PACCAGNELLA, Ermenegildo
PACCAGNELLA, Ermenegildo. – Nacque a Salboro, frazione di Padova, il 18 febbraio 1880, da Luigi, fabbro, e da Maddalena Bottaro.
Tra il 1899 e il 1905 studiò pianoforte con Cesare Pollini, organo e composizione con Luigi Bottazzo all’Istituto musicale di Padova. Avviò presto un’intensa attività concertistica come organista, esibendosi in varie città d’Italia. Nel 1911-12 insegnò organo nel Conservatorio di Malmö in Svezia; tornato in Italia, nel 1913 assunse il ruolo di organista nella chiesa metropolitana di Vercelli e di docente di organo nel Civico istituto musicale di Novara.
Nel 1920 rinunciò al concertismo per dedicarsi esclusivamente all’insegnamento. Stabilitosi a Milano, fondò l’Istituto sperimentale di musica, dove applicò un metodo pedagogico-didattico da lui ideato, che integrava i diversi aspetti della disciplina musicale: dall’esecuzione strumentale alla teoria, alla composizione. Espose questo metodo in numerose pubblicazioni, perlopiù promosse dalla rivista Nuova didattica e pedagogia musicale, da lui fondata e diretta (1925-30). Nel 1925 divenne anche maestro di cappella e organista nella chiesa di S. Antonio da Padova. Il 10 agosto 1926 sposò Antonia Bollani (il matrimonio fu dichiarato nullo con sentenza del 16 luglio 1928).
Per Paccagnella il maestro di musica doveva avere una solida preparazione pedagogica e didattica, ossia conoscenze di filosofia, storia e psicologia, e padroneggiare le tecniche della trasmissione del sapere.
Paladino dell’idealismo storicistico di Giovanni Gentile, sostenne la necessità di un rinnovo costante dei metodi d’insegnamento per rispondere alle nuove esigenze dei giovani studenti. Particolarmente innovativo fu il Metodo per lo studio del pianoforte (Milano 1925) in tre volumi (Esercizi muscolari e di percussione; Esercizi al pianoforte; Applicazione del tocco), in cui espose i principi del suo sistema basato su una ginnastica preparatoria, che doveva dare all’allievo coscienza della propria forza muscolare prima di affrontare lo strumento. La ginnastica si articolava in tre fasi: 1) esercizi a corpo libero; 2) esercizi al tavolo: 3) esercizi alla tastiera, questi ultimi consistenti in una serie di scale cromatiche e di arpeggi in tutte le tonalità, dettagliati nel volume Pianoforte, scale ed arpeggi circolanti, congiunti, pluritonali (ibid.1929).
Paccagnella, che puntava ad accelerare negli allievi l’acquisizione del bagaglio tecnico necessario per cimentarsi con i capolavori della letteratura pianistica, contribuì a innovare anche altri aspetti dell’insegnamento musicale (Nuovi principi didattici per lo studio del pianoforte, teoria e composizione musicale, Monza 1925). Riguardo alla teoria propose di rimpiazzare lo studio sulle più comuni raccolte didattiche con la pratica del solfeggio sulle composizioni musicali di grandi autori, da Bach a Liszt, appositamente trascritte. Per la composizione sostenne il danno e l’inutilità degli esercizi di basso cifrato e di contrappunto previsti dai programmi di conservatorio, in nome di una libera creazione di melodie che avrebbe dovuto consentire al discente di imparare a comporre senza imitare gli stili del passato.
Moderna per i tempi fu la sua concezione della storia della musica. In Considerazioni sulla storiografia dell’arte musicale (in Nuova didattica e pedagogia musicale, IV [1929], 3, pp. 6-8), indicò nella riduzione della storia a racconto aneddotico una della cause principali di decadimento della cultura musicale italiana: solo la profonda conoscenza analitica di opere musicali rappresentative di determinate fasi storiche avrebbe potuto alimentare la formazione della cultura e della sensibilità degli allievi.
Ogni anno organizzava i concerti degli allievi (tra cui spiccò la piccola enfant-prodige Enrica Cavallo) alla Sala Azzurra di Milano (cfr. Le esercitazioni della nostra scuola alla «Sala Azzurra» di Milano, ibid., I (1926), 2, p. 24).
