PUXEDDU, Ernesto
PUXEDDU, Ernesto. – Nacque a Villasor, in provincia di Cagliari, il 13 settembre 1876, da Efisio Luigi e da Maria Vacquer.
Compiuti gli studi secondari, si iscrisse a Cagliari al corso di laurea in ingegneria. Dopo il primo biennio si trasferì alla Regia Scuola di applicazione per gli ingegneri di Torino per completarvi gli studi. A Torino i suoi interessi scientifici si spostarono verso la chimica, anche per l’incoraggiamento di Ermenegildo Rotondi, che era ordinario di chimica analitica e tecnologica presso il Regio Museo industriale. Puxeddu tornò quindi a Cagliari dove si laureò in chimica generale il 30 novembre 1903, divenendo subito dopo assistente di chimica farmaceutica.
Dal 1897 era professore di chimica all’Università di Cagliari Giuseppe Oddo, sotto la cui guida Puxeddu si dedicò allo studio della costituzione e delle proprietà di azocomposti aromatici ossidrilati, sostanze cristalline utilizzate nella preparazione di coloranti organici. Per ridurre tali composti ad amminofenoli Oddo e Puxeddu utilizzarono con successo la fenilidrazina (Riduzione degli ossiazocomposti in aminofenoli per mezzo della fenilidrazina, in Gazzetta chimica italiana, 1905, vol. 35, parte 2, pp. 598-603, con G. Oddo) estendendo così l’uso di tale sostanza, già introdotta alcuni anni prima come agente riducente da chimici tedeschi.
Nel 1905 Oddo lasciò l’Università di Cagliari. Gli subentrò sulla cattedra Luigi Francesconi, al pari di Oddo proveniente dalla scuola di Stanislao Cannizzaro, di cui era stato assistente all’Università di Roma per oltre dieci anni. Alla fine del 1906 Puxeddu venne nominato assistente di Francesconi e in seguito, nel 1909, aiuto presso la cattedra di chimica generale. In questi anni si occupò della condensazione degli amminossiacidi con le aldeidi aromatiche, tema che sviluppò in molte note nelle quali chiarì l’andamento di questa reazione, evidenziando l’effetto di vari sostituenti sulla resa e la velocità del processo.
Nel 1914 Puxeddu ottenne la libera docenza in chimica generale. Nel 1915 Francesconi si trasferì all’Università di Messina. Al posto di questi Puxeddu fu quindi chiamato a ricoprire per alcuni anni la direzione dell’istituto chimico dell’Ateneo di Cagliari, dove tenne anche gli insegnamenti di chimica generale e inorganica, di chimica organica e di chimica fisica. In questi anni Puxeddu affrontò un nuovo tema, lo studio dei polimeri dei fenoli a catena propenilica, giungendo a proporre per questi composti una costituzione ad anello tetrametilenico (Sulla costituzione e sulle isomerie stereochimiche dei polimeri dei fenoli con catena propenilica, in Gazzetta chimica italiana, 1916, vol. 46, parte 2, pp. 177-186, con E. Marica). Ampliò inoltre i propri interessi, iniziando ricerche nel campo della chimica organometallica e della chimica inorganica. Cominciò a occuparsi di temi legati alla realtà locale, quali la presenza in Sardegna di rocce che presentavano il fenomeno della radioattività (Minerali radioattivi di Sardegna, in Annali di chimica applicata, XIII (1923), pp. 34-37, con A. Marini) e l’analisi di essenze estratte da vegetali dell’isola (Ricerche sugli olii essenziali estratti da piante aromatiche sarde - Nota I, ibid., XV (1925), pp. 159-170). Mentre si eseguiva una distillazione sottovuoto, un’esplosione nel suo laboratorio di Cagliari gli costò la perdita di un occhio.
