ERODIADE (‛Ηρωδιάς, Herodias)
Figlia di Aristobulo - figliolo di Erode il Grande e della prima Mariamne -, e di Berenice. Fu dapprima maritata a Erode Filippo I e poi al fratello di questo, Erode Antipa (v.). Da questo secondo matrimonio con lo zio e cognato, che destò grave scandalo nell'ambiente giudaico, nacque Salomè, colei che secondo il racconto evangelico richiese a Erode, istigata dalla madre, la morte del Battista. Benché a lei sia attribuita la responsabilità di aver spinto il marito al viaggio a Roma che gli costò il regno, è notevole la fedeltà con cui divise la sua cattiva fortuna e lo seguì nell'esilio.
E. è stata, tra le figure bibliche, una di quelle che più eccitarono la immaginazione degli artisti e dei poeti. Essa prese anche rilievo nella fantasia del popolo: in talune elaborazioni della leggenda della "caccia selvaggia", E. compare come lo "spirito che eternamente guida la selvaggia danza". Durante il Rinascimento e nel Seicento ne trassero ispirazione specialmente - da Tiziano a Palma il vecchio, al Luini, al Dolci - i pittori, come motivo a un tempo di drammatica e di fastosa rappresentazione. Ma è soprattutto presso i poeti e artisti moderni - da Heine a Lenbach, da Delacroix a Flaubert, da Moreau a Mallarmé - che E., come immagine di morbosa voluttà e lussuria, più frequentemente ricompare: spesso accanto alla figlia Salomè, come nella Salomè del Wilde a cui s'è ispirato lo Strauss nel suo noto dramma musicale. Mentre nell'arte del Rinascimento E. sembrò attrarre più che Salomè, nell'arte moderna invece, soprattutto presso i decadenti, è per lo più la figura di Salomè quella che predomina.