ARNDT, Ernst Moritz
Nato nel 1769 a Schoritz nell'isola di Rügen da una famiglia liberatasi solo poco prima dalla servitù della gleba, ricevette una severa educazione domestica, dominata dalla ferma volontà e dal rigido cristianesimo della madre. Trasferitisi gli Arndt a Dunsevitz e poi a Grabitz, l'A. cominciò a leggere con fervore cronache e compendî di storia svedese e tedesca, favole e leggende nordiche, figurazioni eroiche della storia svedese e greco-romana. La vita della campagna, le foreste e il mare lasciarono in lui un'impressione profonda: egli si sentì sempre vicino ai contadini e, pur nel tumulto dell'azione, conservò nell'animo una sorta di rustica solitudine. Entrato nel ginnasio di Stralsunda nel 1787, passò nel 1791 all'università di Greifswald; ma poco poté imparare da vecchi e mediocri libri e maestri. Passò a Jena nel 1793, e la vivace vita studentesca della città turingia pare che lo attirasse più delle lezioni accademiche. Tornato a casa nel 1794, pubblicò nel 1798 le prime poesie, e, passati alcuni mesi col pastore Kosegarten, rinunciò all'idea di una carriera ecclesiastica. Nel 1798-99, cominciano i suoi Wanderjahre, dei quali ci dànno ampia notizia le Reisen durch einen Theil Teutschlands, Ungarns, Italiens und Frankreichs (Lipsia 1801-03, in 6 voll.; 2a edizione, Lipsia 1804). La vita viennese, col suo motto "aver tutto, viver bene, ma tutto senza fatica", non gli piacque; gli dispiacque, poi, l'ingerenza del governo nelle cose dello spitito, l'"oppressione del sacro diritto che ogni uomo ha di avere viva e piena coscienza del proprio essere, prima di pensare che esiste uno stato nel mondo". In Ungheria, lo colpirono le misere condizioni dei contadini; ma degli Ungheresi apprezzò il sentimento patrio. Vide l'Italia Settentrionale e la Toscana, ammirò vivamente l'arte del Rinascimento e la coscienza nazionale degl'Italiani, il popolo "più valoroso e di maggior talento in Europa, il quale anche sotto una dominazione straniera tre volte secolare ha saputo conservare la sua individualità". In Francia ebbe cattiva impressione dalle scuole rivoluzionarie; gli parve assurdo il tentativo di fondare una religione naturale di stato, notò la mediocrità dei dirigenti e la tirannia del governo, non riuscì a persuadersi che la violenza potesse promuovere la libertà. Abilitatosi in Greifswald, con una dissertazione volta a criticare, da un punto di vista storico (dal quale anche in seguito considererà la politica e la società), l'idea del Rousseau che la cultura sia fonte di danno alla società, ottenne nel 1801 un incarico universitario. Cominciano ora gli anni di più intensa attività letteraria dell'A., a servizio dei suoi ideali politici. Ricordiamo il Versuch einer Geschichte der Leibeigenschaft in Pommern und Rügen (Berlino 1803), buon tentativo di ricostruzione storica, contro la servi della gleba, che, difatti, sarà abolita nel 1806. Con esso l'Arndt affronta, riferendosi a una sola regione, il problema del libero contadiname, che sarà per lui, costantemente, il problema dominante.
