FREZZOLINI, Erminia
Nacque a Orvieto il 27 marzo 1818 da Giuseppe e Teresa Basiglio. Iniziato lo studio del canto col padre, rinomato basso buffo, si perfezionò con D. Ronconi, A. Nencini e N. Tacchinardi, e prese anche alcune lezioni da Manuel García figlio, seguendo i suggerimenti di Maria Malibran, sorella dello stesso.
Esordì in concerto nel 1837 all'Accademia filarmonica di Firenze, dove eseguì due brani rossiniani: l'aria di Desdemona dall'Otello e un duetto da L'assedio di Corinto col baritono G. Ronconi. Sempre a Firenze debuttò con successo il 26 dicembre dello stesso anno al teatro del Cocomero nella Beatrice di Tenda di V. Bellini rivelando una sorprendente padronanza scenica oltre che vocale (cfr. Il Pirata, 2 genn. 1838). Nell'estate dell'anno seguente ripeté il successo al teatro dei Rinnovati di Siena, poi replicato nell'Ines de Castro di N. Persiani, mentre nella stagione di carnevale 1839-40 si produsse al teatro Comunale di Ferrara, cantando ne La straniera di Bellini, ne L'elisir d'amore e nella Lucia di Lammermoor di G. Donizetti.
Fin dall'inizio della sua carriera la F. venne identificata col personaggio belliniano di Beatrice, ruolo che interpretò più volte durante i primi anni di attività: nel maggio 1839 a Reggio Emilia, nell'estate seguente a Pisa e a Perugia, nell'autunno dello stesso anno a Bologna (ove ebbe per compagni di scena C. Guasco e G.O. Cartagenova), nel 1840 a Torino, a Vienna e Brescia, nel 1841 a Modena e nel 1847 a Genova. Nel 1839 cantò in Elena da Feltre di S. Mercadante a Reggio Emilia, Pisa, Perugia e Bologna, dove fu diretta dall'autore. Nella stessa stagione cantò ancora a Bologna nell'AnnaBolena di Donizetti a fianco di N. Ivanoff e nel dicembre 1839 debuttò al teatro alla Scala nella prima assoluta di Le due illustri rivali di Mercadante accanto a Teresa Brambilla, I. Marini e N. Moriani, ottenendo consensi nonostante l'esito negativo dell'opera.
Continuò a cantare alla Scala fino al marzo 1840: nella Lucrezia Borgia di Donizetti nel gennaio, nella prima assoluta di Giovanna II di C. Coccia l'11 marzo e nella Ildegonda di T. Solera il 20 marzo e successivamente si recò a Vienna, dove fu applaudita al Käntnerthortheater in Beatrice di Tenda e in Gemma di Vergy di Donizetti.
Nel febbraio 1841 sposò il tenore Antonio Poggi. Rimasta inattiva nell'inverno 1841-42 per una gravidanza, riprese a cantare in primavera i ruoli principali del suo repertorio sulle scene del Queen's theatre di Londra. Alla Scala tornò per la stagione di carnevale 1842-43, inaugurandola il 26 dicembre con Vallombra di F. Ricci e continuando in gennaio con la Lucrezia Borgia di Donizetti accanto a M. Alboni, ma l'evento più importante fu la sua partecipazione alla prima assoluta de I Lombardi alla prima crociata di G. Verdi (11 febbr. 1843), dove ottenne un grande successo personale nonostante la fredda accoglienza dell'opera da parte della critica (cfr. Il Pirata, 14 febbr. 1843).
Con I Lombardi alla prima crociata la F. si inserì fra le più grandi interpreti verdiane del tempo; per lei il compositore bussetano scrisse anche la parte della protagonista nella Giovanna d'Arco, che cantò alla Scala nel febbraio 1845 subito dopo aver cantato sulle stesse scene in Rosvina de la Forest di V. Battista (gennaio 1845); in ambedue i titoli ebbe come compagno di scena il marito.
Nello stesso anno ottenne la separazione legale da quest'ultimo, gelosissimo di Verdi, senza che l'avvenimento avesse ripercussioni negative sulla sua carriera. Continuò a mietere trionfi, in particolare al teatro S. Carlo di Napoli, dove dall'ottobre 1846 al febbraio 1847 cantò ne La regina di Cipro di G. Pacini (Caterina Cornaro), Gli Orazi e i Curiazi di Mercadante (Camilla), Norma di Bellini ed Eleonora Dori di Battista, opere che, eccetto Norma, cantò tutte a fianco di G. Fraschini.
