RAYPER, Ernesto
RAYPER, Ernesto. – Nacque a Genova il 1° novembre 1840 da Giuseppe, agiato imprenditore, e da Angela Prato.
Compiute le scuole elementari presso l’istituto dei padri scolopi di Carcare (Savona), nel 1853 venne iscritto, insieme al fratello Federico, al collegio Tolomei di Siena. Nel 1859, anziché intraprendere studi universitari, decise di iscriversi all’Accademia Ligustica di belle arti, dove fu allievo di Giovan Battista Novaro, di Gerolamo Tubino e di Raffaele Granara; contemporaneamente iniziò a frequentare lo studio di Tammar Luxoro, mostrando subito una predilezione per la pittura di paesaggio e per le sue intrinseche possibilità d’innovazione linguistica.
Molto probabilmente a quella data risale l’incontro con Alfredo D’Andrade, anch’egli studente dell’Accademia e assiduo dell’atelier di Luxoro. Fu quasi certamente su sollecitazione di D’Andrade se fra il 1860 e il 1861 egli compì un viaggio in Svizzera con l’intento di frequentare lo studio del ginevrino Alexandre Calame, paesista di fama e tra i più stimati dai giovani artisti per le trasparenze atmosferiche e i toni cromatici freddi desunti dai dipinti olandesi del Seicento, di Meindert Hobbema e dei Ruysdael.
Il soggiorno a Ginevra significò l’approccio alla pittura di paesaggio francese – dalla scuola di Barbizon a Jean-Baptiste-Camille Corot, a Charles-Francois Daubigny – e con ogni probabilità anche la diretta conoscenza della pittura di Antonio Fontanesi, a lui allora nota tramite Luxoro, e che avrebbe profondamente influito sulla ricerca di Rayper.
Nella tarda estate del 1861, dopo esser stato, forse con D’Andrade, in Savoia e nel Delfinato, occasione d’incontro con François -Auguste Ravier, Jules Dupré, Ernesto Bertea, Rayper si recò a Carcare, applicandosi alla pittura dal vero en plein air. Debuttò nel 1862 alla Promotrice di Genova con i dipinti Stradale presso Genova e Paesaggio; da allora partecipò con regolarità alle mostre della Promotrice genovese, e dal 1863, grazie all’intercessione di Bertea, anche a quella di Torino.
Da quell’anno, egli prese a tornare con regolarità a Carcare, il paese dove aveva trascorso l’infanzia, presto coinvolgendo nella consuetudine gli amici artisti: là, proprio nel 1863, al ritorno da Creys, dove si era recato insieme a D’Andrade, dette vita, con l’amico e con Serafino De Avendaño, alla ‘scuola grigia’, così denominata per la predilezione delle mezze tinte e dei delicati accordi tonali, alla quale avrebbero con il tempo preso parte Benedetto Musso, Alberto Issel e talvolta Luxoro, impegnati a rendere tramite una stesura pittorica trepida e intessuta di luce le percezioni e il sentimento suggeriti dalla visione diretta della realtà.
All’inverno del 1863 risale invece la consuetudine di Rayper di studiare la figura dal vivo nello stanzone di palazzetto Doria a Genova, ospite di Giovan Battista Villa, confrontando con libertà metodi e ricerche con altri artisti fra i quali lo stesso Villa, Antonio Varni, Santo Bertelli, Musso, ciascuno intento a lavorare «a carboncino, all’acquerello, o a olio» secondo il proprio piacimento (G.B. Villa, citato in Rocchiero, 1963, p.n.n.).
Il costante desiderio di confronto con le espressioni più innovative dell’arte lo spronava a viaggiare e a intessere rapporti con gli ambiti figurativi a lui più consoni: oltre a quello fontanesiano, quello fiorentino dei macchiaioli, che frequentò più intensamente fra il 1863 e il 1864, quando soggiornò a Firenze divenendo un habitué del caffè Michelangelo e condividendo le idee ‘progressiste’ di quel milieu d’artisti, come avrebbe rammentato Telemaco Signorini nel 1893. Il 23 giugno 1864, insieme ad altri due liguri residenti in Toscana, Gabriele Castagnola e Augusto Rivalta, e a molti macchiaioli, firmò un articolo sotto forma di lettera aperta a Tammar Luxoro, a sostegno degli innovatori in pittura, pubblicato sul Corriere Mercantile. I suoi rapporti con i colleghi fiorentini sono testimoniati, oltre che dall’amicizia con Vincenzo Cabianca, resa forse più intrinseca dalla comune stima per Fontanesi, da due tavolette datate 1864, dedicate da Rayper a Castagnola e ad Alessandro Lanfredini, e da un bozzetto dedicatogli da Giovanni Fattori: Gli zuavi a Firenze (cfr. Genio dei macchiaioli. Mario Borgiotti: occhio conoscitore, anima di collezionista (catal.), a cura di E. Palminteri Matteucci, Viareggio 2011, pp. 170 s., n. 47).
