PARONA, Ernesto
PARONA, Ernesto. – Nacque a Corteolona, in provincia di Pavia, il 19 novembre 1849, in una famiglia di antica nobiltà pavese originaria della Lomellina, da Angelo, giudice consigliere del tribunale di Pavia, e Teresa Scardini, quinto di otto fratelli. Tra gli altri, Fancesco, medico, deputato e senatore, Corrado, zoologo, e Carlo Fabrizio, geologo e paleontologo.
Dopo aver completato gli studi al liceo Foscolo di Pavia, nel 1867 si iscrisse alla facoltà medico-chirurgica dell’Università di Pavia, dove poté seguire le lezioni, tra gli altri, del fisiologo Eusebio Oehl, del chirurgo Luigi Porta, dell’anatomo-patologo Giacomo Sangalli e del clinico Francesco Orsi.
Dopo la laurea, conseguita nel 1873, lavorò per alcuni anni come aiuto di Orsi nella clinica medica, assumendosi l’onere di gestire una parte del servizio e guadagnandosi la stima di allievi e pazienti. Teneva intanto anche lezioni di semeiotica medica, attività per cui gli fu conferita la libera docenza nel 1880.
Dal 1879 al 1885 fu direttore del civico ospedale di Varese, e assunse poi la direzione del Fatebenefratelli di Milano, dove lavorò fino agli ultimi giorni della sua vita, dedicando tutto il suo impegno a migliorarne l’organizzazione e i servizi. Tra le sue molte iniziative, Parona dette impulso ai servizi di assistenza esterna e di ambulanza e a quello dei malati solventi, persone non in grado di permettersi una costosa assistenza domiciliare, che però esitavano a richiedere cure gratuite. Sotto la sua direzione furono inoltre allestiti laboratori di chimica clinica, microscopia e batteriologia.
Fu autore di una trentina di lavori scientifici, nei quali affrontò vari argomenti; fra gli altri i difetti congeniti del cuore (Di una molteplice alterazione di prima formazione del cuore, Milano 1879), l’acromegalia (Nota clinica ed anatomica su un caso di acromegalia con angiosarcoma della ipofisi. Annotazioni sulla casistica della acromegalia in Italia, Firenze 1900), la metalloscopia e metalloterapia (La metalloscopia studiata in un caso di acromatopsia bilaterale con emianestesia sinistra ed amiostenia destra, in Annali universali di medicina e chirurgia, vol. 249, 1879, pp. 336-366). Buona parte delle pubblicazioni furono però dedicate all’elmintologia. In queste, Parona dimostrò profonde competenze naturalistiche pur non spogliandosi mai dell’abito del clinico che indirizzava i suoi studi alla diagnosi e alla cura delle parassitosi.
Il contributo di Parona in questo campo è legato alla risoluzione del problema relativo all’eziologia e al trattamento di una malattia che negli anni Ottanta dell’Ottocento si diffuse epidemicamente tra i minatori impiegati nel traforo del San Gottardo. Si trattava di una severa forma di anemia, spesso mortale, la cui causa era oggetto di pareri contrastanti. Era stata infatti riscontrata, nelle feci delle persone colpite, la presenza di un parassita, denominato Ancylostoma a causa della bocca ripiegata a uncino. Alcuni scienziati, però, propendevano per attribuire la malattia alla denutrizione e a condizioni di vita e di lavoro poco salubri e igieniche o all’inalazione di sostanze nocive.
Nel 1880 l’interesse per la malattia che aveva colpito migliaia di minatori del Gottardo esplose sia nel mondo scientifico sia tra il pubblico non medico. Edoardo Perroncito, docente di anatomia patologica veterinaria e poi di parassitologia all’Università di Torino, identificò l’Ancylostoma duodenale quale agente eziologico della malattia.
Parona, che già dal 1878 insieme al fratello Corrado e a Giovanni Battista Grassi – studente di medicina destinato a divenire noto per la scoperta della zanzara vettrice della malaria nell’uomo –, si era occupato del parassita, della sua evoluzione e dei dati clinici riscontrati in pazienti affetti da anemia (Intorno all’anchilostomiasi. Osservazioni dei dottori Grassi Battista e Parona Ernesto con un’appendice embriologica dei dottori Grassi Battista e Parona Corrado, Milano 1879), riprese allora a dedicarsi all’argomento, approfondendolo con ricerche cliniche sui 249 minatori ricoverati nell’ospedale di Varese.
