errore (erro: probabilmente deverbale di ‛ errare ')
Il termine in un solo caso sembra avere il senso proprio di " deviazione ", cioè nell'espressione metaforica di Cv IV XII 18 questo cammino si perde per errore come le strade de la terra. Negli altri casi compare, in senso figurato, per indicare l'atto e l'effetto dell'allontanarsi con il pensiero o con l'azione dal bene e dal vero. In particolare, nel senso di " opinione errata ", " giudizio contrario al vero ", che deriva da vaneggiamento della ragione: in Cv IV I 3 Cominciai adunque ad amare li seguitatori de la veritade e odiare li seguitatori de lo errore; 5 (due volte), 6, 7, 8 e 9; II 14 Riprovando 'l giudicio falso e vile, ove si promette ancora di riprovare lo giudicio de la gente piena d'errore; XIV 1 e 2, XV 10.
Per " opinione erronea ", che deriva da un inganno dei sensi abbagliati da false apparenze, in If XXXI 39 fuggiemi errore e crescémi paura; Pg XV 117 Quando l'anima mia tornò di fori / a le cose he son fuor di lei vere, / io riconobbi i miei non falsi errori; XVIII 18 fieti manifesto / l'error de' ciechi che si fanno duci; Pd III 17 io dentro a l'error contrario corsi / a quel ch'accese amor tra l'omo e 'l fonte.
Il termine sembra avere il valore comune di " sbaglio ", in Cv Il I 13 posto che possibile fosse, sarebbe inrazionale, cioè fuori d'ordine, e però con molta fatica e con molto errore si procederebbe; II XIII 27 la Geometria è bianchissima, in quanto è sanza macula d'errore e certissima per sé. Con la connotazione di " colpa ", " difetto ", " mancanza ", in Cv II XIV 7 lo errore de li translatori dell'opera De Meteoris di Aristotele; III XV 9 in questo errore cade l'avaro maladetto, e non s'accorge che desidera sé sempre desiderare... E però l'umano desiderio è misurato in questa vita a quella scienza che qui avere si può, e quello punto non passa se non per errore; IV VII 8 non valente, cioè vile, sarebbe da chiamare colui che, non avendo alcuna scorta, non fosse ben camminato; ma però che questi l'ebbe, lo suo errore e lo suo difetto non può salire; Pg XVII 94 Lo naturale [amore] è sempre sanza errore, / ma l'altro puote errar; XXXI 44 perché mo vergogna porte / del tuo errore, " del tuo fallo " (Buti e Vellutello); così sembra in Fiore XCIX 11 i' ho messo il mondo in tanto errore, e in CXXXII 11 Or par che sia piaciuto al Salvatore / d'averci qui condotti per vo' dire / e gastigar del vostro grande errore.
Il senso di " credenza errata in materia di fede ", " eresia ", è presente in Cv II VIII 14 la dottrina veracissima di Cristo... non soffera alcuno errore; Pg IV 5 error che crede / ch'un'anima sovr'altra in noi s'accenda; Pd VII 29 l'umana specie inferma giacque / giù per secoli molti in grande errore, e VIII 6 a lei [Ciprigna] faceano onore / ... le genti antiche ne l'antico errore.
Il termine e. non indica soltanto " il saper male ", ma anche talvolta " il semplice non sapere. "; " Si ritorna al senso del verbo, errare, cioè ‛ andar vagando ', cioè ‛ vagare incerti ', e, nel senso spirituale, ‛ agitarsi nell'incertezza ' " (" Bull. " XVIII [1911] 301: recens. di E.G. Parodi a M. Porena, Note di lingua e di stile, Napoli 1908). Da ciò deriva il valore di " dubbio ", che dovette essere comune nell'italiano del Duecento, come risulta da molti esempi raccolti dal Barbi (" Bull. " XVIII [1911] 11) e dalle chiose degli antichi ai versi della Commedia: Rime LXVIII 49 se per altrui ella fosse ricolta, / falmi sentire, e trarra' mi d'errore, / e assai finirò con men dolore; If IV 48 quella fede che vince ogne errore; X 114 pensava / già ne l'error che m'avete soluto; XXXIV 102 a trarmi d'erro [per Benvenuto " de dubiis quibus sum implicitus "] un poco mi favella; Pg XXIV 47 se nel mio mormorar prendesti errore, / dichiareranti ancor le cose vere.
In If III 31, accanto alla lezione accettata anche dal Petrocchi, E io ch'avea d'error la testa cinta, / dissi: " Maestro, che è quel ch'i' odo?... " (per il Buti: " dubitava Dante, se quel tumulto che udiva, procedeva da gente "), alcuni commentatori preferiscono la variante d'orror la testa cinta. " Le due varianti... offrono entrambe una soluzione accettabile, ove si tenga presente per quella l'effettiva esistenza di un dubbio, di un'incertezza (errore) in Dante, il quale infatti, chiede a Virgilio la causa del tumulto e la specie della gente, e per questa l'effetto di forte sgomento (orrore) che quello strepito infernale suscita nel poeta, aggiuntevi le reminiscenze virgiliane (Aen. II 559; IV 280; vi 559 ecc.) e una stabile condizione di paura e d'angoscia quale particolare motivo poetico ricorrente nei primi canti dell'Inferno " (Petrocchi, Introduzione 168).
Nel senso di " turbamento, passione amorosa " (vedi, con lo stesso valore, erranza), in Fiore CLXXIII 8 ma i' credo che m'avete incantata, / per ched i' son entrata in quest'errore.