BARBARO, Ermolao
Almorò (Hermolaus) di Zaccaria Barbaro, patrizio veneziano, nacque nel 1453, morì a Roma nel 1493. Ricevette i primi rudimenti, bimbetto ancora, a Verona, dal canonico Matteo Bosso e dallo zio omonimo che l'ospitava, il vescovo Ermolao Barbaro, allievo del Guarino. Di là, come con probabilità si può credere, si recò in compagnia del padre a Roma tra il 1460 e il 1470, a seguire le lezioni di latino di Pomponio Leto e le lezioni di greco di Teodoro Gaza. Ritornato in patria, attese agli studî superiori nell'università di Padova per circa un quadriennio, e vi tenne successivamente negli anni 1475-76 cattedra di filosofia, interpretando i libri morali di Aristotele. Più tardi, nel 1484, aprì a Venezia una scuola privata, divenuta famosa, per continuarvi le esercitazioni aristoteliche. Fu insignito di alte magistrature cittadine e adoperato più volte dalla Repubblica per delicate missioni diplomatiche presso l'imperatore Federico III (1486), presso Lodovico il Moro (1488) e presso la curia romana (1490). Sfortunata fu quest'ultima ambasceria per il Barbaro, a cui mancava la vera vocazione politica del nonno Francesco. Morto il patriarca di Aquileia, Innocenzo VIII nel marzo del 1491 con un colpo di testa gli conferì il patriarcato, offendendo gravemente la suscettibilità del governo di Venezia, onde il neoeletto fu bandito dalla patria morì esule a Roma.
Ebbe Ermolao tempra di esperto filologo con tendenze filosofiche e tecniche. Come tecnico, tradusse Dioscoride, verificando la materia dell'autore greco con l'aiuto dell'esperienza propria e delle collezioni di piante che egli stesso s'era procacciato. Come filosofo, cominciò col tradurre Temistio, allargando a poco a poco il campo, fino a concepire il disegno grandioso di tradurre tutto Aristotele; ma non compì che la versione delle opere retoriche e delle dialettiche. Rifulge il suo rigore filologico tanto nelle traduzioni quanto, e più assai, nelle Castigationes Plinianae (Roma 1492-1493), documento solenne e imperituro di un'erudizione enciclopedica posta al servizio della critica del testo. Si conservano di lui anche molte lettere importanti per gli argomenti che trattano, e per l'autorità dei corrispondenti, avvivate da uno stile nobilmente personale, un po' freddo, ma misurato, finemente arguto e ironico, quale era il carattere dell'uomo.
Bibl.: Th. Stickney, De Hermolai Barbari vita atque ingenio, Parigi 1903; A. Ferriguto, Almorò Barbaro, l'alta cultura del settentrione d'Italia nel '400, in Miscellanea di storia veneta, s. 3ª, XV, Venezia 1922.