Mach, Ernst
Fisico, storico e filosofo tedesco della scienza (Chrlice, Moravia, 1838 - Haar, presso Monaco di Baviera, 1916). Si laureò a Vienna nel 1860 e si dedicò subito a ricerche di fisiologia delle sensazioni; fu prof. di fisica nell’univ. di Graz nel 1866, poi in quella di Praga (1867-95), per passare infine a insegnare filosofia della scienza nell’univ. di Vienna (1895-1901).
Dopo aver pubblicato numerose memorie di acustica e di ottica, scrisse una serie di lavori sperimentali, riassunti in un’esposizione divulgativa del 1897, sul moto in un fluido dei proiettili dotati di velocità supersonica. L’importanza scientifica di questi lavori è testimoniata dal fatto che presero il nome di M. enti e grandezze (cono, linee, angolo, onda di M.; numero di M.) relativi al moto di un corpo in una corrente fluida. Meccanicista nei primi anni della sua carriera scientifica, M. abbandonò ben presto la dottrina allora dominante (che voleva ricondurre tutti i fenomeni fisici sotto il dominio della meccanica), spinto dai suoi studi di fisiologia e di storia della scienza.
M. contrappose al meccanicismo un’analisi storica della nascita e dello sviluppo delle idee scientifiche, la quale lo portò a riconoscere il carattere eminentemente empirico dei fatti su cui si basa la costruzione scientifica e quindi la legittimità di modificare le basi teoriche di una scienza quando nuovi esperimenti lo consiglino: secondo M. soltanto l’indagine storico-critica ci ripara dalla tentazione di snaturare le teorie scientifiche in un sistema di dogmi, dietro i quali appariva asserragliato il meccanicismo. A questa concezione filosofica s’ispirarono le più importanti opere scientifiche di M. e gli scritti di divulgazione scientifica, che ebbero larga diffusione, attraverso numerose edizioni tedesche e traduzioni in varie lingue, ed esercitarono una profonda influenza sull’evoluzione del pensiero scientifico moderno; è il caso delle Populärwissenschaftliche Vorlesungen (1896; trad. it. Letture scientifiche popolari), ritenute un classico della divulgazione scientifica. Di particolare importanza fu Die Mechanik in ihrer Entwicklung historisch-kritisch dargestellt (1883; trad. it. La meccanica nel suo sviluppo storico-critico), nella quale si trova un’articolata critica ai principi newtoniani: Einstein riconobbe che la lettura degli scritti di Hume e di M. rese «enormemente più facile» il suo lavoro critico e aprì la via alla sostituzione della meccanica newtoniana con la meccanica relativistica. M. parte dal concetto di massa, ne critica la definizione newtoniana e le successive, ne dà una nuova definizione per astrazione (definisce, cioè, il rapporto delle masse di due corpi) e conclude che questa nuova impostazione rende ridondante il terzo principio della dinamica o principio di azione e reazione, che esprimerebbe una seconda volta lo stesso fatto utilizzato nella definizione. Critiche altrettanto penetranti egli muove ai concetti newtoniani di tempo, spazio e moto assoluti. Uno spirito antimetafisico e antidogmatico permea l’opera scientifica di M. e lo spinge a rigettare dalla fisica ogni ente non osservabile, come gli atomi, e perciò a condividere l’energetismo di W. Ostwald e di Duhem. Altra caratteristica saliente della sua mentalità è la concezione economicistica della scienza: le leggi scientifiche hanno la precisa caratteristica di costituire una descrizione compendiata dell’esperienza, in modo da favorire la predizione; lo scopo della scienza non è la ricerca delle cause, ma la connessione dei fenomeni mediante relazioni matematiche. Anche il concetto, lungi dall’essere una copia del fenomeno, è visto come una determinazione di esso, una definizione mediante misura. Le leggi della natura sono pertanto regole che riassumono economicamente il succedersi delle nostre sensazioni. M. è considerato uno dei più autorevoli esponenti dell’empiriocriticismo (➔), che assume il fatto elementare della sensazione come contenuto immediato di coscienza. Secondo questa posizione i corpi diventano aggregati di sensazioni spazio-temporali; la categoria di causa viene eliminata e sostituita con il concetto matematico di funzione: la stessa nozione tradizionale dell’Io viene dissolta. Conseguentemente, l’unica differenza tra fisica e psicologia è ridotta alle differenti modalità con le quali esse esaminano un materiale comune, cioè le sensazioni. Il neopositivismo, al suo primo costituirsi tra il 1920 e il 1930, si richiamava esplicitamente a M. e alla sua opera di epistemologo, con il proposito di continuarla. Le sue principali opere sono: Die Geschichte und die Würzel des Satzes von der Erhaltung der Arbeit (1872); Die Prinzipien der Wärmelehre (1896); Die Analyse der Empfindungen und das Verhältnis des Physischen zum Psychischen (1900; trad. it. Analisi delle sensazioni); Erkenntnis und Irrtum (1905; trad. it. Conoscenza ed errore: abbozzi per una psicologia della ricerca); Die Prinzipien der physikalischen Optik, historisch und erkenntnis-psychologisch entwickelt (1921).
Biografia