CORDELLA, Ernesto
Nato a Vasto (Chieti) il 16 apr. 1864 da Federico e da Isabella Celano, era entrato giovanissimo all'Accademia militare di Torino e, diventato sottotenente di artiglieria, aveva già al suo attivo una medaglia d'argento al valore civile, essendosi distinto per la sua abnegazione a Napoli in occasione dell'epidemia colerica del 1884.
Destinato in Africa con le batterie da montagna "siciliane", si imbarcò a Napoli, il 17 dic. 1895, sul piroscafo "Singapore". In terra africana partecipò al combattimento svoltosi nei pressi di Mai Maret contro i ribelli di ras Sebath, e, con la terza batteria di montagna, alla battaglia di Adua, dove assunse il comando del reparto per la morte del suo capitano, Eduardo Bianchini. Fatto prigioniero e condotto ad Addis Abeba fu liberato dopo quattordici mesi, e raggiunse Massaua il 25 apr. 1897. Decorato di medaglia d'argento al valor militare e promosso capitano, venne nominato consigliere della Società africana e fu proposto dal generale M. F. Albertone per la croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.
Dopo parecchi mesi di riposo trascorsi a Vasto, riprese la vita militare finoù quando, il 30 apr. 1903. partì per il Congo, da Anversa, assieme a quel gruppo di ufficiali italiani che il governo belga aveva richiesto per organizzare le forze armate della sua colonia. Giunto a Boma, si mise subito in viaggio alla volta di Kasongo, dove era destinato per esercitare varie mansioni, non solo d'ordine militare, ma anche politico e civile.
Il viaggio da Boma a Kasongo durò dal 9 luglio al 9 sett. 1903 sui piroscafi che solcavano il Congo e che attraccavano al termine di ogni giornata, non potendosi allora viaggiare di notte. Ebbe così l'opportuffità di visitare, sia pure fugacemente, e descrivere città come Léopoldville, Brazzaville, Mapolengo, Kotanga, Ponthierville, Kirundu, ecc.
A Kasongo assunse l'incarico di caporegione della zona dì Manyema, compito che venne allora affidato per la prima volta ad un ufficiale non belga. Ricevette alle sue dipendenze più di cinquecento operai indigeni, impegnati nella costruzione di un forte, ma dovette provvedere anche all'amministrazione del territorio, e, tra gli altri incarichi, ebbe pure quello di giudice per le controversie fra gli indigeni posti sotto la sua giurisdizione, e cioè i Basongo, i Wagenia, i Bango-Bango, i Wazimba, i Bubui e molte altre tribù, tutte derivanti dai Bantù meridionali.
Nell'adempimento di queste funzioni percorse oltre mille chilometri, attraverso paesi in gran parte sconosciuti, e tracciò una nuova via da Kasongo, capoluogo del Manyema, al Tanganica, attraverso la regione dei Bakombi.
Nel febbraio del 1904, dopo cinque mesi di residenza a Kasongo, venne infatti incaricato di recarsi a Kisala, oltre Ingeri, per compiere una ricognizione di quelle zone ancora sconosciute e scegliervi una posizione da fortificare. Partì assieme ai tenentì Maurizio Piscicelli e Camillo Riccardi e, in diciotto giorni. raggiunse Ingeri, dopo aver percorso 140 chilometri ed aver compiuto una sosta, il 10 febbraio, a Kabambare. Riprese la marcia il 10 marzo, diretto al Mukoko, accompagnato da una scorta di 50 soldati e 100 portatori. Attraversò i territori abitati dai Walega, dai Bubui, dai Bakombi, fermandosi, il 21 marzo, nel villaggio di Kisala. Il 6 aprile avvistò le rive del Tanganica, raggiungendo così il primo e principale obiettivo della spedizione, che era quello di tracciare una via da Kasongo al Tanganica, passando attraverso la regione dei Bakombi. A quel punto, invece di rientrare ad Ingeri, il C. decise di proseguire la sua attività di ricognizione verso il Nord allo scopo di arrivare sull'alto Elila, separandosi da una parte della spedizione, che, affidata al tenente Piscicelli, doveva invece rientrare ad Ingeri dopo essersi spinta a Sud fino a Niembo.
Il C. prese la direttrice Baraka-Uvira, dove giunse il 17 aprile, dopo aver attraversato il territorio dei Wabembe e dei Wabila. Raggiunse poi la valle dell'Elila, popolata dai Walega, il 18 maggio ed arrivò finalmente al fiume una settimana dopo.