Nel 1926 Puxeddu risultò secondo al concorso per professore straordinario di chimica farmaceutica dell’Università di Sassari. Essendo nel frattempo rimasta vacante anche la corrispondente cattedra nella Scuola di farmacia di Cagliari, fu chiamato a occuparla nel gennaio del 1927, ottenendo poi nel 1930 la stabilizzazione a ordinario. Se dal punto di vista didattico e organizzativo egli dedicò molto tempo a modernizzare l’istituto di chimica farmaceutica da lui diretto, le sue ricerche scientifiche non virarono verso questo settore, ma restarono negli ambiti in cui si erano sviluppate negli anni precedenti. Continuò a occuparsi dell’azione riducente della fenilidrazina studiandone l’azione su composti inorganici (Azione della fenilidrazina su ossidi e sali metallici, in Gazzetta chimica italiana, 1928, vol. 58, pp. 224-231). Proseguì nello studio delle proprietà e delle reazioni degli amminofenoli (Le sintesi chetofenmorfoliniche del 5 amino-eugenolo, ibid., 1929, vol. 59, pp. 518-524). Divennero più frequenti le sue riflessioni su aspetti teorici della chimica sia organica (Gruppi e legami funzionali in chimica organica, ibid., 1934, vol. 64, pp. 957-997) sia inorganica (I fenomeni di inerzia e le reazioni chimiche, ibid., 1928, vol. 58, pp. 95-103). Il desiderio di analizzare e valorizzare le potenzialità locali della Sardegna trovò ulteriore sviluppo in un’ampia ricerca, affidatagli dall’Associazione idrologica sarda, sullo studio delle acque minerali dell’isola. Tale ricerca, pubblicata solo parzialmente mentre era ancora in vita, fu poi, a opera di allievi, completata dopo la sua morte (Le acque minerali della Sardegna, a cura di A. Rattu, Cagliari 1951).
Questo permanere di interessi scientifici in un ambito lontano dalla chimica farmaceutica determinò la sua richiesta di trasferimento sulla cattedra di chimica generale dell’Università di Cagliari, allorché questa restò vacante nel 1935. La facoltà di scienze caldeggiò la richiesta e la trasmise al ministero dell’Educazione nazionale. Il ministro, all’epoca Cesare Maria De Vecchi, prima di tutto dispose di chiedere informazioni politiche al prefetto di Cagliari, in quanto Puxeddu non era iscritto al Partito nazionale fascista. Il 26 aprile 1935 arrivò la risposta del prefetto in cui si dichiarava che Puxeddu era stato «notoriamente massone» e ritenuto di «sentimenti contrari al fascismo». Su tale base De Vecchi decise di non dar luogo al trasferimento. La questione si ripresentò nel 1940 allorché Alfredo Quartaroli, che nel frattempo aveva ricoperto la cattedra di chimica generale dell’Università di Cagliari, si trasferì all’Università di Pisa. La facoltà di scienze reiterò la proposta di trasferirvi Puxeddu. Il rettore dell’Università, inoltrando tale proposta al ministero, assicurò di avere interpellato in merito, prima ancora della riunione della facoltà, il fiduciario dell’associazione fascista della scuola, ottenendone il nullaosta. Questa volta la proposta di trasferimento venne accolta dal ministro in carica, Giuseppe Bottai (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Istruzione pubblica, Direzione generale dell’Istruzione superiore, Fascicoli del personale docente, ad nomen).
Questa estraneità e ostilità di Puxeddu al regime fascista fu certo tra i motivi che portarono i professori dell’Università di Cagliari a eleggerlo rettore alla fine della guerra. Nel discorso di apertura dell’anno accademico 1945-46 egli definì la libertà, riconquistata a prezzo di tante lacrime, unico conforto dopo un ventennio che aveva portato tirannide e sfacelo (Relazione del rettore prof. Ernesto Puxeddu: inaugurazione dell’anno accademico, Cagliari 1945). In quegli stessi anni egli fu anche eletto membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione.
Puxeddu restò in servizio fino al 31 ottobre 1947. Da quella data fu collocato fuori ruolo e gli fu affidato il compito didattico di tenere conferenze sulle acque minerali della Sardegna, reiterato anche per l’anno accademico successivo. La morte – avvenuta a Cagliari il 26 gennaio 1949 – interruppe il suo insegnamento.
Nel 1906 aveva sposato Pasqua Satta, dalla quale ebbe due figli, uno dei quali morì prematuramente.
Opere. Di Puxeddu restano poco meno di un centinaio di pubblicazioni, delle quali sopra sono state ricordate quelle più emblematiche dei suoi campi di ricerca.
Fonti e Bibl.: Necrologi: G. Sanna, E. P., in La chimica italiana, a cura di G. Scorrano, Padova 2008, pp. 332 s.