Come i macchiaioli, e come Raffaello Sernesi in particolare, Rayper si atteneva a un procedimento pittorico che prevedeva una meditata elaborazione grafica – prima che pittorica – dei disegni e degli studi a olio compiuti all’aria aperta, allo scopo di ottenere, nella quiete dello studio, una maggiore delicatezza di luce di quella appuntata sul vero, tale da attutire l’impeto dello spunto en plein air e da infondere al brano di natura il tenore alto di una contemplazione intessuta di vago mistero. Ne è un chiaro esempio In cerca di legna (Genova, Accademia Ligustica di belle arti), opera di cui sono documentate le varie fasi di elaborazione, dallo schizzo dal vero al disegno quadrettato per il trasporto su tela, alla soluzione finale.
A un soggiorno in Toscana risale il dipinto Il Gombo (1864), acquistato alla Promotrice genovese del 1865 dal principe Odone di Savoia. In quella mostra il pittore espose anche Motivo sulla Bormida presso Carcare, esito degli studi ispiratigli dalla natura di quel luogo amato, dove nell’autunno di quell’anno lavorò in compagnia di D’Andrade.
Nel 1867 il dipinto Dove si scoprono i pettegolezzi del paese, frutto degli studi eseguiti l’autunno precedente a Carcare, esposto alla mostra della Società promotrice di Genova, venne acquistato dal ministero della Pubblica Istruzione e destinato all’Accademia di belle arti della città. Quell’anno Rayper si recò con De Avendaño a dipingere a Baveno, sul Lago Maggiore; fra gli esiti di quell’esperienza vi fu il quadro Paesaggio a Baveno (Genova, Accademia Ligustica di belle arti), nel quale le reminiscenze compositive corottiane si fondono al lirismo cromatico della scuola grigia.
L’anno seguente fu a Rivara, nel Canavese, ospite di Carlo Pittara. Nasceva allora la cosiddetta scuola di Rivara, quel fecondo cenacolo di artisti formato dai ‘grigi’ di Carcare e dai paesisti piemontesi uniti da una profonda intesa di spirito e di pensiero, e accolto con cordiale familiarità nella villa del cognato di Pittara, il banchiere Carlo Ogliani.
Fin dall’inizio Rayper vi partecipò da protagonista, facendo «entrare trionfalmente la poesia del verde nel paesaggio, elevando la tavolozza alla più sincera trascrizione del verde della macchia, delle foreste, dei prati, delle colline, di tutto l’umido, brillante, crudo, morbido, vellutato verde dei dintorni di Rivara» (Stella, 1893, pp. 319 s.).
Fra i primi dipinti ispirati dalla campagna di Rivara vi fu Strada fra le boscaglie (1868, Torino, Galleria civica d’arte moderna e contemporanea). Al 1868 risale anche In cerca di legna, presentato alla Promotrice genovese nel 1869 e in seguito donato alla Ligustica in memoria dell’artista dai suoi fratelli ed eredi, Federico e Giuseppina. Sempre nel 1869 Rayper inviava alla Promotrice torinese Boscaglia a Rivara Canavese e a quella di Firenze Un mattino alla caccia e Ritorno dal pascolo, quest’ultimo acquistato dal giurì della mostra (X [T. Signorini], Esposizione solenne della Società d’incoraggiamento [...] in Firenze, in L’Italia artistica, XI (1870), n. 22).
In quel medesimo anno il pittore venne nominato accademico della Ligustica.
A quell’epoca l’artista aveva cominciato a dedicarsi con sempre maggior passione all’acquaforte, tecnica con cui aveva preso confidenza fin dagli anni accademici studiando incisione con Granara. Proprio nel 1869 Campagna mesta, pubblicata su L’Arte in Italia, venne salutata da Giovanni Camerana come opera di «ardito interprete» dalla «pensosa armonia» (L’Arte in Italia, I (1869), p. 52); nel 1870 la medesima rivista presentò Impressioni d’estate e La Dora Riparia presso Alpignano, poeticamente interpretate da Camerana come «semplici e blande melodie campagnole in cui la mente rinviene dolcezze misteriose, fantasmi e memorie, visioni ed orizzonti che la parola non saprà esprimere mai» (II (1870), 5, p. 80, 12, p. 184), e sue acqueforti apparvero negli albi e nelle cartelle delle Promotrici di Genova e di Torino dal 1869 al 1873.
Nel 1870 partecipò con tre opere all’Esposizione nazionale di Parma: Un mattino presso Rivara Canavese, Paesaggio storico (1866), In cerca di legna, ottenendo una medaglia d’oro, premio indicativo della considerazione per Rayper da parte di Signorini, Cristiano Banti, Raffaello Sorbi, Adriano Cecioni, membri della giuria. Nell’autunno dello stesso anno, In cerca di legna e Un mattino presso Rivara Canavese furono presentati anche a Firenze.
