Erode
Personaggio ebreo, di cui D. parla solo in Mn II XI 6, alludendo all'episodio descritto in Luc. 23, 6-12: Pilato cerca di deferire il compito ingrato a E., ma questi gli restituisce l'imputato senza aver deciso nulla.
Nell'episodio D. scorge l'intervento della Provvidenza: perché apparisse il carattere universale della redenzione, Gesù Cristo doveva essere condannato da un giudice dotato della piena autorità nell'esercizio del suo ufficio. Tale giudice era Pilato in quanto rappresentante (vicem gerens) di Tiberio, non E., che tutt'al più avrebbe rappresentato il senato (sub signo senatus) in quanto proclamato re da questo. Il brano presuppone la confusione fra E. Antipa, che non era re ma solo tetrarca della Galilea (4 a.C.-39 d.C.), e suo padre (E. il grande), che realmente aveva ottenuto il titolo di re (nel 40 a.C.) dal senato romano (cfr. Giuseppe Flavio Bell. iud. I 284; Antiq. iud. XIV 385).