GIARDINI, Ernesto
Nacque il 2 febbr. 1869 a Binasco (Milano) da Angelo e Luisa Monferrini. Ottenuto il titolo di studio di ragioniere, iniziò la propria carriera presso la Banca popolare di Novara e nel 1892 venne inviato, in qualità di agente, presso la succursale di Borgosesia. Nel 1894 fondò la Banca popolare cooperativa della Lomellina assumendone la direzione. Nel 1913 fu richiamato alla Banca popolare di Novara con la carica di direttore generale. Nei trentadue anni in cui ricoprì tale carica il G. fu protagonista del consolidamento dell'istituto novarese che da banca di interesse locale divenne un'importante realtà nazionale presente in tutto il Centro e Nord Italia.
Questo processo di espansione si manifestò fin dai primi anni della direzione del G., con la collaborazione del presidente C. Bernini: già nel 1914 vennero aperte 15 nuove agenzie. Dopo il rallentamento dovuto alla prima guerra mondiale, la politica di espansione dell'istituto novarese venne immediatamente confermata dall'apertura della importante sede di Aosta, il 10 giugno 1918. Nel 1919 il G., nella sua qualità di direttore generale della Banca popolare di Novara, concorse in prima persona alla fondazione dell'Istituto federale per il risorgimento delle Venezie. Nello stesso anno venne assorbito il Banco C. Pfister di Genova così da permettere all'istituto diretto dal G. di essere presente nell'importante mercato bancario della metropoli ligure. Nella relazione sull'esercizio del 1921 della Banca popolare, quindi, "si dà notizia dell'apertura della sede di Milano in seguito alla liquidazione della Banca federale delle Cooperative di credito, nonché della fusione tra la Federazione fra gli Istituti cooperativi di credito, che ebbe la sua sede presso la filiale di Milano della Banca popolare di Novara, e l'antica Associazione fra le Banche popolari cooperative con sede in Roma: il risultato fu la Associazione fra le Banche popolari cooperative italiane che ebbe a suo primo presidente Luigi Luzzatti" (Banca popolare di Novara, Primo centenario, p. 127).
L'attenzione per le vicende del movimento delle banche popolari non fu un fatto casuale o estemporaneo, ma si inserisce in un costante impegno del G., di cui è testimonianza la stretta collaborazione con lo stesso Luzzatti, in particolare nel campo delle problematiche inerenti il credito cooperativo.
Nel 1921 la messa in liquidazione della Banca Fratelli Oddone di Alessandria, della Banca agricola commerciale Sutto di Acqui Terme e della Banca mutua popolare di Roma portarono all'apertura di nuove sedi e filiali della Banca popolare di Novara in varie località, tra cui, appunto Roma. Negli anni seguenti il processo di acquisizione e assorbimento di altre banche proseguì con ritmo incalzante.
Nel 1922 fu la volta della Banca A. Cucco di Biella e della Banca popolare della Lomellina, nel 1923 toccava alla Banca pinerolese di credito commerciale A. Buggino, nel 1924 alla Banca popolare cooperativa di Venezia, nel 1926 alla Banca popolare agricola di Val di Vara di La Spezia. Nel 1928 il G. partecipò alla costituzione dell'Istituto federale per il credito agrario per il Piemonte, con l'intento strategico di aggiornare e rafforzare l'insieme degli strumenti a disposizione per il finanziamento dell'economia agricola locale. Nel 1929 venne assorbita dalla Popolare novarese la Banca del piccolo credito di Cuneo e nel 1930 la Banca del piccolo credito novarese.
Negli anni Trenta, anche dopo la morte di Bernini cui subentrò alla presidenza il senatore A. Rossini, il G. continuò a essere protagonista della politica di espansione della Banca popolare di Novara. Furono realizzati, infatti, l'apertura di numerose nuove filiali e l'assorbimento di vari istituti bancari tra cui si segnalano la Banca commerciale Gio. Gastaldi & C. di Asti nel 1932 e la Banca popolare di Como nel 1935, cui seguì, nel 1938, l'apertura dell'importante filiale di Pavia. Tra l'8 sett. 1943 e l'estate 1945 il G. fu commissario straordinario della sua banca, in tal modo sostituendo il presidente e il consiglio di amministrazione e insieme garantendo la continuità della gestione aziendale in un frangente storico di particolare difficoltà.
