BOEZI, Ernesto
Nacque a Roma l'11 febbr. 1856 da Felice, disegnatore e impiegato della segreteria di Stato in Vaticano. Per volontà paterna, il B. studiò legge - con scarsa attitudine - all'università di Roma, conseguendo la laurea. Una vera vocazione, invece, mostrò per gli studi musicali, ai quali fu avviato giovanissimo sotto la guida prima di G. Ballabene e di D. Mustafà, poi di A. Moriconi: a diciassette anni era già organista nella chiesa della confraternita dell'Orazione e Morte in via Giulia, con uno stipendio di due scudi al mese. Nel 1880, per le sue doti non comuni e su designazione di A. Guilmant e di F. Capocci, fu nominato organista della chiesa di S. Luigi de' Francesi. Nello stesso tempo, mentre era ancora studente universitario, ebbe occasione di segnalarsi in alcune importanti stagioni liriche di Roma, al Politeama Romano e al Teatro Apollo, sostituendo i maestri M. e L. Mancinelli. Seguì poi un periodo d'intensa e meritevole attività organistica e direttoriale per il B., che contribuì a non pochi successi delle migliori manifestazioni musicali romane dell'epoca.
Nel 1879 la Società musicale romana gli affidò, infatti, la direzione della cantata Leggenda di s. Cecilia di G. Benedict, eseguita al palazzo Doria-Pamphili a piazza Navona, dove il 26 giugno 1882 diresse la prima italiana dell'Oberon di C. M. von Weber, nel maggio 1884 l'Adelia di Monferrato di L. Moroni e il 26 genn. 1887 l'oratorio Jefte di Haendel. Dal 1885 partecipò come organista e direttore d'Orchestra anche ai concerti dell'Accademia Filarmonica romana; nella stagione 1886-87 sostituì il maestro E. Mascheroni al Teatro Apollo, dirigendo le repliche dell'Aida e del Faust e I puritani; istruì i cori per i primi oratori perosiani (1898, 1904); fu maestro del coro nelle imprese G. Canori al Teatro Argentina, e al Teatro Nazionale concertò e diresse la prima dell'oratorio S. Francesco di P. E. Hartmann (27 febbr. 1903).Nel 1892 si presentò, insieme con altri sessanta concorrenti, al concorso musicale bandito dalla casa Sonzogno a Venezia presso il liceo musicale "B. Marcello" e vinse il secondo premio con l'opera in un atto Don Paez, stimata dalla critica, ma accolta con scarso successo alla Fenice di Venezia il 25 marzo 1893. Il 14 luglio 1887 era stato eletto presidente della Società musicale romana (di cui dal 1882 aveva assunto la direzione, successore di D. Mustafà); dimessosi poco dopo per le troppe occupazioni, nell'autunno 1920 il B. tornò a riordinarne l'archivio, passato in eredità al circolo di S. Pietro.
Già socio dell'Accademia di S. Cecilia, il 22 nov. 1893 dall'Accademia Filarmonica romana fu nominato consigliere, ufficio che mantenne fino al 27 giugno 1915, quando si ritirò dalla vita accademica attiva, continuando, però, a far parte delle commissioni sia del concorso nazionale, indetto dalla Filarmonica dal 1905 per una Messa di requiem da eseguirsi al Pantheon in commemorazione della morte di Umberto I, sia del comitato permanente di lettura per l'esame delle composizioni presentate al concorso permanente per la musica da camera presso l'Accademia stessa. Il 2 luglio 1905 vinse il concorso per il posto di direttore della Cappella Giulia in Vaticano, succedendo ad A. Meluzzi.
Chiamato a tale importante carica due anni dopo la pubblicazione del motu-proprio di Pio X sulla musica sacra (1903), il B. si dedicò all'attuazione della riforma musicale pontificia espressa nel motu-proprio, vincendo "le ritrosie e le avversioni verificatesi in quei primi momenti del movimento Ceciliano specialmente a Roma..." (Magnoni).
