MELANO, Ernesto (
Ernest). – Nacque a Pinerolo l’11 marzo 1792 da Michele e da Teresa Dureaux. Il padre era il fattore del marchese C.E. Alfieri di Sostegno nella proprietà oggi nota come San Martino Alfieri, nei pressi di Alba.
Il M. si laureò in architettura civile il 7 maggio 1812 presso l’Università di Torino. Sino al 1823 effettuò, per periodi brevissimi, interventi di tipo professionale. Al di là degli indubbi meriti, la sua carriera dà l’impressione di essere stata «costruita» con l’aiuto del potente protettore Alfieri di Sostegno, le cui lettere, ora all’Archivio di Stato di Torino (Corte, Archivi privati, Melano-Spurgazzi, m. 1), indicano l’attenzione che egli portò, dal 1821 al 1844, alla attività del M., spesa in qualità di ingegnere e ispettore del genio civile e come architetto regio.
La dispersione di parte dell’archivio del M. e del genero, l’ingegnere Pietro Spurgazzi, non consente a oggi la stesura di una compiuta biografia. Sull’attività professionale del M. esistono l’ampio profilo redatto da L. Pittarello e le schede aggiuntive a cui si rinvia soprattutto per la produzione fra il 1816 e il 1832 (in Cultura figurativa..., III, pp. 1462-1464), nonché il contributo più recente di M.A. Coltro. A ciò si può aggiungere quanto si conserva nell’Archivio di Stato di Torino, Ministero dei Lavori pubblici, Personale del genio civile, m. 335.
Del genio civile il M. fu ingegnere di seconda classe, con il grado di tenente (1° giugno 1816), e di prima classe, trasferito a Chambéry con l’incarico anche del Chiablese (4 apr. 1823); divenne ingegnere capo del circondario della Savoia propria con uno stipendio annuo di 3000 lire (31 marzo 1831), carica che mantenne anche a seguito del riordino delle carriere del genio civile (1833); fu ispettore di seconda (20 nov. 1838) e di prima classe (31 ott. 1854), dopo essere stato aggregato alla direzione d’arte della strada ferrata per occuparsi specialmente della parte architettonica (1° apr. 1847).
Il 9 dic. 1822 era stato intanto promosso dal segretario degli Interni G.-J. Roget conte di Cholex a capitano delle regie armate. Nel 1823 sposò Luigia Ceppi (autorizzazione richiesta il 24 marzo e concessa il 29 e il 12 aprile), defunta nel febbraio del 1830.
Il 29 genn. 1831 Maria Cristina di Borbone, vedova di re Carlo Felice di Savoia, lo nominò suo architetto e re Carlo Alberto il 5 nov. 1833 lo creò «architetto di Sua Maestà» (sulle problematiche della sua nomina si veda una lettera di Alfieri di Sostegno conservata nell’Archivio di Stato di Torino, Casa di Sua Maestà, nn. 4998-5005,); nel luglio del 1843 divenne «architetto disegnatore di Sua Maestà», conservando stipendio e gradi raggiunti nel genio civile e con facoltà di sedere con voto deliberativo nel congresso permanente di Strade e ponti (l’organo decisionale del genio stesso), e di eseguire i lavori affidatigli dall’Azienda economica dell’interno compatibilmente però con il nuovo ruolo. Terminava così il suo incarico in Savoia: da quel momento l’attività svolta dal M. sino al 1858, anno del suo pensionamento, riguardò principalmente le proprietà della casa reale.
Il 17 febbr. 1857 gli fu conferita la qualifica di grande ufficiale dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro e il 10 luglio chiese il pensionamento allegando motivi di salute. Il ministro dei Lavori pubblici B. Bona diede parere favorevole il 17 dello stesso mese; ma la collaborazione continuò sicuramente sino al 1864 (Calendario del Regno d’Italia).
Il più noto intervento del M. compiuto Oltralpe fu il restauro dell’abbazia di Hautecombe, devastata nel 1792, a cui seguì quello dell’abbazia di Tamié, del quale però non esiste documentazione.
La scelta del M. per Hautecombe fu effettuata da Carlo Felice nel 1824, che ne aveva apprezzato gli interventi per l’arginamento dell’Isère. Il re motivò la sua decisione in una lettera dello stesso anno: in questa spiegava di aver preferito il M. agli architetti alla moda, i quali non davano garanzie di mantenere la struttura gotica di Hautecombe (Canavesio, 2002). Il 14 sett. 1826 il M. informò l’intendenza generale di aver terminato la campagna dei lavori per Hautecombe e dichiarava la sua disponibilità a riprendere l’attività per la Savoia. Il 22 sett. 1827 il M. comunicava all’ispettore del genio civile G.C. Chianale di aver ricevuto dal re l’incarico di restaurare l’abbazia di Tamié. Il 4 sett. 1828 il M. chiese licenza di recarsi a Parigi per acquisire nuove conoscenze per il restauro di Hautecombe e per il servizio del genio civile. Nel luglio del 1833 chiese il permesso di assentarsi da Torino (dove si era trasferito) per accompagnare in Savoia la regina vedova Maria Cristina a inaugurare i conclusi restauri di Hautecombe.
