ERODIANO ('Ηαοδιανός, Herodianus) lo Storico
Scrittore greco del sec. III d. C. Si ammette generalmente che sia originario dalla Siria, anzi, come qualcuno crede di poter determinare, da Antiochia; il che rimane incerto, sebbene appaia probabile l'origine orientale. Si volle identificarlo anche col Tiberio Claudio Erodiano, legato della provincia di Sicilia; ma il nostro storico, come egli stesso fa intendere, pur avendo tenuto cariche pubbliche, non salì agli onori del senato. Nel 192 e nel 204 si trovò a Roma, ove assistette agli spettacoli celebrati in quegli anni da Commodo e da Severo. Si deve ammettere che sia nato non molto dopo il 170.
L'opera di E. forma un piccolo volume intitolato: Storia dell'Impero dalla morte di Marco. Essa va dal 180 al 238 d. C., e si divide in 8 libri così distribuiti: I, Commodo; II, Pertinace e Giuliano; III, Settimio Severio; IV, Caracalla; V, Macrino ed Eliogabalo; VI, Alessandro; VII, Massimino e i Gordiani; VIII, Massimo e Balbino. Come ci fan sentire sin da principio le poche righe che fan da prefazione al lavoro, E. scriveva col proposito di comporre un'opera rispondente alle regole letterarie che imperavano ormai da un pezzo. Ond'egli si studia di seguire i grandi modelli, cerca frasi e motivi d'obbligo, ma la sua narrazione riesce quasi sempre piatta e senza anima. Quanto al contenuto, E. dichiara di raccogliere fatti occorsi sotto gli occhi degli uomini del suo tempo, e quindi solidamente testimoniati. Della sua scrupolosità di storico si vanta più volte. "Ho scritto - dice - quello che vidi e udii nel corso della mia vita, e di cui talvolta fui parte"; e calcola in cifra tonda che la sua storia abbracci un periodo di 60 anni. Tutto questo è già nel suo 1° libro; il che mostra - poiché non c'è ragione di sospettare inserzioni - che E. si accinse al suo lavoro dopo il 238, quando doveva aggirarsi, press'a poco, sui 70 anni. Il problema capitale dell'opera di E. e che ne riguarda la parte più propriamente storica, sta nel sapere su quali fonti sia stata compilata. Innanzi tutto appare sicuro che la sua opera, salvo più o meno gli ultimi due libri, non è costruita su fonti orali, com'egli vorrebbe far intendere, ma su fonti scritte, che in alcune parti traspaiono, in altre sono palesi. Vi hanno in effetto non poche rispondenze tra E. e Dione; sennonché vi hanno al tempo stesso alcune discordanze. La spiegazione dei rapporti tra i due storici è ancora da trovare, la meno verosimile è in ogni modo che ci sia stata fra i due una fonte comune. E probabile invece che E. abbia tenuto sott'occhio, accanto a Dione, una fonte storica latina.
Edizioni critiche: Mendelssohn, Lipsia 1883; Stavenhagen, Lipsia 1922.
Bibl.: E. Volckmann, De Her. vita, scriptis fideque, Königsberg 1859; J. Kreutzer, De Her. rerum Rom. scriptore, Bonn 1881; E. Baaz, De Her. fontibus et auctoritate, Berlino 1909; Sommerfeldt, in Philologus, 1914, p. 191 seg.; Roos, H.'s method of composition, in Journ. of Rom. Studies, 1915 segg.; H. Peter, Die Gesch. Litteratur über die röm. Kaiserzeit, II, Lipsia 1897, p. 101 segg.