QUAGLIARIELLO, Ernesto
QUAGLIARIELLO, Ernesto. – Nacque a Salerno, il 1° novembre 1924, figlio di Matteo, avvocato, e di Anna Ricciardi.
Intraprese gli studi di medicina all’Università di Napoli, dove Gaetano Quagliariello, suo zio, era un affermato studioso di biochimica. Quantunque la biochimica fosse già il suo principale interesse scientifico, scelse di svolgere le ricerche per la sua tesi di laurea presso l’Istituto di fisiologia umana «per ragioni di correttezza e di opportunità», come si legge in Ultima lezione, un racconto autobiografico che ripercorre alcuni momenti significativi della sua vita professionale (pubblicato in Narrazioni, I, 1999, pp. 3-8).
Si laureò a pieni voti nel 1948 e iniziò quindi la carriera scientifica nell’Istituto di chimica biologica diretto da Francesco Cedrangolo.
In Ultima lezione, Quagliariello narra che questi, nel 1949, si finse impossibilitato a svolgere una lezione e chiese al suo allievo di sostituirlo, con poche ore di preavviso. Al termine della lezione, preparata in una notte di studio ininterrotto, il giovane Ernesto raccolse non solo l’approvazione degli studenti, ma anche il plauso del suo maestro, che aveva voluto con ciò metterlo alla prova.
Nel 1954 conseguì la libera docenza in chimica biologica. La sua attività didattica e scientifica, passando per un breve incarico all’Università di Camerino, proseguì essenzialmente a Napoli fino al 1961, quando si trasferì all’Università di Bari, dove divenne primo docente in Italia di chimica biologica in una facoltà di scienze. Qui, insieme ad alcuni tra i suoi allievi e collaboratori che lo avevano seguito da Napoli, fondò e diresse l’Istituto di chimica biologica, poi denominato Dipartimento di biochimica e biologia molecolare, a lui intitolato dopo la sua morte e attualmente confluito nel più ampio Dipartimento di bioscienze, biotecnologie e biofarmaceutica.
A Bari Quagliariello svolse un’intensa attività scientifica e organizzativa, costellata da eventi di respiro internazionale. Tra i tanti, uno in particolare merita sicuramente attenzione. Nel 1964, mentre a New York si svolgeva un congresso dell’International union of biochemistry, insieme ad alcuni colleghi e collaboratori, riuniti nel ristorante italiano Vesuvio, pensò di organizzare a Bari un meeting europeo sulla Regolazione dei processi metabolici nei mitocondri. L’evento si tenne nella primavera del 1965 con la presenza di grandi studiosi. A questo primo congresso ne seguirono diversi altri sulla bioenergetica, organizzati con suoi allievi, sul DNA mitocondriale e sull’eredità materna, in collaborazione con sua moglie Cecilia Saccone, abile biologa molecolare, con la quale condivise anche la vita scientifica. Questo meeting divenne per alcuni decenni un appuntamento periodico, che vide la partecipazione dei maggiori biochimici e biologi molecolari, tra cui Albert Lehninger, sir Hans Krebs, Nobel per la chimica nel 1953, Bill Slater, Britton Chance, Martin Klingberg, John Walker, Nobel per la chimica nel 1997. Peter Mitchell presentò proprio in uno di questi incontri un articolato intervento sulla teoria chemiosmotica, argomento che nel 1978 gli valse il Nobel per la chimica.
Per i meeting dedicati al DNA mitocondriale e all’eredità materna, si ricorda la partecipazione, tra gli altri, di Mel Simpson, Albert Kroon, Giuseppe Attardi, Douglas Wallace. I congressi tenuti a Bari e in varie località turistiche della Puglia, promuovendo il confronto e lo scambio di idee tra studiosi di tutto il mondo, offrirono ottime occasioni di sviluppo per la biochimica e per la biologia molecolare italiana.
