Scrittore tedesco (Budapest 1878 - Monaco di Baviera 1962). Orientato dapprima alla carriera scientifica, si dedicò ben presto alla letteratura, ottenendo largo successo, anche sul piano internazionale, insieme a radicali critiche, in particolare per la sua concezione del mondo che lo portò ad accostarsi al nazionalsocialismo e in seguito ad aderirvi senza riserve. La sua è una "metabiologia", cioè una visione biologico-naturalistica che combatte ogni forma d'idealismo e punta invece su valori vitalistici nei cui confronti la coscienza è intesa come funzione sussidiaria. Scrisse al riguardo Die Bauhütte. Elemente einer Metaphysik der Gegenwart (1924), Neuland (1934), Bauhüttenphilosophie (1942), Dreigespräch über die Ethik der Bauhütte (1950). In una nutrita serie di drammi e di opere di narrativa, per lo più ponderosi romanzi, e nelle liriche di non immediata recepibilità, K. mantiene costante il suo impegno di scrittore-pensatore, trattando in particolare temi storici. Fra i romanzi: Amor Dei (su Spinoza, 1908), Meister Joachim Pausewang (1910), una trilogia su Paracelsus (1912-25), Das Lächeln der Penaten (1927), Das gottgelobte Herz (1938); fra le opere teatrali: Giordano Bruno (1903), Die Brücke (1929), Jagt ihn-ein Mensch! (1931), Gregor und Heinrich (1934). Inoltre, i tre volumi autobiografici Sebastian Karst über sein Leben und seine Zeit (1957-58).