Gellner, Ernest André
Filosofo e antropologo sociale ceco, di famiglia ebrea, nato a Parigi il 9 dicembre 1925, morto a Praga il 5 novembre 1995. Trascorsa l'infanzia a Praga, nel 1939 seguì la famiglia in Inghilterra per sfuggire alle persecuzioni razziali naziste, e dopo la guerra si laureò in filosofia a Oxford; la sua carriera universitaria si svolse interamente in Gran Bretagna. Dal 1949 iniziò l'insegnamento alla London School of Economics and Political Science, dove dal 1962 al 1984 fu professore di logic and scientific method; in seguito passò alla University of Cambridge, dal 1984 al 1992, per l'insegnamento di antropologia sociale. Tra i più importanti studiosi del fenomeno del nazionalismo, al termine della sua carriera in Inghilterra, nel 1993 ritornò a Praga per dirigere, presso la Central European University, il Centre for the Study of Nationalism, fondato nel 1991. Membro della British Academy, è stato insignito di numerose lauree honoris causa.
Pensatore di grande eclettismo, G. ebbe una ricchissima produzione intellettuale attenta alla trasformazione della modernità. Raggiunse una prima notorietà occupandosi di filosofia analitica in Words and things, con introduzione di B. Russell (1959; trad. it. 1961), opera in cui G. espone le sue critiche all'idealismo linguistico della scuola di Oxford. Allievo di K. Popper, venne influenzato, sul fronte sociologico, dall'approccio di R. Aron. Nel corso degli anni Cinquanta si rivolse all'antropologia sociale, apprezzando in particolare gli studi di B. Malinowski e allargando quindi lo sguardo a tutto il panorama delle scienze sociali, con i saggi Relativism and the social sciences (1985) e The concept of kinship and the other essays (1987; trad. it. Causa e significato delle scienze sociali, 1992). Ma riservò l'impegno maggiore allo studio del nazionalismo visto come caratteristica peculiare della condizione moderna: Nations and nationalism (1983; trad. it. 1985), Encounters with nationalism (1994), Nationalism, pubblicato postumo nel 1997. Numerosi sono i suoi scritti sull'Islam come Muslim society (1981) o la raccolta da lui curata Islamic dilemma (1985) e sulla situazione seguita al crollo dell'URSS, analizzato, pur da un punto di vista non comunista, con una forte preoccupazione per il tessuto sociale di quei paesi e per lo squilibrio generato a livello mondiale (Nationalism in a post-marxist world, 1992). Si impegnò contro il razzismo e la xenofobia in molteplici iniziative a carattere internazionale.
Tra le sue opere si segnalano inoltre: Legitimation of belief (1974); The psychoanalitic movement: or the cunning of unreason (1985; trad. it. L'astuzia della non ragione, 1993); Culture, identity and politics (1987); Plough, sword and book: the structure of human history (1988; trad. it. 1994); State and society in Soviet thought (1988); Postmodernism, reason and religion (1992; trad. it. 1993); Reason and culture: the historic role of rationality and rationalism (1992; trad. it. 1996); Conditions of liberty (1994; trad. it. 1996); Anthropology and politics: revolutions in the sacred grove (1995); Language and solitude: Wittgenstein, Malinowski and the Habsburg dilemma (postumo, 1998).
bibliografia
Transition to modernity: essays on power, wealth, and belief, ed. J.A. Hall, I.C. Jarvie, Cambridge-New York 1992; The state of the nation: Ernest Gellner and the theory of nationalism, ed. J.A. Hall, New York 1998.