NEHER, Erwin
Fisico molecolare tedesco, nato a Landsberg am Lech il 20 marzo 1944. Un particolare interesse per i problemi della biochimica e della fisica della membrana cellulare e dei suoi canali ionici ha caratterizzato sin dalla fase iniziale i suoi studi universitari, svolti presso la Technischen Universität di Monaco e conclusi con una tesi di laurea comprovante l'individuazione originale di un nuovo tipo di canale potassico. Ha perfezionato la sua preparazione scientifica recandosi negli USA, nell'università del Wisconsin, dove nel 1968 ha conseguito il Master. Nel 1972 è rientrato in Germania, a Göttingen, presso il Max Planck Institut come professore di Chimica e quindi direttore della sezione di Biofisica della membrana, conservando, per le sue attività di ricerca, continui rapporti con istituzioni statunitensi, tra cui la scuola di medicina dell'università di Yale nel Connecticut. In collaborazione col medico biologo B.Sakmann, a sua volta reduce da un'importante permanenza nel laboratorio londinese di B. Katz, N. ha dato vita a un articolato piano di sperimentazione che ha portato alla scoperta dei metodi di registrazione delle impercettibili attività elettriche (10-n,12 ampere) della membrana cellulare, allargando così considerevolmente l'orizzonte di ricerca nell'ambito sia della fisiologia sia della patologia (v. nervoso, sistema: Neurofisiologia generale: Ioni e molecole, in questa Appendice). Questa scoperta ha valso ai due ricercatori il conferimento del premio Nobel per la medicina o la fisiologia nel 1991; N. ha applicato le nuove tecniche di ricerca allo studio dei problemi delle attività secretorie e dell'esocitosi.
Sakmann ha reso possibile il contatto degli strumenti di misurazione con la membrana cellulare, previa la dissoluzione delle sue strutture connettivali mediante un personale metodo enzimatico, privo di effetti indesiderati. N. ha allestito un dispositivo, rappresentato essenzialmente da una micropipetta di vetro connessa con un elettrodo, che, essendo dotata, a differenza di quelle precedentemente in uso, di una punta estremamente sottile (diametro attorno a 1 μm), limita il contatto con la membrana cellulare a un frammento (patch) di equivalenti dimensioni, isolandone contemporaneamente l'attività elettrica (che, essendo destata dal passaggio di un esiguo numero di ioni, altrimenti sarebbe sommersa da quella dell'intera membrana cellulare) grazie all'aderenza che si stabilisce tra il contorno del patch e il margine del foro della pipetta. La saldezza del contatto vetro-membrana, che sin dalle prime sperimentazioni (1976) aveva tratto un fattivo giovamento da un accorgimento assai semplice (quello dell'aspirazione attraverso la pipetta) attuato dallo stesso operatore, nel 1980, per effetto di una metodica e quanto mai severa selezione dei dispositivi allestiti, praticata dallo stesso N., ha raggiunto il massimo della saldezza e dell'irreversibilità, acquisendo il significato di un ''supercontatto'' (gigaseal). Tale condizione ha reso possibile l'adozione delle differenti tecniche di elettromisurazione, in tutte le loro varianti, mantenendo la continuità con la membrana cellulare o staccandone il frammento; talora, come nel caso del patch-clamp, con l'adozione di una denominazione propria, riflettente la situazione specifica (v. anche farmacologia: Farmacologia molecolare, in questa Appendice).
Fra i suoi contributi si ricordano: Single channel currents recorded from membrane of denervated frog muscles fibres, in collaborazione con B. Sakmann, in Nature, 260 (1976), pp. 709-802; Improved patch-clamp technique for high resolution current recording, in collaborazione con O. P. Hamil, A. Marty, B. Sakmann, F. I. Sigworth, in Pflügers Archiv, 391 (1981), pp. 85-100; La tecnica del patch-clamp, in collaborazione con B. Sakmann, in Le Scienze, 285 (1992).