COLLOREDO, Ermes di
Poeta friulano, nato a Colloredo di Montalbano il 23 marzo 1622, morto a Gurìz (Gorizzo presso Codroipo) il 21 settembre 1692. Del ramo italiano dell'omonima famiglia dei Colloredo Mels (v.), fu per sette anni paggio del granduca di Toscana, poi ufficiale imperiale nella guerra dei Trent'anni, capitano di navi venete in Dalmazia, e, infine, uomo di corte a Vienna; ma l'indole schietta e i gusti epicureamente villerecci lo indussero presto a ritirarsi in patria (1663), dove nella sua campagna di Gurìz condusse vita semplice e "naturale", nella compagnia prima d'una donna amatissima, una Salvadori di Colloredo, poi, morta questa, della moglie Giulia Savorgnan (1670), riposandosi della giovinezza dissipata, e, negli ultimi anni subendone, con le conseguenze fisiche, tristezze e pentimenti. Spiriti goderecci e moralità religiose si susseguono perciò nella sua opera poetica; ma come il suo spirito inclinava alla satira, al realismo e alla considerazione carnale della vita, così quasi soltanto questa parte dell'opera sua è artisticamente vitale. Egli può essere considerato come il padre della letteratura friulana di linguaggio ladino, che tolse dallo stadio di poesia rusticale per darle, anche presso la collettività, piena coscienza delle sue capacità artistiche. Quando non si abbandona ad una soverchia abbondanza di variazioni, fugge i temi che non gli sono congeniali (e con questi gl'italianismi lessicali e sintattici) e modera in un'onda più cordiale la sprezzante ispidità del verso, il C. riesce poeta di rara forza espressiva, di concentrata energia stilistica, dove il secentismo, accettato come mezzo ora d'arte impressionistica ora di rappresentazione grottesca, anima di vivaci bagliori la materia realistica o satirica o burlesca. Si devono a lui anche la prima prosa d'arte, finissima, e, in certi intermezzi poetici, fors'anche i primi tentativi drammatici in friulano.
Opere: Le poesie del C. furono stampate soltanto nel 1785, in 2 voll., a Udine, a cura di D. Dall'Ongaro, e ristampate ivi, a cura dello Zorutti, con esclusioni ed aggiunte non sempre genuine, nel 1828. Una scelta commentata è quella di G. Cumin, Udine 1924; per 22 componimenti v. B. Chiurlo, Ant. della lett. friul., Udine 1927, pp. 164-208.
Bibl.: G. Cumin, in Riv. della Società filol. friulana, III, pp. 1-23; B. Chiurlo, Antologia citata, pp. 167-168, e 511).