ARTOM, Ernesto
Nato ad Asti da Israel e da Enrichetta Ottolenghi il 7 ag. 1868, si laureò in giurisprudenza nell'università di Roma il 10 dic. 1891. Qualche anno più tardi fu nominato addetto onorario di legazione e destinato, in un primo tempo, al ministero degli Esteri (19 genn. 1897) e successivamente alla legazione dell'Aia (23 apr. 1899). Apertasi in quella città, nello stesso anno, la conferenza internazionale per la pace, l'A. vi prese parte come segretario aggiunto della delegazione italiana diretta da Visconti Venosta e C. Nigra.
Rientrato al ministero il 1° settembre 1899, fu riconfermato addetto onorario di legazione il 15 genn. 1900 e aggregato, a partire dal 5 febbr. 1901, all'ufficio diplomatico. Dal 15 dic. 1904cessò di far parte dell'amministrazione degli Affari esteri.
Nella primavera del 1915 l'A. fu in stretto contatto con Maximilian Claar, addetto stampa presso l'ambasciata austriaca a Roma, con Carl Mühling, corrispondente del Berliner Lokal Anzeiger e con lo stesso principe Berriara von Bülow per cercare di evitare l'intervento dell'Italia in guerra. Da parte italiana, l'A. comunicava con Sidney Sonnino, al quale in un promemoria del 12 marzo così esponeva le basi di un possibile accordo: cessione, da parte dell'Austria, del Trentino e della frontiera segnata dalla valle dell'Isonzo, garanzie per la nazionalità italiana a Trieste, a Fiume e sulla costa adriatica; da parte dell'Italia, pagamento di un'indennità di riscatto e appoggio diplomatico alle aspirazioni austriache in Asia Minore.
Per l'A. non si trattava solo di proseguire la politica neutralistica che lo zio Isacco Artom aveva con successo perseguito durante il conflitto franco-prussiano del 1870, ma di rifarsi a tutta una tradizione diplomatica, sarda prima che italiana, che tendeva a risolvere il problema delle terre italiane ancora sottoposte agli Asburgo puntando sull'"inorientamento" austriaco: soltanto i "compensi" non si cercavano più nella valle danubiana e nei Balcani, ma in Asia Minore. L'accordo italo-austriaco, inoltre, non doveva essere un fatto contingente, destinato ad esaurirsi nell'appagamento delle richieste italiane, ma inquadrarsi in una più vasta prospettiva politica di stretta collaborazione tra le due potenze, resa necessaria, secondo l'A., dal pericolo slavo. Motivo quest'ultimo ripreso più volte dalla diplomazia tedesca per facilitare un'intesa duratura fra Italiani e Austriaci (non scriveva lo stesso Principe di Bülow il 29 aprile che l'espansione slava costituiva "le vrai danger, et un terrible danger, pour l'Adriatique"?).
Ma, nonostante le pressioni di Berlino per la cessione del Trentino all'Italia, l'ostilità dei circoli militari austriaci, di Francesco Giuseppe e, soprattutto, di Tisza, presidente del Consiglio ungherese, resero vane le trattative italo-austriache. Le stesse richieste italiane, d'altronde, per il modo con cui vennero presentate, non diedero l'impressione di esprimere una conseguente e costante linea politica, ma piuttosto di ondeggiare di continuo cercando di seguire fin dove era possibile l'opinione pubblica che si andava orientando in direzione antitriplicista. Ancora, il 6 maggio 1915, due giorni dopo che l'Italia aveva denunciato l'alleanza con gli Imperi centrali, l'A. si rivolgeva direttamente al Sonnino per scongiurarlo "di non precipitare gli avvenimenti". Ma oramai quella che all'A. pareva "une foule d'insensés qui aiment plus la guerre que l'Italie" prevaleva nettamente nel paese.
Il 6 ott. 1919 l'A., che era stato deputato liberale per il collegio di Castelnuovo di Garfagnana nella XXII, XXIII e XXIV legislatura (1904-1919), partecipando specialmente ai dibattiti di politica estera e coloniale, venne nominato senatore.
Oltre all'attività politica, l'A. fu presidente dell'Istituto coloniale e svolse anche una notevole attività di studioso di problemi risorgimentali sia mediante la collaborazione a riviste sia con l'accurata ricostruzione della biografia dello zio, limitata purtroppo al 1861.
Morì il 7 novembre 1935
Fra gli scritti si possono ricordare: Il conte Cavour e la questione napoletana, in Nuova Antologia, CLXXX (1901), fasc. 717, pp. 144-152; L'azione della Russia a favore dell'indipendenza italiana, ibid., CXCI (1903), fasc. 763, pp. 380-390; La morte del conte di Cavour, ibid., CCVII (1906), fasc. 825, pp. 129-139; L'opera politica del senatore I. A. nel Risorgimento italiano.Parte I: Collaborazione col conte Camillo di Cavour, Bologna 1906; La pacificazione della Libia e le colonie militari,in Nuova Antologia,CCXLVII (1913), fasc. 987, pp. 490-498; Costantino Nigra e un discorso elettorale di Massimo d'Azeglio, ibid., CCXLVIII (1913), fasc. 992, pp. 538-546; La guerra europea del 1757-63 e la guerra attuale, ibid., CCLXIV (1915), fasc. 1051, pp. 3-10; Documenti inediti, in Il Giornale d'Italia, 24 nov. 1916 e, di nuovo, in Il Serchio, 30 nov. 1916; La crisi dei cambi e la produzione italiana all'estero, in Nuova Antologia, CCLXXXIX (1920), fasc. 1153, pp. 324-327; L'antico disegno delle regioni: Cavour, Farini, Minghetti, ibid., CCC (1922), fasc. 1195, pp. 37-49.
Fonti e Bibl.: Annuario diplomatico del Regno d'Italia per l'anno 1902, compilato per cura dei Ministero per gli Affari esteri, Roma 1902, p. 150; A. D'Ancona, Ricordi storici del Risorgimento italiano, Firenze 1913, pp. 450 ss.; Il Senato vitalizio 1848-1947, Roma 1947, p. 72; Emesto ed Isacco Artom, Iniziative neutralistiche della diplomazia italiana nel 1870 e nel 1915, Documenti inediti, a cura di A. Artom, Torino 1954, passim.