L'altro e contemporaneo libro Germanien und Europa (Altona 1803) contiene già in nuce il metodo e le fondamentali dottrine politiche dell'Arndt. Storia tendenziosa, schematica e generica come molte delle costruzioni storiografiche romantiche (difetto particolarmente visibile nell'Einleitung zu historischen Charakterschilderungen, Berlino 1810), questo libro vuol dare una caratteristica dell'Europa del suo tempo, e s'indugia a lungo sul secolo XVIII e sull'illuminismo, giudicato utilitarista, analitico, libertario e insieme assolutista. In questo mondo, povero nonostante la sua scienza, doveva nascere la Rivoluzione e Napoleone, despota e conculcatore, non educatore di popoli. Contro lo stato accentratore e oppressore, l'A. rivendica, come già il von Humboldt, la libertà nel mondo del pensiero e dell'arte, nel quale vedeva giganteggiare Goethe, diverso da lui e pur da lui molto ammirato. Volgendosi al suo paese, notava debolezze, viltà e divisioni, esiziali a quell'ideale d'una Germania unita e forte ch'egli pensava come garanzia di una libera e vivace vita morale. Massima espressione di questa attività dell'A. come scrittore politico è il Geist der Zeit (parte 1a, Altona 1806; 2a, Londra 1807; 3a, Berlino 1813; 4a, Berlino 1818), battaglia a favore delle libertà nazionali, nelle quali vedeva fondata la vera umanità, contro i principi tedeschi e contro Napoleone. Il concetto di patria come fondamento di quello di umanità ritorna nella Friedensrede eines Teutschen (1807); e l'idea della restaurazione del mondo germanico sulla base di una diarchia Prussia-Austria nel Letztes Wort an die Teutschen (1808). La passione nazionale, l'odio contro i Francesi, l'invasamento profetico dominano questi scritti e le poesie patriottiche e guerriere dell'A., fino alla caduta di Napoleone. Egli vuole apparire messaggero di Dio al suo popolo prediletto. La sua parola è parola di Dio; laddove i Francesi sono lo spirito del male, e il loro imperatore "il Satana dell'inferno,... il nemico di ogni luce" (Fantasien für ein künftiges Teutschland, 1812). Sacra è la guerra contro lo straniero (Kurzer Katechismus für deutsche Soldaten, Lipsia 1814). L'"antica fedeltà tedesca" è chiamata a vendicarsi dei "cani latini", da dare in pasto ad aquile, lupi e cornacchie.
Larghissima diffusione ebbero alcuni di questi canti del 1812-1813, concitati di passione e accesi di odio, incitanti a combattere contro la schiavitù, che Dio non vuole, e a vincere o morire "della dolce morte dei liberi" (Der Gott, der Eisen wachsen liess), glorificanti la patria tedesca, ch'è là dove risuona la lingua alemanna, dov'è fedeltà e amore, giusta ira e odio contro i Francesi (Was ist des Teutschen Vaterland?). Perché al Tedesco non si conviene l'inganno, ma fedeltà, amore, semplicità, umiltà, onestà (Teutsches Herz, verzage nicht), che non sono le universali virtù comuni a tutti gli umani, ma virtù particolari dei Tedeschi ("libertà tedesca, Dio tedesco...", ecc.). Insieme con questi e altri simili canti patriottici, procurò all'A. larghissima fama l'opuscolo Der Rhein, Teutschlands Strom, aber nicht Teutschlands Grenze (1813), che suscitò in Germania e in Francia un'ampia letteratura.
Nella speranza di un forte stato tedesco, ch'egli vedeva stendersi dal Mare del Nord e dal Baltico alle Alpi e all'Adriatico, dalla Polonia e Ungheria alle Ardenne e alle coste fiamminghe, l'A. ne abbozzava anche la costituzione (Fantasien e Über künftige ständische Verfassungen in Teutschland, Francoforte 1814); un re o imperatore, assistito da un parlamento di rappresentanti delle varie classi, il potere giudiziario, indipendente; l'esercito, a carattere nazionale; massima libertà di parola e di stampa; ceto politico animatore dello stato, la borghesia e il contadiname, la cui importanza politica l'A. aveva mostrata nello scritto anonimo Der Bauernstand politisch betrachtet (1810). Queste idee di libertà storicamente intesa, la difesa della spontaneità e della fede contro l'intellettualismo dei Francesi, costituiscono altresì anche i motivi della sua pedagogia (Fragmente über Menschenbildung, Altona 1805; Briefe an Psychidion oder über weibliche Erziehung, 1811), che, richiamandosi a idee del Herder, del Rousseau e del Pestalozzi, proclama l'indipendenza della vita interiore, polemizza contro l'incivilimento esterno, l'utilitarismo e il predominio dell'intelletto astratto, a favore della libera creatività e dell'educazione storico-umanistica.