Durante la sua reggenza straordinaria il G. intese sottolineare particolarmente la funzione specifica di una banca popolare senza dimenticare che tra gli scopi istituzionali di questa andavano presi in considerazione non solo una saggia amministrazione economica, ma anche il perseguimento di scopi sociali e umanitari. In questa prospettiva si inseriscono gli interventi a favore delle popolazioni provate dalla guerra e la provvista di viveri e generi di prima necessità ai propri dipendenti.
Al termine degli eventi bellici il G. lasciò la carica di direttore generale, ma nel 1946 venne acclamato presidente onorario dell'istituto, titolo che mantenne fino alla morte. Nel corso degli anni, la sua attività presso la Popolare di Novara era stata affiancata a numerosi altri impegni: consigliere di amministrazione del Credito lombardo di Milano, della Bossi spa di Mortara, dei Magazzini generali di Lombardia a Milano e, infine, vicepresidente della Saff tappeti spa di Mortara.
Una valutazione della pluridecennale esperienza del G. come direttore generale della Banca popolare di Novara non solo deve considerare che sotto la sua guida questa si affermò come protagonista in ambito nazionale ma deve, al contempo, evidenziare la sua capacità di mantenere un legame con la realtà locale. Tra gli anni Venti e gli anni Quaranta l'istituto perseguì un'attiva politica di supporto creditorio a favore dell'economia novarese, soprattutto per il comparto agricolo; in particolare lo stesso G. ricorda come la Popolare novarese "mise a disposizione degli Enti ammassatori la somma di L. 50 milioni annui, oltre a 50 milioni per gli ammassi del riso, raccolto predominante nella zona in cui opera, ed altrettanti per le campagne stagionali della vendemmia e dell'olio" (E. Giardini - E. Faruffini, Contributo delle banche…, p. 15).
L'attività di dirigente di banca e in svariate iniziative imprenditoriali si accompagnò per il G. all'impegno come studioso dei problemi del credito cooperativo e agrario e come strenuo sostenitore dell'esperienza delle banche popolari. Tale interesse di studio si esplicitò nel già ricordato volume, scritto insieme con Faruffini sul Contributo delle banche popolari a favore dell'agricoltura mediante il credito agli agricoltori, Roma 1939, in cui il G. ricorda la storica funzione delle banche popolari in questo ambito: "lavoro silenzioso, essenzialmente fiduciario, non assistito da nessuna garanzia reale, privo di ogni privilegio, fondato esclusivamente sull'onestà dei debitori ed inspirato al sano concetto che il risparmio deve incrementare, nel luogo in cui è raccolto, nuovo risparmio mediante la equa distribuzione del credito" (p. 3); con ciò il G. intendeva difendere il ruolo insostituibile di questi enti creditizi anche nella nuova realtà che si era venuta a creare con le innovazioni legislative in campo bancario della fine degli anni Venti e del decennio seguente, sottolineando, inoltre, la funzione sociale peculiare delle banche popolari come strumento di diffusione del credito e di crescita economica.
Il G. morì a Milano il 20 maggio 1961.
Le molteplici iniziative e la vivace esperienza in campo bancario, imprenditoriale e di studio fruttarono al G. alcuni importanti riconoscimenti: nel 1906, la medaglia d'oro per la sezione previdenza all'Esposizione internazionale di Milano, oltreché la nomina a senatore il 9 dic. 1933 (carica da cui venne dichiarato decaduto il 31 luglio 1945) e, il 27 ott. 1935, quella a cavaliere del lavoro, queste ultime dimostrative anche della sua adesione al regime fascista
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio della Federazione nazionale dei cavalieri del lavoro, fascicolo personale; necr. in Mondo cattolico, IX (1961), aprile-settembre (inserto Mondo del lavoro), p. CCXVI; Bollettino trimestrale della Banca popolare di Novara, 1961, n. 3, pp. 3 s.; Un eminente tecnico bancario al Senato, in Banca. Il consulente bancario, 1933, n. 12, p. 378; A. Savino, La nazione operante, Roma 1937, p. 2; Banca popolare di Novara, Primo centenario, Novara 1971, pp. 123-133; Chi è? 1948, p. 444; G. Belloni, Dizionario storico dei banchieri italiani, Firenze 1951, p. 107.