MACH, Ernst
Pensatore tedesco, nato il 18 febbraio 1838 a Turany (Turas), in Moravia, morto il 19 febbraio 1916 a Haar presso Monaco. Fu professore universitario di fisica a Graz (1864-1867), a Praga (1867-1895), poi di filosofia a Vienna (1895-1901). È, accanto a Richard Avenarius (v.) - senza peraltro che sia sussistito tra i due alcun rapporto di dipendenza -, il più notevole rappresentante dell'"empiriocriticismo", o elaborazione in senso empiristico e positivistico del criticismo kantiano.
Principali sue opere filosofiche, o filosofico-naturalistiche, sono le seguenti: Die Mechanik in ihrer Entwicklung historisch-kritisch dargestellt (Lipsia 1883; 8ª ed., 1921); Die Analyse der Empfindungen und das Verhältnis des Physischen zum Psychischen (Jena 1900; 9ª ed., 1922); Die Prinzipien der Wärmelenre (Lipsia 1896; 2ª ed., 1900); Populärwissenschaftliche Vorlesungen (Lipsia 1896, 4ª ed., 1910); Erkenntnis und Irrtum (Lipsia 1905; 4ª ed., 1920). Schietto empirista è il M. nella riduzione di ogni realtà a contenuto di esperienza sensibile e nella conseguente negazione di qualsiasi esistenza in sé delle cose. Lo stesso orientamento berkeleyano e anzi humiano si manifesta nell'esclusione del valore oggettivo e assoluto delle leggi naturali, interpretate invece (con motivo interessante e poi variamente ripreso anche dalla più recente filosofia della scienza) come semplici formule riassuntive dell'esperienza, praticamente utili per un orientamento più rapido nel mondo dell'accadere. D'altra parte, la sua tendenza decisamente antimetafisica, conduce il M. non solo a negare, humianamente, qualsiasi realtà sostanziale all'io senziente e a risolverlo nel complesso delle sue esperienze interne, ma anche a non riconoscere il carattere originario e indeducibile di tale atto del sentire, e a intenderlo quindi alla stessa stregua di un fatto fisico. Così, se da un lato il M. risolve la fisica in psicologia, dall'altro lato converte di nuovo la psicologia in fisica: e il suo empirismo, nonostante il fondamentale orientamento idealistico, sboccò nel positivismo.
Al positivismo di A. Comte s'ispira direttamente il concetto, che il M. (e con lui W. Ostwald) ha fatto valere contro l'atomismo e il meccanicismo, di una fisica senza ipotesi. La sua opera postuma sull'ottica è rappresentativa di questa maniera di vedere, che tuttavia appare superata negli sviluppi della fisica moderna. Il concetto empirico-positivistico è anche assunto dal M. come criterio costruttivo della storia della scienza e in specie della meccanica, dove egli cerca di spiegare la genesi delle idee (forza, massa, ecc.) esclusivamente dalla pressione delle esperienze, di eui la teoria scientifica deve offrire una rappresentazione economica.
Bibl.: Principali scritti d'insieme: B. Hell, E. M.s Philosohpie, Stoccarda 1907; F. Reinhold, Ms. Erkenntnistheorie, Lipsia 1908; H. Buzello, Kritische Untersuchung von E. M.s Erkenntnistheorie, Berlino 1911; H. Henning, E. M. als Philosoph, Physiker und Psycholog, Lipsia 1915; M. H. Balge, Die Naturphilosophie v. E. M., Berlino 1916; F. Adler, E. M.s Ueberwindung des mechanischen Materialismus, Vienna 1918. Tra gli scritti italiani, v.: G. Cesca, L'idealismo del M. e l'energismo dell'Ostwald, in Rivista di filosofia e scienze affini, V (1903); F. Enriques, Problemi della scienza, Bologna 1906; 2ª ed., 1927; L. Miranda, M. o Hegel, in Rivista filosofica, X (1908); A. Aliotta, E.M., in Cultura filosofica, 1908; B. Croce, Logica come scienza del concetto puro, 4ª ed., Bari 1920, pp. 356-57; F. Enriques e U. Forti, Note critiche sullo sviluppo dei concetti della meccanica, in I. Newton, Principii di filosofia naturale. Teoria della gravitazione, Roma 1925. Ulteriore bibliografia degli scritti del M. e sul M. in Ueberweg-Oesterreich, Grundr. d. Geschichte d. Philosophie, IV, 12ª ed., Berlino 1923, pp. 394 e 711.