Forte del sostegno di Achille Schinelli, allora ispettore scolastico per il canto corale, poté diffondere il suo credo pedagogico-didattico tramite l’istituzione di corsi in scuole pubbliche e statali. Negli anni Trenta numerosi e accorati furono i suoi appelli alla pubblica amministrazione affinché nelle scuole musicali venisse istituito un corso speciale di pedagogia e didattica per la preparazione del maestro di musica. Intendeva così elevare la musica alla stessa dignità delle altre discipline.
In L’insegnamento della musica nelle scuole musicali e la riforma dei programmi d’esame (Milano 1932) dedicò un’attenta disamina alla riforma dell’ordinamento e dei programmi d’esame dei conservatori del 1930: se da un lato non apprezzò l’eccessiva frammentazione dei corsi e la non totale abolizione delle raccolte di studi pianistici (gli bruciò soprattutto la mancata considerazione delle formule tecniche da lui ideate), dall’altro valutò positivamente l’istituzione di corsi di cultura generale.
Il 22 febbraio 1930 si unì in matrimonio con Angela Spoldi. Rimasto vedovo il 21 novembre 1941, si risposò una terza volta, il 18 febbraio 1944, con Elsa Cremona. Non ebbe figli da nessun matrimonio.
Dopo la guerra si dedicò alla musicologia. Nel 1953 si trasferì con la famiglia a Roma; fu direttore artistico del Centro studi palestriniani, con l’obiettivo primario di diffondere la conoscenza della musica di Giovanni Pierluigi da Palestrina attraverso la pubblicazione di indagini storico-analitiche.
Nel 1956, in collaborazione col Centro di comparazione e sintesi, pubblicò La rinascita della cultura musicale italiana nell’opera di Fausto Torrefranca. Scrisse per varie riviste, fra cui Ecclesia, e diresse il bollettino Il Palestrina (1961-1963). Si dedicò anche allo studio del canto gregoriano (su questo argomento aveva già pubblicato un opuscolo, Elementi di canto gregoriano, Monza 1925) e di Johann Sebastian Bach. Tra il 1961 e il 1969 uscì il suo compendio La formazione del linguaggio musicale, in tre volumi: Il canto gregoriano; J.S. Bach; La parola in Palestrina: problemi tecnici, estetici e storici.
Morì a Roma il 28 luglio 1975.
Opere: Oltre gli scritti citati, si ricordano (tutti pubblicati a Milano): Umanizziamo l’insegnamento della musica. Nuovi principi didattici per lo studio della teoria, pianoforte, organo, composizione e pedagogia musicale, 1927; Estetica e psicologia musicale: considerazioni pratiche sulla creazione, interpretazione ed esecuzione dell’opera musicale, 1927; Elementi di pedagogia musicale: scuola di metodo per l’insegnamento della musica, 1927; Nuovo metodo per lo studio tecnico della orchestrazione, 1928; Metodo per lo studio dell’organo, 1928; L’istruzione musicale e la priorità della riforma Paccagnella, 1929; Propedeutica alla nuova pedagogia musicale psico-fisiologica sperimentale con applicazione pratica al pianoforte, 1929; Lezioni di pedagogia e didattica musicale secondo i nostri principi, 1931; Metodo teorico pratico per lo studio primario della teoria lettura e composizione musicale, 1933. Oltre ad alcune composizioni, si ricordano due rielaborazioni: J.S. Bach, Il Clavicembalo ben temperato, I, in Opere di J.S. Bach. Elaborazione in polifonia armonica di E. Paccagnella, Milano 1953; J.S. Bach, Piccolo Magnificat: per soprano, violino, flauto, violetta, organo e continuo, Roma 1958.
Fonti e Bibl.: G. Trucchia, Lo studio del pianoforte: nuovi principi tecnici e didattici nel sistema Paccagnella, Milano s.d.; U. Gherardini, Analisi del metodo per pianoforte di E. P., Milano 1927; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 1937, pp. 204 s.; Enciclopedia della Musica, III, Milano 1964, p. 347; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, V, Torino 1988, pp. 482 s.; J.H. Baron, recensione di E. Paccagnella, La parola in Palestrina. Problemi tecnici, estetici e storici, in Notes, XXVII (1971), pp. 492 s.