Tornato nel 1813 in patria da Pietroburgo, dove era stato qualche tempo a lato dello Stein, l'A., dopo qualche anno di peregrinazioni per la Germania, fissò nel 1817 la sua dimora in Bonn, e nel 1818 cominciò a leggere in quell'università, e a dirigere la rivista Der Wächter per appoggiare nella questione renana l'attività politica del Görres. Ma, ostile alla reazione allora imperversante, fu processato e perdé l'insegnamento, ripreso solo nel 1840. Di questi anni sono Mährchen und Jugenderinnerungen (Berlino 1818); Erinnerungen aus Schweden (Berlino 1818); Forschungen über die Geschichte der nordischen und germanischen Völker (1826); Die Frage über die Niederlande und die Rheinlande (Lipsia 1831); Belgien und was daran hängt (1834), ove proclama che "il tempo della reazione è passato"; Schwedische Geschichten unter Gustav III, vorzüglich aber unter Gustav IV Adolf (Lipsia 1839); Erinnerungen aus dem äusseren Leben (Lipsia 1840); Schriften für und an seine lieben Deutschen (3 voll., Lipsia 1845, comprendenti i più importanti scritti occasionali; un quarto nel 1855); un Nothgedrungener Bericht aus seinem Leben und ans und mit Urkunden der demagogischen und antidemagogischen Umtriebe (Lipsia 1847, voll. 2); Pro populo Germanico (Berlino 1854), nel quale ammonisce di guardarsi dagli Junker e dai preti, Wanderungen und Wandelungen mitdem Reichsfreiherrn H. K. F. v. von Stein (Berlino 1858). Deputato al parlamento di Francoforte, dove sedette al centro destro, sostenne vigorosamente l'idea dell'impero sotto la presidenza prussiana. Morì il 29 gennaio 1860. Un monumento colossale fu innalzato alla sua memoria nell'isola di Rügen; l'Arndt-Museum, fondato dal Lövenich a Godesberg sul Reno, che dal 1922 è passato alla città di Bonn.
Opere: Un'edizione completa e critica (già progettata dal Meisner) delle opere, manca. Buone scelte sono le due curate da H. Meisner e R. Geerds (in 16 parti, Lipsia 1909) e da A. Leffson e W. Steffens (in 12 parti, Berlino 1912). Briefe an eine Freundin (Charlotte von Kathen), Berlino 1878; n. ed. Stoccarda 1928; Briefe an Johanna Motherby von W. v. Humboldt und Arndt, ed. H. Meisner, Lipsia 1893; Heimatbriefe Arndts, ed. E. Gülzow e I. Loevenich, Greifswald 1919. Recenti edizioni di singole opere: Erinnerungen aus dem äusseren Leben, Colonia 1913; n. ed. Monaco 1917; Märchen und Jugenderinnerungen, ed. J. E. Poritzky, Monaco 1913; Staat und Vatierland, ed. E. Müsebeck, Monaco 1921; Wanderungen und Wandelungen, ed. R. Huch, con introduzione, Briefe aus Schweden, Stralsunda 1926.
Bibl.: Un'amplissima e molto accurata esposizione biografico-storica è quella di Ernst Müsebeck, E. M. Arndt, della quale è finora uscito soltanto il primo volume (Der junge Arndt, 1769-1815), Gotha 1914; R. Haym, in Preussische Jahrb., V (1860); K. Levinstein, Die Erziehungslehre Arndts, Berlino 1912; E. Gülzow, Arndt in Schweden, Greifswald 1920; R. Krügel, Der Begriff des Volksgeistes in Arndts Geschichtsanschauung, diss. Lipsia, 1915; F. Gundolf, Hutten, Klopstock, Arndt, Heidelberg 1924; A. Cremer, Arndt als Geschichtsschreiber, Kiel 1927.