LEFEBVRE, Ernesto
Nacque a Napoli il 20 nov. 1817, secondogenito di Carlo e di Rosanna Lefebvre, figlia del cugino Isidoro.
Il padre Carlo (1775-1858), nativo di Pontarlier, in Francia, entrò nell'esercito e fu inviato in missione a Venezia. Abbandonata la carriera militare, raggiunse Napoli dove si stabilì e s'impegnò in attività imprenditoriali e finanziarie. Fu tra i promotori e gli azionisti della Società industriale partenopea e della Compagnia di navigazione a vapore delle Due Sicilie; concesse finanziamenti a due grandi lanifici e, per la notorietà acquisita, fu spesso chiamato dal governo come consulente in materia finanziaria. Il successo imprenditoriale gli derivò soprattutto dagli investimenti compiuti nel settore cartario, quando divenne azionista della Cartiera del Fibreno, una società anonima fondata nel 1812 dal francese C.A. Béranger, con un capitale di 50.000 ducati, a Isola del Liri, un piccolo comune di Terra di Lavoro, collocato in una vallata idonea agli insediamenti industriali per la ricchezza di boschi e di fiumi.
La fabbrica del Fibreno, che fu installata nei locali dell'ex convento dei carmelitani di S. Maria delle Forme concessi gratuitamente dal governo francese, impiegò nella prima fase di lavorazione della carta per la triturazione degli stracci, il nuovo "metodo olandese" consistente nell'uso del molino a cilindro, più efficace del vecchio molino a pestelli. Alla morte di Béranger, nel 1822, Carlo, azionista della società, acquistò dai soci l'intero capitale, divenendo l'unico proprietario della cartiera. Da quel momento diede grande impulso alla fabbrica, che raggiunse un'estensione di 7500 mq, grazie anche alla protezione assicurata dal governo borbonico al settore cartario con elevati dazi su l'importazione della carta e l'esportazione degli stracci. Dopo aver adottato importanti innovazioni nel processo produttivo, come l'impiego del cloruro di calce nell'imbianchimento della materia prima, Carlo, associatosi alla casa editrice Firmin et Didot di Parigi, acquistò nel 1828 una fabbrica a Carnello, una borgata non distante da Isola del Liri, dove impiegò una nuova tecnologia, che consentì l'abbandono del tradizionale sistema di lavorazione della carta ("a forma"), procedendo alla meccanizzazione dell'intero processo produttivo. Egli, infatti, acquistò in Inghilterra la "macchina continua", avvalendosi delle agevolazioni concesse dal governo, quali l'esclusiva d'importazione della macchina e l'esenzione dal pagamento dei dazi doganali per gli accessori occorrenti. La "continua", inventata nel 1798 dal francese N.L. Robert e perfezionata dall'inglese B. Donkin, era un impianto complesso, detto "senza fine", perché, una volta ricevuto l'impasto, compiva tutte le fasi della lavorazione, un tempo eseguite manualmente, fino a produrre il foglio finale. La carta del Fibreno, ricavata con questa tecnologia ancora sconosciuta in Italia, ebbe grande successo anche all'estero e la sua diffusione fu una fra le cause fondamentali della decadenza delle antiche cartiere a mano, a carattere artigianale, localizzate sulla costiera amalfitana, il cui prodotto, per qualità e prezzo, non era più competitivo sul mercato.
Il L. cominciò a collaborare all'attività paterna proprio negli anni di grande fioritura della società. Sposò a Napoli, il 14 maggio 1847, Teresa Doria, figlia di Francesco dei principi d'Angri e di Giulia Caracciolo dei principi di Avellino, ed ebbe quattro figli: Flavia, Carlo, Giulia e Francesco. Il suo impegno nella gestione delle cartiere consentì di realizzare un programma di ampliamento della Cartiera del Fibreno e di diversificazione della produzione, grazie all'impianto di una tipografia, la Tipografia del Fibreno, che curò pubblicazioni per conto della Società Reale di Napoli, e di una stamperia di parati di carta, un prodotto divenuto di gran moda in Francia.