Compiuta la ricognizione, arrivò alla conclusione che il centro di Lubemba, situato in una zona ricca di risorse di ogni specie ed anello di congiun ione fra il Lualaba ed i grandi laghi, poteva rappresentare un punto strategico importante, in quanto non solo costituiva il nodo delle strade provenienti dal Tanganica, dal Kivu e dal sud dei laghi Alberto e Edoardo, ma permetteva pure di contr . ollare Misisi. Ripartito da Lubemba il 27 maggio, rientrava ad Ingeri il 4 giugno.
Dopo questa ricognizione, il governo dei Congo gli affidò il comando della zona di Ponthierville, da dove intraprese un secondo viaggio, per esplorare il gruppo dei laghi Mokoto - non indicati allora dalle carte - a settentrione di Kivu e sottomettere le tribù dei Muira e dei Batembo. Egli si proponeva anche di recuperare il materiale scientifico ed il teschio di Emin Pascià, che era stato assassinato in quelle regioni. Colpito, dopo quaranta giorni di cammino, da fortissime febbri, moriva nel villaggio di N'Pena, presso Walikale, il 17 nov. 1905. La salma fu riportata in patria nel settembre del 1907, e tumulata nella città natale dì Vasto.
Tra gli scritti: Ricognizione nel bacino dell'Elila (Stato indipendente dei Congo), in Boll. della Soc. geogr. ital., s. 4, VII (1906), pp. 864-878; Appunti geografici ed emografici sulla zona del Maniema (riva sinistra del Lualaba), ibid., pp. 963-978; Verso l'Elila (affluente dei Congo). Note di viaggio, Roma 1907 (diario giornaliero, redatto dal 10 febbr. al 29 maggio 1904 dell'itinerario da lui percorso da Kasongo ad Ingeri, al Makoko ed all'Elila, ricco di osservazioni sulle principali caratteristiche delle varie popolazioni incontrate. Una nuova edizione apparve a Roma nel 1931, preceduta da una breve premessa di C. Cesari); L'artiglieria della brigata Albertone ad Adua (1° marzo 1896), in Riv. delle colonie ital., IV (1930), pp. 589-602; Da Adua al Congo. Ricordi, appunti, lettere, Roma 1935 (opera apparsa postuma a cura del fratello Emilio).
Fonti e Bibl.: A Roma, presso la sede della Società geografica italiana, si conservano sei quaderni di note ed osservazioni redatte dal C. durante l'esplorazione dei bacino dell'Elila, nonché alcune annotazioni di natura etnologica relative alle tribù dei territorio Manyema, della regione Walega e della zona di Ponthierville. Presso il Museo civico di Vasto si conservano invece sette taccuini con notizie di vario genere relative alla storia ed alla geografia del Congo, agli usi e costumi delle principali etnie di quei territori, nonché gli itinerari della ricognizione verso l'Elila e di quella compiuta verso i laghi Mokoto da Ponthierville al monte N'Pena. Un'ampia bibl. comprendente anche gli articoli apparsi sui giornali locali, è reperibile in R. Aurini, Diz. bibl. della gente d'Abruzzo, Teramo 1973, V, pp. 144-153. Sono di utile consultazione: A. Rossi. Fra gli ufficiali d'artiglieria in Africa, in Corr. della sera, 8-9 marzo 1896; R. Pantini, Per un Prode, in L'Illustrazione ital., 25 febbr. 1906, p. 178; A. Rossi, Note e impresi. di viaggio attraverso il Congosconosciuto, in La Gazzetta del Popolo, 19 luglio 1907; Id., Epistolario del Congo di E. C., ibid., 9, 12, 14, 15 e 16 ag. 1907; Id., L'amministraz. del Congo. Libro postumo di un ufficiale italiano, in IlSole, 25 luglio 1907; E. Baccari, Il Congo, Roma 1908, passim; E. C. Virtù coloniale ital. nel Congo Belga, in L'Idea coloniale, 15 e 29 maggio 1926; M. E. Falangola, Pionieri d'Africa. Il capitano E. C., in L'Universo, XVII (1936), pp. 49-53; P. Suriani, E. C. soldato ed esploratore. in Riv. delle colonie, XVI (1942), pp. 1050-1058; E. De Leone, Italiani nel Congo, in L'Universo, XXX (1950), pp. 524 s.; G. Dainelli, Gli esploratori ital. in Africa, Torino1960, II, pp. 637 s., 758-761; S. Zavatti, Note per un lavoro storico sugli esploratori abruzzesi, in Riv. abruzzese, XXIII (1970), 3, p. 113.