Dopo aver impersonato Adina nell'Elisir d'amore di Donizetti al teatro Carlo Felice di Genova (luglio 1847) venne scritturata per la stagione 1847-48 al teatro Imperiale di Pietroburgo, dove cantò Don Pasquale di Donizetti (Norina), I Lombardi, L'elisir d'amore, Otello di G. Rossini, Lucrezia Borgia, Don Giovanni di W.A. Mozart e Roberto il diavolo di G. Meyerbeer (Alice); questi due ultimi lavori la videro sulla scena con l'altra celebre primadonna, Teresa De Giuli Borsi, con la quale nacque una notevole rivalità. Il soggiorno a Pietroburgo durò poco: la rigidità del clima, l'arrivo a Pietroburgo di un'altra primadonna quale Giulia Grisi e infine l'impossibilità di ricambiare l'amore dello zarevic Alessandro la costrinsero a lasciare la città. Si recò quindi a Londra, dove cantò al Her Majesty's theatre alcune opere del suo repertorio, più I Capuleti e i Montecchi di Bellini, La prova di un'opera seria di G. Mazza, Il matrimonio segreto di D. Cimarosa e I puritani di Bellini, in cui fece dimenticare i successi di Henriette Sontag. La stagione di carnevale 1850-51 la vide sul palcoscenico del teatro Reale di Madrid, mentre dal 1853 al 1857 cantò al Théâtre-Italien di Parigi, aggiungendo al suo repertorio ancora due personaggi verdiani, Leonora nella prima esecuzione locale de Il trovatore (1854) e Gilda nel Rigoletto (1857). Nel 1858 cantò negli Stati Uniti una prima volta; vi tornò nella stagione successiva, dopo aver cantato a Parigi nella Marta di F. von Flotow, per una serie di concerti alla Academy of music e al Winter Garden theatre di New York. Intorno al 1860 la sua voce cominciò ad affievolirsi, ma ancora nel 1863 comparve ne I Lombardi al Théâtre-Italien di Parigi e nel 1864 ne Lasonnambula al teatro Nazionale di Genova e al teatro Carcano di Milano.
La sua estrosità, unita a una notevole incoscienza e prodigalità, la gettò presto in una difficile situazione economica, a causa della quale fu costretta a prolungare la sua carriera dando concerti dall'esito spesso imbarazzante; a volte fu anche apertamente insultata dal pubblico. Nel 1868 Verdi la incontrò a Napoli e, avendo saputo che colei che aveva contribuito al trionfo de I Lombardi e della Giovanna d'Arco era quasi in miseria, organizzò un concerto a suo favore, ricavando un incasso di circa 8.000 lire, dilapidate in breve tempo dalla F., che continuò comunque a cantare finché non si ritirò nel 1871, dopo un concerto al teatro Armonia di Trieste.
Sposato un non meglio identificato dottor Vigoreux, si stabilì a Parigi, dedicandosi all'insegnamento, e vi morì il 5 nov. 1884.
Briosa e raffinata, elegante e bellissima, la F. era dotata di una voce di "dolcezza paradisiaca" (cfr. Enc. dello spettacolo), dal timbro puro e omogeneo in tutti i registri, capace di fraseggiare con una dolcezza che suscitava nell'ascoltatore un sottile struggimento; aveva un'estensione dal si naturale basso al dodiesis sovracuto e poteva facilmente affrontare il canto d'agilità cosiddetto "di forza", sì che nei momenti di maggiore tensione drammatica poteva trasmettere uno slancio e una passione trascinanti.
La sua bellezza, la nobiltà del suo gesto scenico, l'assoluta dedizione alla psicologia del personaggio spingevano il pubblico a tali deliranti entusiasmi che la fecero considerare la continuatrice ideale della Malibran e la annoverarono tra le più grandi cantanti dell'Ottocento.
Il padre Giuseppe, nato a Orvieto il 9 nov. 1789, alternava nella città natale l'attività di incisore allo studio del canto come basso con G. Pedota e debuttò probabilmente a Terni nel 1819 nel Don Marcantonio di S. Pavesi, svolgendo la prima parte della carriera presso il teatro dei Risoluti di Firenze (La gazza ladra di Rossini), al teatro dei Rinnovati di Siena (La contessa diColle Erboso di P. Generali) e in altri piccoli teatri a Modena e a Torino in opere non specificate, finché nel 1827 venne scritturato al teatro S. Benedetto di Venezia per La Cenerentola e La Semiramide di Rossini e L'ajo nell'imbarazzo di Donizetti, opera in cui ebbe un particolare successo che lo indirizzò definitivamente verso il repertorio buffo. Partecipò quindi alla prima assoluta di Olivo e Pasquale di Donizetti al teatro Valle di Roma il 7 genn. 1827 (Olivo) a fianco di D. Cosselli (Pasquale). Il 16 aprile dello stesso anno debuttò al teatro alla Scala di Milano nel ruolo del podestà ne Il montanaro di Mercadante, iniziando una brillante carriera sulle scene del massimo teatro milanese a fianco del grande G.B. Rubini con cui cantò ne L'inganno felice di Rossini (Tarabotto), La selva di Hermanstadt di F. Frasi (Giorgio), Il barbiere di Siviglia di Rossini (è incerto se nel ruolo di Bartolo o di Basilio). Grazie al successo che ottenne lungo tutta la stagione, venne richiamato alla Scala nella primavera del 1828 nuovamente nel Barbiere di Siviglia, ne Lecantatrici villane di V. Fioravanti (don Marco), ne La pietra di paragone di Rossini (Macrobio) e nella prima esecuzione assoluta de Il talismano di G. Pacini nella parte di lord Multon (10 giugno 1828).