Dal 1827 al 1833 il M. fu impegnato nella ricostruzione in stile neoclassico della chiesa parrocchiale di San Martino Alfieri, del municipio e dell’ampliamento del parco del castello, su incarico di Alfieri di Sostegno.
La sua attività, documentata soprattutto a partire dal 1833, fu intensa. Si devono anzitutto ricordare i suoi interventi a Racconigi.
Nel 1835 fu incaricato da Carlo Alberto di progettare la chiesa della Madonna delle Grazie, da erigersi quale ex voto per la fine dell’epidemia di colera che colpì particolarmente l’area (Canavesio, 1994; Archivio di Stato di Torino, Disegni real casa, cart. 229). Si tratta di un tempio in stile neoclassico sul modello del Pantheon con pianta a croce greca, facciata con atrio e sei colonne (Mainardi). A Racconigi progettò anche l’ampliamento del castello, in modo da collegarlo stilisticamente alle realizzazioni barocche di G. Guarini e G.B. Borra. Ideò due bassi fabbricati situati simmetricamente a ponente (1834) e a levante (1842). L’aggiunta fu definita cosa «modesta»; il cui pregio era ritenuto quello di aver inserito il nuovo in modo discreto senza disturbare la parte guariniana e le aggiunte di Borra, creando un «corretto equilibrio compositivo» (Gonella, p. 143).
Ancora nel 1835 si recò a visitare le cave di marmo di Roccacorba in Val Germanasca; l’anno seguente dettò una perizia in 157 articoli sull’estrazione dei marmi (Berti). Nel 1837 redigeva un progetto di riplasmazione generale architettonica per il teatro Regio di Torino.
Lavorò unitamente a P. Palagi e C. Sada per la parte ornamentale, a F. Gonin e L. Vacca per le opere pittoriche e a G. Bagliani e G. Gaggini per gli intagli. Nel 1845 realizzava il grandioso inventario analitico e testimoniale di stato per gli arredi del teatro (Tamburini); e nel 1849 progettò l’impianto di illuminazione a gas (Archivio di Stato di Torino, Casa di sua maestà, n. 4333).
Sempre nel 1837 progettò il completamento e l’arredo del castello di Castagneto, proprietà dell’intendente generale C. Trabucco (Casalis, IV, p. 69). Nel 1839 progettò il priorato dell’Ordine mauriziano per Torre Pellice.
In quell’occasione scrisse di aver ideato altre trenta chiese con limiti molto precisi per i costi (Cultura figurativa …, I, pp. 345 s., scheda 323). Tra il 1839 e il 1840 fu nella commissione incaricata di valutare il progetto del concorso per il nuovo carcere di Alessandria, vinto da H. Labrouste (Rapetti). Nel 1840, su incarico di Carlo Beraudo conte di Pralormo, ministro degli Interni, il M. riplasmava l’antico castello di Pralormo (Casalis, XV, p. 714).
Tra il 1844 e il 1848 diresse i lavori per il palazzo reale di Torino (Archivio di Stato di Torino, Casa di sua maestà, n. 4333); tra il 1845 e il 1847 realizzò pianta e sezione della real chiesa di S. Lorenzo (Laurora). Progettò la riduzione a forme neogotiche di palazzo Madama (1847) e il suo successivo ampliamento, del 1855 (Dellapiana; Fasoli).
Nel maggio 1849 realizzava nella chiesa della Gran Madre di Dio l’apparato effimero in occasione della cerimonia per i caduti della campagna del 1849 della prima guerra d’indipendenza (Cultura figurativa …, II, p. 887). Nello stesso anno con Palagi compì il tempietto neogotico per i funerali di Carlo Alberto nel duomo (Canavesio, 1995).
In collaborazione con il genero, nel 1850 preparò il progetto per il palazzo del Senato di Chambéry e il collaudo per la stazione di Pessione (Archivio di Stato di Torino, Corte, Archivi privati, Melano-Spurgazzi, m. 1, in particolare le lettere 11 febbr. 1850 e 23 ag. 1851).