Quagliariello ricoprì importanti incarichi istituzionali. Fu rettore dell’Università di Bari dal 1970 al 1977. Nel 1971-76 fu segretario nazionale della Società italiana di biochimica e ne divenne presidente nel periodo 1983-86. Dal 1976 al 1984 fu presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), fornendo un notevole impulso allo sviluppo dell’ente. Cercò di valorizzare il CNR sul piano della ricerca sia fondamentale sia finalizzata, anche attraverso una maggiore collaborazione con l’Università e altre istituzioni di ricerca, pubbliche e private, non escludendo organizzazioni produttive e di categoria.
Sotto la sua presidenza, secondo Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, «il CNR divenne veramente l’Ente che collegava e rappresentava la ricerca italiana e che ampliò ed estese anche nel Mezzogiorno le sue attività», favorendo un «riequilibrio delle attività CNR tra Nord e Sud» e consolidando l’«unificazione scientifica dell’Italia» (Scarascia Mugnozza, 2003, p. 30). Copiosa fu la promozione di progetti strategici in vari settori, come energia e ambiente, medicina e salute, scienze biologiche e agrarie, nuovi materiali e tecnologie, esplorazione spaziale e astrofisica, beni storici e culturali.
La sua instancabile attività di ricerca è stata feconda e densa di risultati, sedimentati in circa trecentocinquanta pubblicazioni scientifiche che coprono l’intera seconda metà del Novecento, compresi i primi anni Duemila. Le indagini hanno riguardato soprattutto il metabolismo mitocondriale e la dinamica energetica. Particolare interesse Quagliariello dedicò al triptofano e all’acido nicotinico, ma anche a numerose altre molecole. Gli organismi-modello adoperati erano ratti, topi, cavie e altri mammiferi (investigando mitocondri di cuore, fegato e cervello), uomo incluso, così come polli o Escherichia coli. Vennero considerati aspetti sia fisiologici sia patologici, con riferimento a epatiti, tumori e altre malattie. Negli anni Cinquanta e Sessanta diversi lavori, svolti con discepoli e collaboratori (tra questi ultimi si ricordano Cecilia Saccone e Marcello Piazza), apparvero sulla rivista Nature. Altri articoli furono ospitati su riviste di settore non meno prestigiose.
Le eccezionali capacità scientifiche di Quagliariello vennero messe a frutto anche nella manualistica (a partire almeno da: Metodi microbiologici in biochimica, Perugia 1955, con prefazione di F. Cedrangolo), oltre agli atti dei molteplici congressi internazionali su menzionati (a partire da Regulation of metabolic processes in mitochondria. Proceedings of the 1965 Bari meeting, a cura di E. Quagliariello et al., Amsterdam 1966).
Quagliariello nutrì ampi interessi culturali. Fu scrittore, poeta e coltivò anche pittura, scultura e altre forme espressive e artistiche. Fra i suoi libri di narrativa e poesia si ricordano: Il pescatore, il soldato e la maghessa (Bari 1994), Piccola grande storia di Dindino e Tris (Fasano 1997) e diversi altri, fra cui pure narrativa per bambini (Cammino, cammino…, Fasano 1996).
È stato membro di società scientifiche e letterarie non solo nazionali e, tra le altre, anche dell’Accademia Pontaniana di Napoli. Tra i vari riconoscimenti ricevuti, si ricorda la medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica. Ritiratosi dagli incarichi professionali nel 2000, divenne professore emerito.
Morì a Bari il 28 maggio del 2004.
Nell’ottobre del 2006, l’Università e il Politecnico di Bari hanno intitolato alla sua memoria il Campus universitario.Ebbe tre figli: Gaetano (1960), Rosanna (1962) e Matteo (1969). Il primo, ordinario di storia contemporanea alla Luiss di Roma e politico, è stato ministro, rivestendo anche altri incarichi di governo, ed è senatore della Repubblica italiana.
Fonti e Bibl.: Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, a cura di R. Simili - G. Paoloni, I-II, Roma-Bari 2001, ad vocem; G.T. Scarascia Mugnozza, E. Q., promotore di coraggiose, efficienti iniziative nella ricerca fondamentale ed applicata, in Rendiconti dell’Accademia nazionale delle scienze detta dei XL. Memorie di scienze fisiche e naturali, XXVII (2003), pp. 29-33; S. Papa, How I became a biochemist, in International union of biochemistry and molecular biology. Life, LVI (2004), pp. 365-368.