JÜNGER, Ernst
(App. II, II, p. 132)
Scrittore tedesco. In provocatorio disprezzo della politicizzazione delle lettere, J. si conferma e anzi si consolida come aristocratico anarchico, che con distacco profetizza una catastrofe epocale che coinvolge non solo la società umana ma l'intero pianeta, e dalla quale può salvarsi solo l'individuo in responsabile fuga verso l'interiorizzazione. È questa la traccia essenziale che può cogliersi nella gran massa di opere (quasi 50 a partire dal 1945), romanzi, racconti, diari, saggi, tutti inconfondibili per lo stile elevato sino alla ricercatezza e per il linguaggio spesso volutamente cifrato che reclama una disagevole decodificazione.
Fra i diari, particolarmente notevoli Strahlungen (1949; trad. it., Diario 1941-1945, 1957), intese da J. come il suo contributo intellettuale alla seconda guerra mondiale, e i Reisetagebücher (1980), su cui aleggia un malumore non rinunciatario al cospetto dell'involgarimento della massificazione nel sociale; fra i saggi, Über die Linie (1950; trad. it. con l'omonimo saggio di Heidegger, 1989), polemica e intesa con Heidegger sul tema, comune ai due, del nihilismo e della funzione a tale ineludibile traguardo del progresso tecnologico; An der Zeitmauer (1959; trad. it., 1965), che sulla consunzione del tempo storico imposta una prospettiva di rigenerazione solo in chiave mitica (in sostanziale intesa con M. Eliade, con il quale nello stesso 1959 fondò la rivista Antaios); Annährungen. Drogen und Rausch (1970), che suffraga la fuga dalle caduche responsabilità del momento nell'ebrezza della droga fattasi nuova moda; fra i romanzi poi, che costituiscono la parte più apparentemente accessibile ma non la più apprezzabile della sua produzione, si segnalano almeno, in continuità col celebrato Auf den Marmorklippen (1939; trad. it., 1942), Heliopolis (1949; trad. it., 1972), Gläserne Birnen (1957; trad. it., 1961), Eumesvil (1977; trad. it., 1981) che procedono verso il fantasioso ed esoterico rilevamento della caduta d'ogni possibile sistema politico (di cui J. aveva teorizzato in Der Weltstaat, 1960), rimanendo infine per l'unico protagonista, l'''anarca'', la sola risorsa della contemplazione sul nulla della realtà di un'epoca ormai post-atomica. Anche da ultimo, nel saggistico Die Schere (1990) con incredibile vivacità e lucidità il novantacinquenne J. torna sulle tematiche predilette con il consueto ripudio d'ogni compromissione in chiave democratico-progressista.
Le opere di J., escluse quelle successive al 1981, sono raccolte in Sämtliche Werke, 18 voll. (1978-82).
Bibl.: G. Loose, E. Jünger. Gestalt und Werk, Francoforte s.M. 1957; H.-P. Schwarz, Der konservative Anarchist. Politik und Zeitkritik E. Jüngers, Friburgo 1962; Fr. Baumer, E. Jünger, Berlino 1967; V. Katzmann, E. Jüngers ''Magischer Realismus'', Hildesheim 1975; W. Kaempfer, E. Jünger, Stoccarda 1981 (trad. it., Bologna 1991); H.P. des Coudres, Bibliographie der Werke E. Jüngers, ivi 1985; C. Galli, Al di là del progresso secondo E. Jünger: ''magma vulcanico'' e ''mondo di ghiaccio'', in Il Mulino, 1985, pp. 771-86; AA.VV., E. Jünger, a cura di P. Chiarini, Napoli 1987; V. Vitiello, E. Jünger: l'urto del tempo, in Studi tedeschi, 1988, pp. 201-31; M. Meyer, E. Jünger, Monaco 1990.