanti per raggiungere la quota di circa 1200 m s.l.m. (alla base del monte Rubello) per poi procedere con minore pendenza e tortuosità fino alla stazione sciistica di Bielmonte (1500 m s.l.m.), che Zegna volle impiantare a circa 15 km a ovest di Trivero, a partire dal 1952. Il progredire della strada (documentato anche da alcuni quadri dipinti da Ettore Pistoletto Olivero, padre di Michelangelo, già incaricato da Ermenegildo Zegna del grande ciclo pittorico dell’Arte della lana tra il 1929 e il 1952), che deve il nome proprio alla sua panoramicità, accompagnò tanto gli interventi di bonifica e tutela dell’ambiente montano e di rimboschimento (dal 1929, Ermenegildo Zegna fece mettere a dimora circa 500.000 alberi), quanto le iniziative di carattere squisitamente turistico (qualificazione del percorso viario tramite piantumazione di essenze floreali, recupero delle valenze storico-culturali della zona, specialmente in relazione alle vicende medievali dell’eretico Fra Dolcino, apertura di locande nei punti di maggior interesse paesaggistico, esordio e sviluppo delle attività sportive invernali, ma non solo). L’approccio imprenditoriale alle potenzialità turistiche del Biellese è un altro elemento di distinzione del conte Zegna che, in anticipo sui tempi, cominciò a concretizzare il suo ‘pensiero verde’, che ancora oggi connota le iniziative dell’Oasi Zegna.
Il 20 settembre 1941 i due fratelli Mario ed Ermenegildo decisero di comune accordo di sciogliere la ditta, lasciando a quest’ultimo l’uso della denominazione sociale e di buona parte dei marchi da essa depositati nel corso degli anni precedenti. Ermenegildo Zegna stabilì in quel periodo di avvalersi della collaborazione dei due figli, l’ingegner Aldo (nato nel 1920) e il dottor Angelo (nato nel 1924). Rispettivamente nel 1944 e nel 1945 questi entrarono ufficialmente a far parte dell’azienda, che prese il nome di Lanificio Ermenegildo Zegna & Figli snc.
Il 5 marzo 1942 Ermenegildo Zegna fu investito del cavalierato di gran croce dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro.
Dal punto di vista commerciale e produttivo, gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta furono significativi per il consolidamento delle dinamiche comunicative (aggiornamento delle campagne pubblicitarie e revisione dei marchi grazie alla collaborazione con celebri designer italiani, come Franco Grignani e Armando Testa), per la ricerca di prodotti innovativi e dai performanti contenuti tecnologici (come il filato 120mila: centoventi chilometri di lunghezza per ogni chilogrammo, cioè un filo estremamente sottile) e per la posa delle basi dell’evoluzione dell’impresa verso la confezione di abbigliamento e la globalizzazione tanto nelle unità produttive quanto nelle filiali commerciali.
Il 18 novembre 1964 il lanificio fu dichiarato dall’Australian Wool Board (Ufficio della lana del ministero dell’Industria australiano) il maggiore consumatore di lana superfine australiana. L’attenzione per la qualità della materia prima risultava ancora e sempre un punto fermo dell’attività imprenditoriale di Ermenegildo Zegna che, tuttavia, aveva già diradato la sua presenza effettiva nella conduzione dell’azienda, ormai gestita dai figli. Ermenegildo Zegna, che tutti con affetto e rispetto chiamavano monsù Gildo, morì il 18 novembre 1966.
Fu sepolto nel cimitero da lui stesso fatto edificare in località Craviolo, lungo la strada Panoramica Zegna, appena al di sopra del lanificio.
Fonti e Bibl.: Trivero, Gruppo Ermenegildo Zegna, Archivio Zegna, Fondo Lanificio Ermenegildo Zegna/Zegna & Giardino; Fondo Lanificio Ermenegildo Zegna/Lanificio Fratelli Zegna di Angelo snc; Fondo Lanificio Ermenegildo Zegna/Lanificio Ermenegildo Zegna e Figli snc; Fondo Famiglia Zegna/Contabilità personale; Fondo Famiglia Zegna/Corrispondenza personale; Fondo Opere socio-assistenziali/Centro assistenziale Zegna. Si veda inoltre www.archiviozegna.com e www.archivitessili.biella.it.
I ricostruttori d’Italia: nei 25 anni di regno di S. M. Vittorio Emanuele III, a cura di M. V. Gastaldi, Milano 1925, pp. 301-305; G. Peroli, Come li ho visti, Milano s.d. [1933], pp. 177-179; M. Scanzio Bais, Dai acqua! Storia dei pionieri dell’industria laniera nel Biellese, Biella 1960, pp. 154-156; V. Crovella - P. Torrione, Il Biellese: ambiente, uomini, opere, Biella 1963, pp. 471-472; R. Valz Blin, Le comunità di Trivero e Portula: la loro evoluzione durante gli ultimi secoli dalla pastorizia, all’artigianato e all’industria, Biella 1973, pp. 33, 101, 193-194, 317 nota 18; R. Canali, La Panoramica Zegna. Storia di una strada, Pero 1985, passim; C. Caselli - P. Chiara, Oltre l’orizzonte, Pero 1985, passim; E. Z. Cento anni di tessuti, innovazione, qualità e stile, Milano 2010. Altre notizie sulla figura di Ermenegildo Zegna si trovano abbondanti sulla stampa locale biellese, tra cui Eco di Biella e il Biellese, nonché sulle riviste culturali pubblicate nel Biellese durante il XX secolo: Rivista biellese e Illustrazione biellese. Inoltre, si segnalano le notizie reperibili sui periodici di settore degli anni Trenta-Sessanta del Novecento, come Arbiter. Rivista di vita maschile e Petronio. Moda uomo. Rivista illustrata di tecnica professionale.