Nel 1910 fu scelto da padre A. De Santi, fondatore della Scuola superiore di Musica sacra, come direttore tecnico e insegnante di composizione sacra e di organo; dalla Scuola (poi Istituto pontificio di Musica sacra) il B. si distaccò nel febbraio 1918. Come compositore, impegnò le sue migliori energie nel campo quasi esclusivamente religioso e liturgico, a favore prima dell'Accademia Filarmonica romana e poi, fino alla morte, della Cappella Giulia (di cui riordinò anche l'archivio), lasciando una vastissima produzione di musiche manoscritte, ad eccezione di poche pagine stampate a Roma s.d. (un Requiem e Kyrie a otto vociin due cori e una breve Messa dedicata al figlio Guido) e della Missa solemnis, a otto voci dispari in due cori e organo, edita postuma a Utrecht nel 1948. Amico del Capocci (che gli aveva dedicato il primo fascicolo del suo lavoro L'Office divin. Pièces pour orgue ou harmonium, Roma s.d., poi 1927), ne commemorò la morte in occasione del X Congresso nazionale di Musica sacra a Roma (Filippo Capocci..., Fano 1912).
Dei numerosi allievi, si ricordano L. Refice e A. Antonelli, che gli successe al magistero della Cappella Giulia. Morì a Roma il 30 dic. 1946.
All'attività creativa del B. è certo affidata la sua fama. Benché destinate in prevalenza all'ambiente ecclesiastico, le sue opere trascendono i valori puramente liturgici e scolastici per assurgere a vera dignità d'arte. Caratteristiche comuni di tutti i suoi lavori di genere sacro e profano (oltre alla citata opera teatrale Don Paez, scrisse anche varie cantate e romanze, madrigali a quattro voci e un quintetto) sono l'originalità dell'ispirazione e l'accuratezza tecnica e artistica. Nella multiforme varietà per importanza e per mole delle sue copiose composizioni sacre (13 Messe a tre e a quattro voci, 30 Salmi a quattro e a otto voci, alcuni a doppio coro e due organi, cantici, inni, introiti, offertori, motetti, antifone e altri innumerevoli brani sacri), le più significative rimangono l'Assoluzione a otto voci in due cori, che il B. inserì in una Messa di requiem a sei voci miste senza accompagnamento di Tommaso Ludovico da Victoria, e da lui diretta al Pantheon in occasione del secondo anniversario della morte di Umberto I (29 luglio 1902), la bellissima Messa di requiem a otto voci sole in doppio coro per le celebrazioni in memoria di Umberto I, sempre da lui diretta al Pantheon il 15 marzo 1909, la già citata Missa solemnis, i Miserere della settimana santa in S. Pietro e i Salmi dei Vespri per S. Pietro, fra i quali Dixit,Beatus vir e Domine,probasti me "costituiscono veri capolavori di architettura sinfonica e vocale" (Osservatore Romano, 1948).
Non va dimenticata, inoltre, la sua attività direttoriale, in ambito ecclesiastico, specialmente nelle cerimonie della settimana santa e della festa di S. Pietro.
Il fratello Cesare (Roma 26 febbr. 1858-ivi 27 apr. 1927) fu tenore di valenti doti. Cantore della Cappella di S. Giovanni in Laterano, fu ammesso poi contemporaneamente, con permesso speciale, alle cappelle Giulia e Sistina in Vaticano (26 dicembre 1889).
Era il cantore preferito di F. Capocci, di cui eseguiva mirabilmente il salmo Laudate pueri per tenore e coro, e per le più difficili esecuzioni musicali nelle chiese di Roma.
Fonti e Bibl.: L. Refice, E. B.(nel trigesimo della sua morte), in L'Osservatore romano, 30 genn. 1947; R. P., E. B. gloria della musica liturgica, ibid., 2-3 febbr. 1948; O. Magnoni, Commemorazione degli accademici E. B. e R. Casimiri, Roma 1949; A. De Angelis, D. Mustafà, la Capp. Sistina..., Bologna 1926, pp. 109, 112, 122, 130, 145, 158; 175 (per Cesare); R. Giraldi, L'Accademia filarmonica romana dal 1868 al 1920. Memorie storiche …, Roma 1930, pp. 135-361, passim; A. Cametti, Il Teatro di Tordinona poi Apollo, II, Tivoli 1938, pp. 590, 592, 594; A. Gabrielli, Riassunto delle conversazioni sulla storia delle cappelle musicali romane, in Rassegna Dorica, IX (1940), pp. 40 s.; per Cesare, ibid., VIII (1939), p. 270; A. De Angelis, L'Italia mus. di oggi. Diz. dei musicisti, Roma 1928, pp. 71 s.; p. 38 dell'App. per Cesare.