Si convinse dell’esattezza dell’ipotesi di Perroncito, chiarendo le modalità della trasmissione del parassita. Le condizioni dei minatori che lavoravano al traforo ben spiegavano la diffusione della malattia. Essi infatti erano spesso costretti a defecare all’interno del tunnel e lavoravano per lunghe ore con i piedi immersi nell’acqua, indossando scarpe consumate e rotte, non in grado di proteggerli dall’attacco del parassita attraverso la cute. All’interno della galleria, dove la temperatura era elevata, si creavano condizioni simili a quelle di una palude. Si poteva inoltre constatare la guarigione dei pazienti una volta eliminato l’agente responsabile dell’affezione (L’anchilostomiasi e la malattia dei minatori del Gottardo, in Annali universali di medicina e chirurgia, vol. 253, 1880, pp. 177-202 e 464; Relazione intorno alla cura dei minatori del Gottardo accolti a carico del R. Governo nel civico ospedale di Varese, Varese 1885).
Anche per quanto riguardava il trattamento della malattia, Parona condivise il metodo proposto da Perroncito, con l’impiego di estratto etereo di felce maschio, studiandone l’azione e definendone le dosi più efficaci (L’estratto etereo di felce maschio e l’anchilostomiasi dei minatori del Gottardo, in Annali di chimica applicata alla medicina cioè alla farmacia, alla tossicologia, all’igiene, alla fisiologia, alla patologia e alla terapeutica, s. 3, vol. 72, 1881, pp. 363-365; Virtù antielmintica dello estratto etereo di felce maschio, Firenze 1899).
Tra le altre pubblicazioni nel campo dell’elmintologia, si possono ricordare i lavori sul Botricefalo lato (Il Bothriocephalus latus (Bremser) in Lombardia: nota preventiva embriologica e clinica, in Rendiconti del Regio Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, vol. 19, 1886, pp. 603-612), diffuso nel territorio di Varese, e sui cisticerchi (Intorno a tre casi di cisticercus cellulosae “Rudolphi” nel cervello dell’uomo, Torino 1887).
La sua malferma salute, minata da gravi problemi cardiaci, lo costrinse dal 1898 a limitare l’attività presso i pazienti e a lasciare per alcuni periodi anche la direzione dell’ospedale.
Morì nella sua abitazione di Milano il 27 novembre 1902.
I funerali si svolsero, per sua esplicita volontà, in forma civile, senza pompa, discorsi e corone. La sepoltura nel cimitero di Pavia fu accompagnata da poche commosse parole di Roberto Rampoldi. Parona dispose nel testamento alcuni lasciti all’ospedale di Varese, al Fatebenefratelli di Milano e – più cospicuo di tutti – all’Università di Pavia, affinché con la sua rendita fossero istituiti due posti di perfezionamento per neolaureati in medicina presso la clinica medica e la Scuola di patologia speciale.
Dopo la sua morte venne pubblicato il Dizionario di Termini Medici dal nome dell’autore. Con prefazione di P. Grocco; opera postuma curata dai fratelli Francesco, Corrado ed Emilio (Milano 1905), nel quale sono raccolti i nomi di medici legati a una scoperta o a una ricerca scientifica.
Fonti e Bibl.: Pavia, Archivio storico dell’Università, Medicina e chirurgia, Iscritti, b. 245, fascicolo E. P., Esami/Diplomi, Registro 1918, Carriera scolastica, b.1689; Ibid., Borse di studio, fondazioni, fondi, lasciti, legati, premi, b. 2212 (P.); La morte del dottor P., in Il secolo, 28-29 novembre 1902; A. Maroni, E. P., in La provincia pavese, 3 dicembre 1902; P. Grocco - A. Maroni - Brocca, D.r. E. P. Discorsi. Inaugurandosi ricordo perenne nell’ospedale Fate Bene Fratelli, Milano, 30 maggio 1904, Novara 1905; E. Perroncito, La malattia dei minatori dal S. Gottardo al Sempione: una questione risolta, Torino 1910; L. Belloni, La scoperta dell’Anchilostoma duodenale, in Gesnerus, 1962, vol. 19, 3-4, pp. 101-118; L. Belloni, Dalla scoperta dell’Ankylostoma duodenale alla vittoria sull’anemia dei minatori, in Folia medica, XLVIII (1965), pp. 836-855; F. Bronda, E. P. e la scoperta dell’Anchylostoma duodenale, in Minerva medica, 57 (80), 1966, 11, pp. 3245-3249; P. Mondini, L’anemia dei minatori del Gottardo curata da E. P. all’ospedale di Varese, in Tracce, XVI (1966), 7, pp. 5-16; L. Belloni, The discovery of duodenal Ancylostoma and of its pathogenic power, in Boston studies in the philosophy of science, Dordrecht-Boston-London 1981, pp. 261-279; R. Peduzzi - J.C. Piffaretti, Ancylostoma duodenale and the Saint Gothard anaemia, in British medical journal, 1983, vol. 287, pp. 1942-1945; L. Belloni, La scoperta dell’anchilostoma duodenale e del suo potere patogeno, in Metodologia delle scienze e filosofia del linguaggio, XXXII, Roma 1984, pp. 223-240.