I titoli dei dipinti esposti a Genova e a Torino nel 1871 (rispettivamente Sponda della Dora e Brughiera presso Volpiano) attestano la serena continuità della ricerca del pittore, ma nel 1872 egli presentò alla Promotrice genovese opere degli anni precedenti – Le sponde del Ticino, Montoni a Sesto Calende e, ancora una volta, Un mattino presso Rivara Canavese –, suggerendo come la conferma della diagnosi di tumore alla lingua, di cui aveva avuto le prime avvisaglie nel 1871, ne avesse minato lo spirito.
Nel tentativo di rallentare l’avanzare del male egli si sottopose a cure dolorose e a operazioni che lo portarono a vagare fra cliniche di Roma (febbraio 1872), Torino (marzo 1872) e infine Bologna (marzo 1873), come si ricava dai suoi taccuini, su cui, alternati a rapidi appunti di vedute, egli rappresentò, con atteggiamento positivista, in disegni drammatici e crudi a un tempo, l’organo malato e sempre più distrutto. Consapevole dell’ineluttabilità della malattia, il 2 marzo 1872 egli aveva redatto il proprio testamento, trovando tuttavia ancora la forza di scherzare («lascio alla cura di mia cognata il farmi dire qualche messa...»), e quindi si ritirò a Gameragna, terra natale della madre, dove compì ancora qualche veduta del paese e dei dintorni.
Morì a Gameragna il 5 agosto 1873.
All’indomani della morte di Rayper, Luxoro (1873), cui egli aveva lasciato in eredità gli strumenti di lavoro, ne commemorò la personalità umana e d’artista su L’Arte in Italia, mentre Signorini (1873) gli dedicò uno scritto nel Giornale artistico il 19 settembre di quell’anno. Nel 1874 alcuni suoi paesaggi furono esposti alla Promotrice di Genova.
Fonti e Bibl.: F. Alizeri, Presenti condizioni delle belle arti in Liguria. Estratto dall’opera in tre volumi Notizie dei Professori del Disegno in Liguria, Genova 1869, pp. 119-121; T. Luxoro, E. R., in L’Arte in Italia, V (1873), 8, p. 122; T. Signorini, E. R., in Il Giornale Artistico, I (1873), 13, p. 97; Id., Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangiolo, Firenze 1893, ad ind.; A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte, 1842-1891, Torino 1893, pp. 319-324; Mostra di pittura ligure dell’Ottocento (catal.), a cura di M. Labò, Genova 1926, pp. 57-59; V. Rocchiero, Scuola grigia genovese ed altri valori ottocenteschi (catal., galleria d’arte Sant’Andrea), Genova 1963; G. Bruno, E. R., a cura di E. Veruggio, Genova 1972; V. Rocchiero, Disegni di R. nel centenario della morte, Genova 1973; F. Sborgi, Pittura e cultura artistica all’Accademia Ligustica di Genova 1751-1920, Genova 1974, pp. 49, 64; E. R. (catal.), a cura di G. Bruno, Genova 1974; G. Giubbini, L’acquaforte originale in Piemonte e in Liguria 1860-1875, Genova 1976, pp. 251-277; G. Bruno, La pittura in Liguria dal 1850 al Divisionismo, Genova 1982, pp. 27-57; Id., in Il museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti. La Pinacoteca, a cura di E. Bacceschi, Genova 1983, pp. 75 s.; Id., La pittura fra Ottocento e Novecento, in La pittura a Genova e in Liguria, II, Genova 1987, pp. 430-443, 472-474, 477-488; L. Perissinotti, E. R., olii, disegni, acquerelli (catal., galleria Berman), Torino 1988; La scuola grigia a Carcare (catal.), a cura di G. Bruno - L. Perissinotti, s.l. (Carcare) 1989, pp. 11-17, 109 s.; La pittura di paesaggio in Liguria fra Otto e Novecento. Collezionismo pubblico e privato nelle raccolte della Galleria d’Arte Moderna di Genova (catal.), a cura di M.F. Giubilei, Genova 1990, pp. 134 s., 169 s.; L. Perissinotti, La nuova pittura di paesaggio, in L’alba del vero. Pittura del secondo ’800 in Liguria (catal.), a cura di G. Bruno, Genova 1993, pp. 25-40; Odone di Savoia 1846-1866. Le collezioni di un principe per Genova (catal., Genova), a cura di M.F. Giubilei - E. Papone, Milano 1996, pp. 205, 264; R. Vitiello, in Antonio Fontanesi e la pittura di paesaggio in Italia, 1861-1880 (catal., Reggio Emilia), a cura di E. Farioli - C. Poppi, Milano 1999, pp. 120, 150, 223; M.F. Giubilei, Galleria d’Arte Moderna di Genova. Repertorio generale delle opere, II, Firenze 2004, pp. 669 s.; G. Sommariva, in Ottocento in salotto... (catal., Genova), a cura di C. Olcese Spingardi, Firenze 2006, pp. 150 s.