Juvalta, Erminio
Filosofo italiano (Chiavenna, Sondrio, 1862 - Torino 1934). Allievo di Cantoni nell’univ. di Pavia, dal 1916 fu prof. di filosofia morale nell’univ. di Torino. Si occupò particolarmente del problema morale, che studiò (sotto l’influsso, insieme, del neokantismo e del positivismo britannico) con metodo positivo, rivendicando l’autonomia, rispetto alla metafisica, della ‘scienza morale’. Secondo J. esiste una pluralità di postulati morali («lo spirito filantropico, lo speculativo, il religioso, l’estetico») che fondano l’azione umana e a loro volta sono privi di fondamento. Ma all’interno di questa pluralità esistono dei valori universali, che sono tali perché «strumentali rispetto a quale si voglia criterio di valutazione che sia posto come normativo». Tali valori (il rispetto della libertà, l’osservanza dei patti e virtù personali quali il dominio di sé, ecc.) sono le condizioni della possibilità che ciascuno persegua i propri valori morali personali. Tra le sue opere si segnalano: Prolegomeni ad una morale distinta dalla metafisica (1901); Sulla possibilità e i limiti della morale come scienza (1907); Il vecchio e il nuovo problema della morale (1914); In cerca di chiarezza: i limiti del razionalismo etico (1919). Una raccolta quasi completa dei suoi scritti è uscita postuma col titolo I limiti del razionalismo etico (1945).