BENTIVOGLIO, Ermes
Nacque intorno al 1475 a Bologna, ultimo figlio del signore della città, Giovanni II, e di Ginevra Sforza. Nel 1492 era al servizio del duca di Ferrara Ercole d'Este, dal quale in quell'anno fu creato cavaliere. Nel 1501, allorché si profilò la minaccia di Cesare Borgia contro Bologna, egli organizzò l'eccidio di Agamennone Marescotti e dei familiari di lui, sospettati di segrete intese col Valentino. Venuto Giovanni Bentivoglio a un accordo con Alessandro VI e con Cesare, tra i capitoli della pacificazione fu stabilito il matrimonio del B. con una figlia di Giulio Orsini, Iacopa. Nell'ottobre del 1502, sorti nuovi timori sulle intenzioni del Valentino, il B. partecipò, in rappresentanza del padre, al convegno organizzato da Giampaolo Baglioni alla Magione, presso Perugia, nel quale lo stesso Baglioni, Francesco e Paolo Orsini, Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo ed Antonio da Venafro, in rappresentanza di Pandolfo Petrucci, cercarono di stabilire una condotta comune per difendersi dal Valentino. Nel novembre successivo Giovanni Bentivoglio rinunciava a proseguire le trattative avviate alla Magione e preferiva rinnovare l'accordo con i Borgia; in questa occasione venne confermato dal pontefice e dal signore di Bologna il progetto di matrimonio tra il B. e Iacopa Orsini. Le nozze avvennero due anni dopo, nel dicembre del 1504: da esse nacquero Costanza, Giovanni ed Ermes.
Nel 1503, alla morte di Alessandro VI, il B. guidò le genti bolognesi a rimettere nella signoria di Forlì i Riario, che ne crano stati cacciati dal Valentino. Nel novembre del 1506, estromesso Giovanni Bentivoglio da Bologna ad opera di Giulio II, seguì il padre ed il fratello Annibale presso l'esercito francese di Carlo d'Amboise e successivamente fu a Ravenna e in Lombardia. Secondo il Dolfi, si recò in questo periodo anche a S. Giacomo di Galizia, in pellegrinaggio. Nell'anno seguente, 1507, il B., Annibale e Antongaleazzo assoldarono 2.000 uomini e al loro comando rientrarono nell'esercito dell'Amboise. Un altro figlio di Giovanni, Alessandro, si trovava nel frattempo alla corte francese allora a Genova per ottenere l'appoggio di Luigi XII al ritorno in Bologna dei suoi congiunti. Quando Alessandro inviò la notizia che il re non si mostrava contrario a un tentativo contro Bologna, i fratelli Bentivoglio si presentarono con il loro piccolo esercito davanti alle mura della città, sperando nel sostegno della fazione a loro favorevole, che era ancora assai forte. Una sconfitta che i pontifici inflissero loro a Casalecchio interruppe il tentativo. Uno nuovo ne fu fatto l'anno successivo, ma ogni speranza fu frustrata dall'energica azione del legato pontificio, il cardinale Francesco Alidosi, che fece mettere a morte alcuni dei più autorevoli sostenitori dei Bentivoglio. Gli esponenti della fazione "ecclesiastica", capeggiati da Ercole Marescotti, approfittarono dell'occasione per radere al suolo le case degli antichi signori. I Bentivoglio dovettero, per il momento, rinunziare a rientrare in Bologna. Dopo questo fallito tentativo Giulio II mise sul capo del B., come su quello dei fratelli di lui, una taglia di 4.000 ducati.
Un nuovo tentativo di rientrare in Bologna fece il B. nel 1510, partecipando all'assalto dell'esercito francese contro la città; fu anche ferito mentre combatteva ad una delle porte, ma anche questa volta inutilmente. Però le stesse spietate repressioni dell'Alidosi contro i fautori dei Bentivoglio finirono per inclinare nuovamente gli animi dei Bolognesi verso i fuorusciti e nel maggio del 1511, cacciato il legato dalla città, il B. e i suoi fratelli furono riammessi in Bologna.
Nel tentativo di conciliarsi il favore di una parte almeno dei loro avversari, e forse anche con l'intenzione di preparare un accordo con il pontefice, i Bentivoglio iniziarono una politica moderata: sciolsero il Consiglio dei Quaranta istituito nel 1506 da Giulio II e ripristinarono il Consiglio dei XVI, ma chiamarono a far parte di questa magistratura anche alcuni esponenti del partito pontificio. Questa moderazione durò assai poco per l'iniziativa di alcuni cittadini bolognesi che nel luglio 1511 presero contatto con il cardinale Sigismondo Gonzaga, legato di Giulio II a Faenza, promettendo di appoggiare dall'interno della città un attacco delle milizie pontificie.
Il B., avuto sentore del complotto, ottenne l'aiuto di cento lance francesi, uscì incontro alle genti del cardinale e le sbaragliò. Nell'agosto successivo, poi, individuati in Francesco Maletti, Galeazzo Marescotti e Girolamo Ludovisi alcuni dei cittadini compromessi nella congiura, incaricò un sicario, Luigi Grifoni, di assassinarli. Dopo queste uccisioni, che sembrarono l'inizio di nuove feroci stragi, i principali esponenti della fazione avversa ai Bentivoglio abbandonarono la città, rifugiandosi con le proprie famiglie a Imola e a Carpi. Il B. partecipò poi nell'esercito francese alla campagna contro i pontifici e gli Spagnoli e combatté nella battaglia di Ravenna. Nell'aprile del 1512, ritiratisi i Francesi in Lombardia, l'esercito pontificio, al comando del duca di Urbino Francesco Maria Della Rovere, si rivolse contro Bologna. Il B. e i suoi fratelli compresero che ogni resistenza sarebbe stata inutile, senza più l'appoggio dei Francesi e nell'incerta fedeltà della cittadinanza: abbandonarono quindi Bologna rifugiandosi in territorio veneto. Giulio II decretò l'interdetto contro tutte le città che li avessero ospitati.
Entrato al servizio della Repubblica, il B. ebbe la carica di luogotenente di Bartolomeo d'Alviano, col quale partecipò alla campagna nel Veneto. Morto Giulio II ed eletto Leone X, egli, contando sull'antica amicizia della sua famiglia con i Medici, sperò per un momento di poter riottenere dal pontefice la signoria di Bologna. Si fece perciò mandare a Roma dal duca di Ferrara Alfonso d'Este, assieme al fratello Annibale, in una ambasceria che si recava a rendere omaggio al nuovo papa, e a questo, il 4 apr. 1513, chiese protezione e assistenza per poter rientrare in Bologna, ma Leone X replicò negativamente. Il B. ritornò al proprio posto presso l'Alviano e il 7 ott. 1513 fu ucciso dagli Spagnoli di Prospero Colonna nella battaglia dell'Olmo, presso Vicenza.
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