Ai Lefebvre va il merito di aver realizzato, nei pressi delle cartiere, la costruzione di strade e di canali che valorizzarono l'intero territorio circostante. Grazie a tali interventi, incoraggiati dalle condizioni ambientali favorevoli, molti imprenditori fondarono cartiere e avviarono iniziative industriali in altri settori produttivi, specie in campo tessile, tanto che la valle del Liri fu chiamata dai contemporanei valle delle industrie.
Alla morte del padre, nel 1858, il L. ereditò, oltre al patrimonio terriero, un castello a Balsorano, il titolo di conte di Balsorano (concesso con r.d. 10 apr. 1854) e le cartiere del Fibreno e del Carnello. In qualità di amministratore unico delle cartiere, il L. proseguì l'opera paterna, la consolidò e nel 1861 - quando, con l'Unità d'Italia, a causa dell'ampliamento del mercato interno e della liberalizzazione doganale, si moltiplicarono le difficoltà per l'economia meridionale - fu tra i promotori di una petizione, accolta dal governo, che reclamava il mantenimento temporaneo per il Mezzogiorno di un dazio protettivo sull'esportazione degli stracci, che continuavano a costituire la principale materia prima per la lavorazione della carta.
Nel 1873 le cartiere del L. producevano carta bianca e colorata, da scrivere e da stampa e carta per parati, dando lavoro a 600 operai, contro i 340 e i 500 occupati rispettivamente nel 1840 e nel 1861; disponevano di 4 macchine continue e - consumando 400 cavalli di forza motrice - producevano 1500 quintali di carta all'anno. Il L., inoltre, realizzò un progetto di ampliamento della fabbrica di parati di carta, che chiamò S. Carlo, in omaggio al padre: la fabbrica nel 1885 si estendeva su una superficie di 12.500 mq e disponeva di una macchina, unica in Italia, che produceva giornalmente 1200 rotoli di 8 m ciascuno e stampava fino a 24 colori. Sensibile all'importanza dell'istruzione, il L. aprì nei pressi degli stabilimenti una scuola elementare, per i dipendenti e le loro famiglie.
Il L. partecipò alla vita politica locale: membro della Congrega di Carità, dal 1870 al 1886 fu consigliere comunale di Isola del Liri. Intorno agli anni Ottanta le cartiere del L., tuttavia, dovettero far fronte a una crisi rilevante, per la soppressione delle tariffe protettive del settore e per la concorrenza agguerrita da parte di imprese di nuova fondazione. A creare le maggiori difficoltà fu la Società delle Cartiere meridionali, sorta a Napoli nel 1873, per iniziativa di un gruppo di imprenditori e di istituti di credito.
Si trattava di una anonima dotata di un capitale nominale di 2.500.000 di lire, il cui scopo consisteva nel promuovere lo sviluppo della produzione di carta attraverso l'acquisto o la fondazione di stabilimenti (art. 4 dello statuto). La nuova società realizzò il suo programma nella valle del Liri, dove acquistò alcune cartiere, si dotò di tecnologie moderne e di nuovi impianti per la produzione di pasta di legno, impiegata come materia prima in luogo degli stracci, e, in breve tempo, divenne la più importante del Mezzogiorno, ponendo in crisi le cartiere dell'area, dotate di impianti ormai obsoleti. Ad accentuare i problemi vi furono anche gli effetti della pubblicazione dei risultati dell'Inchiesta sulle condizioni degli operai nelle fabbriche (Roma 1879), condotta da A. Errera, che denunciava come nelle cartiere fosse alta l'occupazione minorile e come i fanciulli, occupati per lunghi orari di lavoro anche in tenera età, vivessero in condizioni malsane, esposti al trattamento chimico degli stracci e ai rischi di gravi malattie. In quell'occasione il L., che occupava nelle sue fabbriche un centinaio di minori, difese il lavoro minorile, utile, a suo dire, a sottrarre i fanciulli all'ozio, avviandoli a una adeguata educazione. La denuncia di Errera, tuttavia, fu il preludio alle successive conquiste legislative in tema di protezione del lavoro minorile (legge 11 febbr. 1886, n. 3657).