A parte deve essere considerato l’intervento per Pollenzo (1838-47) che riguardò la chiesa parrocchiale di S. Vittore e la piazza antistante, la torre a sudest, la grande cascina denominata Albertina, il restauro del castello, il progetto per la grandiosa croce marmorea alta 13 m, realizzata da G. Gaggini (Pollenzo …).
Il M. morì a Torino, nella casa della figlia Caroline, il 18 apr. 1867.
Del M. esiste un busto, oggi a Caluso (in provincia di Torino), scolpito nel 1865 da V. Vela che gli fu amico e che eseguì anche quello del genero Pietro Spurgazzi (Actis Caporale).
Fonti e Bibl. G. Casalis, Dizionario geografico-storico-statistico …, IV, Torino 1837, p. 69; XV, ibid. 1847, pp. 521, 712; XVIII, ibid. 1849, pp. 498, 638; N. Gabrielli, Racconigi, Torino 1972, p. 36; L. Bergeron, La piazza Vittorio Veneto e la piazza Gran Madre di Dio, in Studi piemontesi, V (1976), 2, pp. 213-216; Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna. 1773-1861 (catal.), a cura di E. Castelnuovo - M. Rosci, Torino 1980, I, pp. 332-338, 342-346; II, p. 887; III, pp. 1142 s., 1462-1464; A. Mainardi, Le chiese di Racconigi, Racconigi 1980, pp. 122-126; B. Signorelli, Progetti e realizzazioni di Carlo Mosca primo architetto regio di Carlo Alberto per il palazzo reale di Torino, in Bollettino della Società piemontese di archeologia e belle arti, n.s., XXXV-XXXVI (1981-83), pp. 127, 131; F. Dalmasso, L’Accademia Albertina: storia e artisti, in L’Accademia Albertina di Torino, Torino 1982, p. 38; F. Poli, La sede dell’Accademia di belle arti, ibid., pp. 104-107, 120; Storia del teatro Regio, IV, L. Tamburini, L’architettura dalle origini al 1936, Torino 1983, ad ind.; L. Gonella, Vicende costruttive e notizie storico-critiche sul castello di Racconigi, in Racconigi. Il castello, il parco, il territorio, Racconigi 1987, pp. 142-144, 146; W. Canavesio - F. Morgantini, E. M. e Pietro Spurgazzi, in Arte moderna a Torino, II, Opere d’arte e documenti acquisiti per la Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino (1980-1998), a cura di R. Maggio Serra, Torino 1993, pp. 156-167; A. Actis Caporale, Due opere «ritrovate» di Vincenzo Vela, in Bollettino della Società piemontese di archeologia e belle arti, n.s., XLVI (1994), pp. 281, 283, 285, 296; W. Canavesio, Una campagna neoclassica, ibid., p. 217; W. Fasoli, Dalla piazza allo «square»: il programma di «abbellimento» per una capitale nazionale, ibid., p. 243; C. Laurora, I progetti per lo zoo e per la manica nuova di palazzo reale a Torino nei «Disegni della casa di s.m.», ibid., p. 253; E. Dellapiana, Il neogotico sabaudo tra problemi di committenza e stilistici: E. M. e il progetto per palazzo Madama, ibid., XLVII (1995), pp. 177-186; W. Canavesio, Crescentino Caselli a Vinovo, ibid., p. 209; Torino nell’Ottocento e nel Novecento…, a cura di P. Scarzella, Torino 1995, ad ind.; C. Berti, Antiche cave di marmo del Piemonte: Roccacorba in Val Germanasca, in Bollettino della Società piemontese di archeologia e belle arti, XLVIII (1996), pp. 238, 240; S. Rapetti, La nascita dei «penitenziari» nel Regno sardo: la riforma carloalbertina e le carceri di Alessandria e di Oneglia, ibid., p. 335; P. Cornaglia, Eclettismo di corte: l’appartamento di Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide a Moncalieri fra neobarocco e Secondo Impero, ibid., pp. 346, 351, 356; Id., Il palazzo reale di Torino in epoca napoleonica: disegni e progetti dagli archivi parigini, ibid., XLIX (1997), p. 189; F. Corrado - P. San Martino, Palazzo Madama, una scala, due piazze e tre facciate, ibid., pp. 91, 93; W. Canavesio, Altacomba, in Pittori dell’Ottocento in Piemonte. Arte e cultura figurativa in Piemonte 1800-1830, a cura di P. Dragone, Torino 2002, pp. 259-261; M.A. Coltro, ibid., pp. 344 s. (scheda biobibliografica); G. Carità et al., Pollenzo una città romana per una «real villeggiatura» romantica, Savigliano 2004, ad indicem.
B. Signorelli