Ancora a Milano cantò spessissimo al teatro alla Canobbiana in opere buffe come Il disertoresvizzero di C. Pugni, La neve di L. Ricci, L'incognito di P. Campiuti (tutte e tre nel 1831), L'orfanella di Ginevra di L. Ricci (1832) e partecipò alla prima assoluta dell'Elisir d'amore di Donizetti nei panni di Dulcamara (13 maggio 1832). L'anno seguente vi cantò ancora ne Ilcontrabbandiere di Pugni e Chiara di Rosemberg di L. Ricci; di questo musicista cantò spesso nella farsa Ilnuovo Figaro a Parma nel 1832, a Lucca nel 1833, a Livorno nel 1836 e nel 1838. Nel giugno 1833 tornò alla Scala per la prima esecuzione assoluta de Il carrozzino da vendere di A. Frondoni (Beniamino), e l'anno dopo cantò al teatro d'Angennes di Torino in Eran due ed or son tre di L. Ricci, mentre il 15 ag. 1835 fu nuovamente alla Scala per la prima assoluta di Chiara di Montalbano di L. Ricci con il tenore A. Poggi, che sarebbe diventato suo genero. Giuseppe continuò a cantare alla Scala interpretando il personaggio di Dandolo in Zampa di F. Hérold, di Dulcamara nella prima rappresentazione dell'Elisir d'amore di Donizetti alla Scala il 27 sett. 1835 con la Malibran e di Bartolo nel Barbiere di Siviglia di Rossini ancora una volta a fianco della Malibran. Vi cantò inoltre nell'autunno 1836 nel Fausto di L. Gordigiani con D. Cosselli e Luigia Boccabadati, nel gennaio 1837 ne Il turco in Italia, nel febbraio 1840 ne I corsari di A. Mazzucato con Teresa Brambilla (e non con la figlia Erminia, come detto in Enc. dello spett.), infine interpretò il personaggio di don Marco ne Le cantatrici villane di V. Fioravanti con Carolina Hunger. Gli ultimi anni della sua attività e della sua vita sono oscuri, è incerta la data del suo ritiro dalle scene. Morì a Orvieto il 16 marzo 1861.
Sembra che la voce di Giuseppe non fosse dotata di timbro eccezionale; Donizetti stesso in una lettera a G.S. Mayr la definì "…voce di capretto" (Saracino). Ciononostante aveva una presenza scenica talmente spontanea e naturale, una vis comica talmente irresistibile che compositori e impresari facevano a gara per assicurarsene le prestazioni. Oltre alle già citate opere Giuseppe cantò anche in Matilde di Shabran di Rossini (Firenze, teatro alla Pergola, autunno 1827) e ne Il divorzio persiano di Generali (Trieste, teatro Grande, carnevale 1828) e ancora di Rossini Il conteOry (Milano, teatro alla Canobbiana, 1833).
Fonti e Bibl.: Critiche in Il Pirata, 2 genn. 1838, 27 dic. 1839, 5 luglio 1847; La Gazzetta diGenova, 5 apr. 1847; A. De Angelis, Giuseppe e E. F., in Rivista musicale italiana, XXXII (1925), p. 438; C. Gatti, Ilteatro alla Scala nella storia e nell'arte, Milano 1964, II, pp. 41 ss., 45; I, pp. 33, 35, 37 s. (per Giuseppe); L. Trezzini, Due secoli di vita musicale. Storia del teatro Comunaledi Bologna, II, Bologna 1966, pp. 52, 74, 100; Storia dell'opera, III, 2, Torino 1977, p. 363; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, I, Genova 1980, pp. 191 s.; E. Saracino, Invito all'ascolto di Donizetti, Milano 1984, pp. 48, 101, 144 (per Giuseppe); M.Th. Bouquet - V. Gualerzi - A. Testa, Storia del teatro Regio di Torino, V, Torino 1988, pp. 139, 186, 195, 237; C. Marinelli Roscioni, Il teatro di S. Carlo, II, Napoli 1988, pp. 293 s., 373; F.J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, pp. 336 s. (anche per Giuseppe); C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 568 (anche per Giuseppe); Enc. dello spettacolo, II, pp. 488 s. (anche per Giuseppe).