Le crescenti difficoltà e i problemi finanziari impedirono al L. di realizzare il rinnovo e l'ammodernamento degli impianti necessari per sostenere la concorrenza e lo spinsero ad affidare l'amministrazione e la gestione delle cartiere, dapprima al figlio Carlo (1885), poi al genero P. Álvarez de Toledo (1886), che aveva sposato la figlia Giulia e infine, nel 1887, dopo la rinuncia anche di quest'ultimo, all'altro figlio Francesco. I nuovi amministratori, tuttavia, non riuscirono a risolvere i problemi societari tanto che Francesco, con atto del 18 ag. 1888, decise di far sospendere la produzione e di procedere alla vendita di tutti gli impianti e del materiale disponibile.
Nel 1891 la Cartiera di Carnello fu affidata alla direzione di G. De Caria che l'acquistò nel 1909, trasformandola in Cartiera G. De Caria & C. La Cartiera del Fibreno, che si estendeva su un'area di 23.000 mq, nel 1892 fu ceduta in fitto alla Società delle cartiere meridionali che l'acquistò nel 1907.
Il L. morì a Napoli il 12 marzo 1891.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Archivi privati, Arch. Doria d'Angri (1486-1862), pt. II, b. 867: Albero genealogico della famiglia Doria; Ministero di Agricoltura, industria e commercio, f. 513: Condizioni dell'industria agraria e manifatturiera e del commercio della provincia di Terra di Lavoro; Napoli, Tribunale civile, Contratti di società, voll. 18, 30, 33, 64; Bilanci di società, vol. 11; Arch. del Comune di Napoli, Stato civile, ad nomen.
Notizie di carattere biografico in: A. Lauri, Carlo Lefebvre e l'industria della carta nella valle del Liri, con un'appendice sul Castello di Balsorano, Sora 1910; Id., Diz. dei cittadini notevoli di Terra di Lavoro antichi e moderni, Sora 1915, pp. 98-100; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare italiana, IV, Bologna 1969, pp. 82 s.; F. Bonazzi, Famiglie nobili e titolate del Napoletano, Bologna 1985, pp. 300 s.; V. Pinelli, I Lefebvre, Isola del Liri 1995.
Sull'industria della carta in Campania e sulle cartiere del Fibreno: M. De Augustinis, Della Valle del Liri e delle sue industrie, in Agli scienziati d'Italia del VII Congresso, Napoli 1845, p. 76; Memoria per l'industria della carta nelle province meridionali, Isola del Liri 1861; Atti del Comitato dell'inchiesta industriale, Deposizioni scritte, cat. 12, 2, Carta, stracci ed altre materie, Roma 1873, pp. 40 s.; Ministero di Agricoltura, industria e commercio, Dir. della statistica, Statistica industriale, Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Caserta, Roma 1889, pp. 60-65; A. Lauri, Sora, Isola del Liri e dintorni, Sora 1913; M. Petrocchi, Le industrie del Regno di Napoli dal 1850 al 1860, Napoli 1955, pp. 24 s., 64, 91; M. Vocino, Primati del Regno di Napoli, Napoli 1959, p. 113; A. dell'Orefice, L'industria della carta nel Mezzogiorno d'Italia. 1800-1870, economia e tecnologia, Genève 1979, pp. 86, 149, 160, 163, 166; Id., L'industria della carta in Italia (1861-1914). Innovazioni tecnologiche e sviluppo industriale, Napoli 1984, p. 88; L. De Matteo, "Noi della meridionale Italia". Imprese e imprenditori del Mezzogiorno nella crisi dell'unificazione, Napoli 2002, ad indicem. Notizie sul lavoro minorile nelle cartiere in: A. Errera, Inchiesta…, cit., IV, pp. 113-188; Ministero di Agricoltura, industria e commercio, Sul lavoro dei fanciulli e delle donne, XV, Roma 1880, p. 636.